San Girolamo, il santo della Parola
Oggi si festeggia San Girolamo, il santo della Bibbia in latino
È il Santo che pose tutta la sua vasta erudizione a servizio della Sacra Scrittura. Nacque nel 331 a Stridone in' Dalmazia, da famiglia patrizia e cristiana. Giovane di natura irrequieta, venne a Roma per approfondire i suoi studi, la sua passione intellettuale. Cattolico praticante, si lasciò sedurre dallo studio dei classici pagani, per i quali nutriva grande venerazione. Viaggiò molto: visitò le Gallie, Costantinopoli, Antiochia, per approfondire sempre meglio i suoi studi. Da questi viaggi, apprese ed approfondì lo studio della lingua greca, latina, ebraica, il siriaco e il caldaico.
L'importanza di questo santo per la tradizione cattolica, è immensa. Possiamo ben dirlo. E, se volessimo sintetizzare la sua vita in poche parole, dovremmo scrivere, semplicemente: un intellettuale al servizio della Chiesa.
Dobbiamo a un pontefice in particolare, la sua cura per la Sacra Scrittura: Papa Damaso. Nel 382, Girolamo, infatti, accompagnando a Roma il vescovo Paolino di Antiochia, frequentò papa Damaso che lo incoraggiò in modo particolare perché si dedicasse all’attività biblica. Fu proprio a lui che Girolamo dedicò, nel 383, la traduzione delle due omelie di Origene sul "Cantico dei cantici" e, nel 384, iniziò le antiche versioni latine dei Vangeli e poi del Salterio (testo andato perduto). Quanto al Nuovo Testamento, tranne che per i Vangeli, Girolamo non ritornò più sulla sua revisione dal greco, toccò al suo discepolo Rufino il Siro mettere a punto la redazione divenuta poi la Vulgata, adottando e anche modulando i criteri del maestro. La Vulgata, più che un’edizione ufficiale della Bibbia curata da Girolamo, approvata e promulgata da papa Damaso, nacque libro dopo libro, dedicati di volta in volta a amici diversi.
Ma, anche se la Vulgata latina, è sicuramente la sua opera più famosa, è necessario comprendere quanto il suo lavoro "intellettuale" è stato prezioso per l'intera storia della Chiesa. Cerchiamo di fare una breve sintesi del suo lavoro di scrittore.
Nell’agosto del 385 egli lasciò definitivamente Roma, stabilendosi a Betlemme in un monastero. Gli anni 386- 393 segnarono una sua intensa attività letteraria soprattutto biblica. Produsse i commenti delle Lettere paoline a Filemone, ai Galati, agli Efesini e a Tito e, per l’Antico Testamento, il commento all’Ecclesiaste. Tradusse, come sussidi alla lettura delle Sacre Scritture: un’opera di Filone Alessandrino elaborata da Origene, il Liber hebraicorum nominum (Libro dei nomi ebraici), e il libro geografico dei luoghi biblici di Eusebio (il De locis, l’Onomasticon di Eusebio). Nel 391 iniziò a tradurre dall’ebraico l’Antico Testamento cominciando da Isaia. Nel 405 terminò il Pentateuco e il libro di Esther. Dopo scrisse il De viris illustribus, da considerarsi il primo manuale di patrologia, poi l’Adversus Iovinianum contro Gioviniano che avversava le scelte ascetiche. Il 393 fu una data particolare per Girolamo. Da quell’anno, sotto la spinta di Epifanio di Salamina, di cui tradusse la lettera che muoveva accuse a Origene (395), ruppe con Origene e con quanti lo difendevano, vale a dire il suo amico Rufino, il nascente movimento pelagiano, i monaci delle Gallie che, tramite Cassiano, s’ispiravano a Origene.
Prolifico scrittore, fine letterato, erudita profondo. Questo, in sintesi, San Girolamo. Il santo delle lettere, così potremmo definirlo.
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