religione

La storia del Rosario

Antonio Tarallo Ansa - WAEL HAMZEH
Pubblicato il 06-05-2020

Dalla recita dei salmi alla formulazione del Rosario, così come lo recitiamo oggi

“La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale. È nel suo grembo che si è plasmato, prendendo da Lei anche un'umana somiglianza che evoca un'intimità spirituale certo ancora più grande”. Queste, le parole che condensano la forza spirituale del Rosario: contemplare Cristo, attraverso lo sguardo della madre, Maria. Le troviamo scritte nella lettera apostolica di Giovanni Paolo II, dal titolo “Rosarium Virginis Mariae” (2002).

Dedicati al Rosario, si contano - dal 1478 ad oggi - oltre 200 documenti pontifici. L’interesse della Chiesa verso questa antichissima preghiera denota l’importanza che essa ricopre nel popolo dei fedeli, nella intera Chiesa. Ma qual’è l’origine del Rosario? Perchè ha ricoperto un ruolo così importante, da sempre? Cominciamo con l’esaminare che all'origine di questa antica preghiera, vi sono i 150 salmi di Davide che - solitamente - venivano recitati, a memoria, nei monasteri.

Se chiudiamo gli occhi, e immaginiamo le antiche mura dei monasteri (soprattutto cistercensi), possiamo - quasi - ancora udire la scansione - “a cantilena” - dei famosi versi: “Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti…”; oppure, “Perché le genti sono in tumulto e i popoli cospirano invano.

Insorgono i re della terra e i prìncipi congiurano insieme contro il Signore e il suo consacrato...” e tanti, tanti altri. Col passare del tempo, si comprese la difficoltà (oggettiva, tra l’altro) di imparare a memoria tutti questi versetti, e così verso l'850, un monaco irlandese suggerì di recitare al posto dei salmi 150 Padre Nostro. Per contare le preghiere i fedeli avevano vari metodi, tra cui quello di portare con sé 150 sassolini, ma ben presto si passò all'uso delle cordicelle con 50 o 150 nodi. Poco tempo dopo, come forma ripetitiva, si iniziò ad utilizzare anche il Saluto dell'Angelo a Maria, che costituiva allora la prima parte dell'Ave Maria. Nel XIII secolo, sempre i monaci cistercensi svilupparono una nuova forma di preghiera che chiamarono rosario, comparandola ad una corona di rose mistiche donate alla Madonna.

A questa devozione di orazioni, si aggiunse - tra l’altro - l’usanza di mettere una vera e propria corona di rose sulle statue della Vergine: queste rose assumevano - appunto - il simbolo delle preghiere più “belle” e “profumate” rivolte a Maria. Questa devozione fu resa popolare dal fondatore dell’Ordine domenicano, San Domenico, che nel 1214 ricevette il primo rosario (l’oggetto così come lo intendiamo noi) dalla Vergine Maria come strumento per l'aiuto dei cristiani contro le eresie.

Fu nel XIII secolo che si svilupparono i cosiddetti “Misteri”: numerosi teologi avevano già da tempo considerato che i 150 Salmi erano velate profezie sulla vita di Gesù. Dallo studio dei Salmi si arrivò ben presto alla elaborazione dei salteri di Gesù Cristo, nonché alle lodi dedicate a Maria. Si svilupparono, così, ben quattro diversi salteri: 150 Padre Nostro, 150 Saluti Angelici, 150 lodi a Gesù, e - infine - 150 lodi a Maria.

Il rosario cominciava a “prendere forma” pian piano. Solo verso il 1350 si arrivò alla compiutezza dell'Ave Maria così come la conosciamo oggi: al saluto dell’angelo dell’Annunciazione a Maria, si aggiunse un’altra parte di preghiera, a completamento: “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen”. All'inizio del XIV secolo i cistercensi, completarono questa “nuova preghiera” con l’inserimento di alcune “clausole” dopo il nome di Gesù: l’intento di contemplare Gesù, attraverso questa preghiera dedicata a Maria, si sviluppava sempre più. Verso la metà del XIV secolo, Enrico Kalkar, un monaco della certosa di Colonia, introdusse prima di ogni decina alla Madonna, il Padre Nostro.

Mentre, all'inizio del 1400, fu Domenico Hélion di Trèves, a sviluppare un rosario in cui il nome di Gesù comparve in 50 “clausole” che ripercorrevano la vita di Gesù. Sempre grazie a Domenico il Prussiano, abbiamo, successivamente - siamo intorno al 1435-1445 - la prima struttura che meglio si avvicina a quella che conosciamo oggi: le 150 clausole vengono divise in tre sezioni corrispondenti ai Vangeli dell'infanzia di Cristo, della vita pubblica, e della Passione-Risurrezione. Nel 1470, troviamo un ulteriore trasformazione: il domenicano Alain de la Roche, crea la prima “Confraternita del Rosario” facendo diffondere rapidamente questa forma di preghiera: riduce a 15 i Misteri, e li suddivide in gaudiosi, dolorosi, e gloriosi.

Sarà Papa Giovanni Paolo II a introdurre i misteri luminosi sulla vita pubblica di Gesù.

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