religione

San Lorenzo e il diaconato

Antonio Tarallo
Pubblicato il 10-08-2021

Una figura più che mai attuale 

Agosto 258. E’ il tempo di persecuzioni cristiane nella Roma dell' imperatore Valeriano. Era stato lui, infatti, ad emanare un editto, secondo il quale tutti i vescovi, i presbiteri e i diaconi dovevano essere messi a morte. L' editto fu eseguito immediatamente a Roma. E’ Daciano ad essere il prefetto dell' Urbe. Sorpreso mentre celebrava l' eucaristia nelle catacombe di Pretestato, Papa Sisto II fu ucciso il 6 agosto, insieme a quattro dei suoi diaconi. Quattro giorni dopo, il 10 agosto, fu la volta di Lorenzo. Aveva all’epoca soli 33 anni.

Ma chi era Lorenzo? E che ruolo svolgeva nei primi secoli del Cristianesimo?
Era un ragazzo - soprattutto - vicino agli ultimi, agli emarginati, ai bisognosi. Questo suo amore per il Vangelo fu notato da Papa Sisto II che lo nominò Diacono della Chiesa. Lorenzo doveva sovrintendere all’amministrazione dei beni, accettare le offerte e custodirle, provvedere ai bisognosi, agli orfani e alle vedove. “Diacono”, una parola che nel panorama contemporaneo della Chiesa sta prendendo sempre più importanza. E ricordare Lorenzo, proprio oggi, nel 2021, sembra acquistare un senso ancora più profondo. E’ stato, infatti, lo stesso pontefice Francesco a soffermarsi - più volte - su questa delicata missione all’interno della Chiesa. Basterebbe ricordare le parole che il pontefice espresse proprio ai diaconi della Diocesi di Roma, lo scorso 19 giugno 2021:

“La Lumen gentium, dopo aver descritto la funzione dei presbiteri come partecipazione alla funzione sacerdotale di Cristo, illustra il ministero dei diaconi, «ai quali – dice – vengono imposte le mani non per il sacerdozio ma per il servizio». Questa differenza non è di poco conto. Il diaconato, che nella concezione precedente era ridotto a un ordine di passaggio verso il sacerdozio, riacquista così il suo posto e la sua specificità”.

Il servizio, dunque, verso gli ultimi. Un servizio che - sempre di più - sta riacquistando “il suo posto e la sua specificità”. Tutto ciò ci fa non poco riflettere. In un mondo che sembra quasi non accorgersi dell’altro - che è, poi, espressione dell’Altro per eccellenza, Cristo - guardare al servizio del diaconato con questo rinnovato interesse, riesce a porre la figura di San Lorenzo in una veste più vicina ai nostri giorni: Lorenzo era un ragazzo che - semplicemente - aveva sentito forte la chiamata al servizio, a prendersi cura - nella comunità ecclesiale - dei deboli. E, con incrollabile fede e speranza, rimase fedele al suo ministero fino alla morte. Il diaconato - avendo ben in mente le parole di Papa Francesco - nella figura così grandiosa di San Lorenzo, sembra davvero aver avuto l’esempio più profondo e fecondo: servizio e carità, in fondo, sono queste le parole più importanti per un diacono.

In questo discorso di aiuto alla Chiesa e di vicinanza agli ultimi, rientrano due episodi che ci vengono narrati - dalla tradizione - sul santo diacono. Si tramanda che all’Imperatore Valeriano che gli imponeva la consegna dei tesori della Chiesa, Lorenzo abbia portato davanti numerosi poveri ed ammalati ed abbia pronunciato la famosa frase: “Ecco i tesori della Chiesa”. Questo è il primo episodio.

Il secondo, invece, ci parla di Lorenzo che, dopo esser stato dato in custodia al centurione Ippolito, una volta imprigionato in una cella buia e umida, abbia incontrato un uomo, un certo Lucillo. L’uomo era privo di vista. Lorenzo lo confortò, incutendo in lui coraggio e speranza, fino a parlargli della dottrina di Cristo. Lo affascina e, servendosi di una polla d’acqua che sgorgava dal suolo, lo battezzò. Dopo il Battesimo Lucillo riebbe la vista.

Due storie che ci parlano di quanto fosse vivo in Lorenzo il ministero del diaconato. Due storie che rappresentano cosa voglia dire seguire Cristo ed essere suo “collaboratore”. E, Lorenzo, volle esserlo con tutto se stesso.

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