La statua di San Francesco in San Giovanni in Laterano
La storia del gruppo scultoreo con San Francesco protagonista davanti la famosa basilica romana
Tutto nasce da un sogno. Nel 1210, Papa Innocenzo III, uno dei più importanti pontefici del Medioevo, sognò proprio san Francesco d’Assisi mentre sosteneva una pericolante basilica. Era quella romana di San Giovanni in Laterano. Un evento immortalato da Giotto nel celebre affresco intitolato “Il sogno di Innocenzo III”. E proprio a Roma, davanti la famosa basilica, si erge imponente, un gruppo scultoreo davvero particolare che vede protagonista il Poverello di Assisi. “Francesco è il più alto e più avanti degli altri, alza le braccia e la testa verso il cielo in atto di commossa invocazione, quasi a reggere l’imponente Basilica papale” così commentava quest’opera il pittore Corrado Mezzana.
Ma quando venne inaugurato simile monumento? Ripercorriamo la sua storia. Nel 1926, in occasione del settimo centenario della morte del Poverello di Assisi, venne incaricato del progetto lo scultore Giuseppe Tonnini (1875-1954), artista che aveva già collaborato alla realizzazione del monumento a Vittorio Emanuele II. Particolarmente significativo il luogo prescelto per la collocazione del complesso scultoreo anche per i riferimenti alla vita del santo e a quel celebre episodio del 1209, raccontato da San Bonaventura nella sua Leggenda Maggiore. Leggiamo, allora, cosa ci dice la fonte di San Bonaventura di quel famoso episodio:
“Quando giunse presso la curia romana, venne condotto alla presenza del sommo Pontefice. Il Vicario di Cristo, che si trovava nel palazzo lateranense e stava camminando nel luogo chiamato Speculum, immerso in profondi pensieri, cacciò via con sdegno, come un importuno, il servitore di Cristo. Questi umilmente se ne uscì. Ma la notte successiva il Pontefice ebbe da Dio una rivelazione.Vedeva ai suoi piedi una palma, che cresceva a poco a poco fino a diventare un albero bellissimo. Mentre il Vicario di Cristo si chiedeva, meravigliato, che cosa volesse indicare tale visione, la luce divina gli impresse nella mente l’idea che la palma rappresentava quel povero, che egli il giorno prima aveva scacciato”.
L’opera è davvero imponente e la sua collocazione nella maestosa piazza ci lascia senza fiato. Chiunque faccia visita alla famosa basilica romana, non può non rimanerne affascinato. Quel grandioso Francesco, con quelle mani rivolte verso l’alto, dona a tutto il gruppo scultoreo una grande carica emotiva, un forte pathos che ci trasporta verso quella che sarà poi la missione del poverello di Assisi. Infatti - continua il racconto di San Bonaventura - “In sogno vedeva che la Basilica del Laterano ormai stava per rovinare e che, un uomo poverello, piccolo e di aspetto spregevole, la sosteneva, mettendoci sotto le spalle, perché non cadesse. Veramente – concluse il Pontefice – questi è colui che con la sua opera e la sua dottrina sosterrà la Chiesa di Cristo”.
Davanti a noi si presenta un’immagine che ha tutta l’aria di ricordare una vera e propria scena teatrale. Anche se di scultura si tratta, i gesti degli “attori” sembrano in movimento. Un movimento però del tutto così etero e - al contempo - così umano, drammatico alquanto. Sembra un fermo-immagine, come si suole dire. Sotto Francesco sono collocati altri frati, tutti dagli sguardi attoniti. Sulla base del monumento troviamo un’iscrizione, una dedica che allude anche ai versi danteschi dell’XI Canto del Paradiso. Questa, l’iscrizione: “A SAN FRANCESCO DI ASSISI / ROMA – L’ITALIA – IL MONDO / MCCXXVI MCMXXVI”. E poi, ecco, iscritti i versi di Dante: “O IGNOTA RICCHEZZA O BEN VERACE / SCALZASI EGIDIO, SCALZASI SILVESTRO / DIETRO ALLO SPOSO SI LA SPOSA PIACE”.
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