Le donne nel Cristianesimo: Monica la madre santa
Molte madri nel Cristianesimo hanno accompagnato il cammino spirituale dei propri figli
Donne e santità, un capitolo sempre attuale nella storia della Chiesa. Tante figure femminili, infatti, hanno rappresentato - per la loro biografia e per il loro carisma - importanti pagine del Cristianesimo, fin dai suoi albori. Donne che con la loro tenacia hanno realizzato “grandi cose dell’Onnipotente”, tanto per citare il Magnificat di Maria. Ed è proprio a lei, alla Vergine, che queste donne si sono ispirate. Il rapporto con la Madre di Gesù, la Donna per eccellenza, infatti, ha creato - sempre - nelle loro vite un “termine di paragone”, un exemplum da perseguire e seguire per l’intera loro esistenza. Maria è soprattutto madre, è soprattutto colei che ha accompagnato la missione a cui era stato chiamato il Figlio, Gesù. E lei ad essere stata l’incipit di una serie di madri che si sono messe accanto i propri figli, condividendo le loro paure, le loro speranze, le loro preoccupazioni, i loro successi e insuccessi. Hanno alimentato - con l’amore che solo una madre può dare - la loro fede in Dio, anche nei momenti più bui o in quelli difficili. Hanno alimentato il loro desiderio di Verità.
Così ha fatto Santa Monica, con il figlio Sant’Agostino. E’ difficile separare le due figure di santità. Sembrano essere collegate e legate assieme. Tanto che le loro feste - nel calendario liturgico - non a caso, si susseguono: così da avere una sorta di continuità, un legame che nel Paradiso ancora - anzi, ancor più forte - dura. Poche altre figure nella storia del Cristianesimo riescono a incarnare il carisma femminile come santa Monica. In questa donna, infatti, vissuta in gran parte nell'ombra del figlio, troviamo la mitezza e la dolcezza, ma anche una straordinaria forza d'animo. Un vecchio proverbio dice: “Di mamma ce n'e una sola”. Proverbio quanto mai, vero. L’importanza delle madri nelle vite dei santi rappresentato un punto di vista alquanto inesplorato, eppure - bisogna dirlo - proprio le mamme hanno rappresentato - da sempre - una sorta di “ponte” tra un “prima e un dopo”. Basterebbe citare la “nostra” donna Pica di frate Francesco, ad esempio. Donna che ha compreso subito il figlio e lo ha appoggiato, in una certa misura, nei momenti di profondo sconforto del santo, quando ancora la sua strada non risultava ben delineata da Dio.
La storia dei santi è davvero colma di episodi di rapporti tra madre e figli. Basterebbe pensare alla regina Elena, la madre di Costantino che tanto ha avuto “voce in capitolo” nella biografia del figlio: questo è un altro illustre esempio. Sarà, in fondo, la stessa Elena a ritrovare - secondo tradizione - le reliquie della Croce. E, il figlio Costantino, è stato uno degli imperatori romani che più di altri ha contribuito alla diffusione del Cristianesimo: il famoso “editto di Costantino” può dirci tanto, in merito.
Facciamo un salto d’epoca, abissale: Maria Giuseppa Di Nunzio Forgione. Se il suo nome è ignoto ai più, il mondo dei devoti di Padre Pio la ricorderà bene: Maria Forgione, la madre del futuro santo di Pietrelcina. Nata il 28 marzo 1859 a Pietrelcina, in provincia di Benevento, ebbe una vita modesta e silenziosa, ma ricca di fede e di forza di volontà. Un'esistenza difficile tra la famiglia da accudire ed il duro lavoro nei campi. Chiesa, casa e campagna. In umiltà e silenzio. Una vita da terziaria francescana che sicuramente avrà influito sulla vita del figlio Pio.
E veniamo, ora, alla storia di Monica e Agostino, una madre e un figlio. Gli episodi della vita di Monica non possono che essere strettamente connessi a quelli di Agostino. Monica nell’ombra, nella stanza della preghiera, invocherà Dio - incessantemente - per il cambiamento di vita del figlio. Agostino non ne vuole sapere di Dio, vive nei piaceri smodati della vita. Vuole fuggire dalla Verità, ma sarà - poi - la stessa Verità a raggiungerlo e a conquistarlo. E’ un continuo pellegrinare. E, questo cammino, vede la madre Monica - silenziosa e presente - sempre protagonista. La Verità e Monica sono lì, a inseguirlo, fino a quando sarà la città di Milano a vedere la conversione del santo avvocato Agostino. Infatti, nel 385, Monica lo raggiunge a Milano, dove - nel frattempo - il giovane si era trasferito per ricoprire la cattedra di retorica. In questa città, Monica, ebbe finalmente la consolazione di vederlo frequentare la scuola di Sant’Ambrogio, vescovo di Milano e, successivamente, di vederlo prepararsi al battesimo. Il vescovo di Tagaste - in fondo - lo aveva predetto: “È impossibile che un figlio di tante lagrime vada perduto”. E fu proprio così. Agostino non “andò perduto”. Anzi, divenne una delle voci più influenti del Cristianesimo. Le lacrime e le preghiere di Monica avevano raggiunto Dio.
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