Incontro alla Grande Moschea di Roma tra Islam e Cristianesimo
Tutti fratelli
Un incontro ai piedi di una palma, di datteri freschi, dissetanti, in una giornata rovente romana. Un incontro che rimarrà nella storia della comunità islamica di Roma e di quella francescana. Momenti come questi servono a dare speranza e ristoro da tutto ciò che, purtroppo, ci sta circondando in questi giorni: guerre, atroci dolori e odio, sono alle porte, vicino a noi. E, invece, nel pomeriggio del 27 giugno, nella Grande Moschea di Roma, sembra davvero che la fratellanza, la pace e l’amore tra i popoli siano possibili. Non utopia, ma qualcosa di tangibile e visibile, in cui è possibile credere e sperare. Un incontro nel segno di San Francesco d’Assisi e del suo messaggio di fratellanza; nel segno del Corano, libro d’amore, soprattutto. E così, l’imponente e istoriata porta della Moschea di Roma si apre e la soglia viene oltrepassata, a piedi nudi, da francescani e mussulmani insieme: l’incontro di San Francesco con il sultano Malik al-Kamil si ripete, ancora una volta, ancora oggi.
Presenti all’evento dal titolo “I datteri di Maria”: il “padrone di casa”, Nader Akkad, Imam della Moschea e Copresidente-fondatore della CMMC; il Segretario Generale del Centro Islamico Culturale d’Italia - Grande Moschea di Roma, Abdellah Redouane; Rajae Naji El Mekkaoui, Ambasciatrice del Marocco presso la Santa Sede; padre Massimo Fusarelli, Ministro Generale dei Frati Minori; padre Stefano Cecchin, Presidente della Pontificia Academia Mariana Internationalis e della Commissione Mariana Musulmano Cristiana - CMMC; padre Agustin Hernandez, Rettore della Pontificia Università Antonianum-PUA.
Il tema della fratellanza è stato al centro dell’incontro, assieme a riflessioni e considerazioni sulla possibilità di avere in Maria, un “luogo”, uno spazio in cui è possibile convergere e incontrarsi nel rispetto delle proprie convinzioni religiose: quei piedi nudi che hanno oltrepassato la porta della Grande Moschea di Roma, sono forse il simbolo-metafora che solo se ci si spoglia del proprio “io” è possibile costruire il “noi” della grande famiglia umana; i piedi nudi, simbolo di umiltà; e, la donna per eccellenza che ha dimostrato proprio questa umiltà, è Maria.
Nadder Akkad, Imam della Moschea, nel suo intervento ha ricordato come dall’incontro storico tra San Francesco e il sultano Malik al-Kamil sia nata una fraternità “che con Papa Francesco riesce a costruire una profonda amicizia” fra le due religioni; inoltre, ha dichiarato che “ciò che ci unisce è anche una figura, una madre per tutti noi, che riesce a mettere assieme i fratelli: Maria”. E proprio con un versetto del Corano che ricorda Maria si è aperto il convegno: l’Imam lo recita, con intensità, con rispetto profondo; intona il canto, e - così - le note sembrano inondare la sala; il manto di Maria si stende su tutti.
Il Segretario Generale del Centro Islamico Culturale d’Italia - Grande Moschea di Roma, Abdellah Redouane, ha salutato l’uditorio con un “la pace su di voi”, che tanto ricorda il francescano “il Signore ti dia pace”: la fratellanza in un saluto, primo momento di contatto fra due uomini. Inoltre, nel suo intervento, ha ricordato l’accordo del 12 maggio 2020 scorso, firmato dal Centro Islamico e la Pontificia Academia Mariana Internationalis che vede nella figura della Madre di Gesù “il punto di partenza di una riflessione teologica che si arricchisce grazie al contributo di entrambi espressioni del monoteismo abramitico”.
Il Generale dei Frati Minori, padre Massimo Fusarelli, ha focalizzato l’attenzione sullo storico incontro avvenuto 800 anni fa, leggendo alcuni brani della Leggenda maggiore, sottolineando come San Francesco sia stato “mosso dall’ardore” - parole di San Bonaventura da Bagnoregio - e dunque dall’amore” che è “spinta necessaria per andare incontro all’altro”.
Il Magnifico Rettore dell’Antonianum, padre Hernandez, rifacendosi alla Lettera enciclica “Laudato si” di Papa Francesco, ha voluto ricordare le parole del Pontefice: “E’ nostra umile convinzione che il divino e l’umano si incontrino nel più piccolo dettaglio della veste senza cuciture della creazione di Dio, persino nell’ultimo granello di polvere del nostro pianeta”. E pensando proprio a San Francesco ha ricordato come “la tunica è fatta di tanti fili, ogni filo si rende necessario e utile per la tunica, ognuno di noi, è chiamato a collaborare per realizzare un progetto comune”.
Il Presidente della Pontificia Academia Mariana Internationalis, padre Cecchin, ha voluto ricordare che “nella storia francescana, specialmente quella dell'Immacolata Concezione, sono stati sempre ricordati i mussulmani”. Una storia che oggi viene ricordata e impreziosita grazie ai corsi online dell’Academia Mariana sulla figura di Maria come ponte tra le due religioni; corsi che hanno visto ben 400 iscritti da tutto il mondo e che hanno permesso di scoprire i diversi punti in comune tra le due religioni.
Hanno impreziosito la giornata gli interventi del Prof. Luca Bianchi, Vice-Rettore PUA e Titolare della Cattedra di spiritualità e dialogo interreligioso Mons. Luigi Padovese; Layla Mustapha Ammar, Islamologa libanese e CMMC; il Prof. Giuseppe Buffon, Decano della Facoltà di Teologia della PUA; Rosanna Maryam Sirignano, Docente di lingua araba e studi islamici, CMMC; Daniela del Gaudio, Docente al Seraphicum e Consigliera PAMI; il Prof. Francesco Zecca, Responsabile progetto Oikos e coordinatore GPIC Frati Minori Italia e Albania - CMMC.
I datteri e Maria; San Francesco e il sultano dell’Egitto; l’Islam si incontra con il Cristianesimo: la pace, l’amore, è possibile; così come è possibile costruire un mondo
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