religione

Il Tau segno di Croce e di Resurrezione

Antonio Tarallo redazione
Pubblicato il 24-02-2023

Non solo un “oggetto” da portare al collo

Si entra ad Assisi nella piccola stazione ferroviaria dall’architettura degli inizi ‘900. Pellegrini e turisti scendono dal treno e si dirigono verso il piazzale antistante l’ingresso della piccola stazione: nutrono nel cuore il desiderio di dirigersi alla basilica papale. Alcuni vogliono dirigersi lì per una preghiera, o per ammirare gli affreschi del Giotto della basilica superiore. Alcuni passeranno un giorno nella città di Francesco; altri solo poche ore; altri ancora magari anche qualche giorno. Le strade sono diverse e si dividono, ma quasi tutti - se non tutti - difficilmente lasciano la terra d’Assisi senza avere al collo un simbolo, un segno, dell’essere stati nella città del Poverello: quel simbolo è il Tau.

Segno di Redenzione e Salvezza, di Croce e Resurrezione, il Tau. Ha forma di T, in grassetto, dai contorni rotondi. Non è solo un “oggetto” che portiamo al collo per devozione o per moda. E’ qualcosa di più, è un qualcosa di più profondo, intimo. Sicuramente fa parte di quello che potrebbe definirsi “corredo francescano”, ma dietro a questo simbolo vi sono tante storie che dalla Storia della Sacra Scrittura nascono. Ma qual è il significato della croce a forma di Tau? Perché il periodo della Quaresima è il momento giusto per contemplare il Tau? Per riflettere sul Tau?

Cominciamo questo viaggio con il cercare le sue più antiche origini. Questo simbolo viene descritto già nell’Antico Testamento. In un passo del libro del profeta Ezechiele si esorta il popolo di Israele a restare fedele a Dio fino alla fine per essere riconosciuto, per mezzo del sigillo sacro del Tau posto sulla fronte di ogni fedele, come popolo scelto da Dio fino alla fine della vita terrena. I primi cristiani iniziarono ad utilizzare questa lettera per due motivi. Il primo è questo: trattandosi dell’ultima lettera dell’alfabeto ebraico, era considerata come una profezia dell’ultimo giorno dei tempi. Per questo motivo, rivestiva un ruolo molto simile a quello della lettera greca Omega. L’Apocalisse ci dice: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente dal fonte dell’acqua della vita… Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine”. In secondo luogo, i cristiani adottarono il simbolo del Tau perché la sua forma era molto simile a quella della croce sulla quale Cristo si immolò per la salvezza del mondo. Poi ci furono le prime comunità cristiane che collegarono subito la sua forma a quella della Croce di Cristo.

“Con tale sigillo, san Francesco si firmava ogniqualvolta o per necessità o per spirito di carità, inviava qualche sua lettera” (FF 980). “Con esso dava inizio alle sue azioni” (FF 1347). Queste due frasi colte dalle fonti francescane ci fanno comprendere quanto per lo stesso san Francesco d’Assisi fosse importante tale simbolo. E’ nell’immaginario di tutti il legame fra il santo e questo simbolo. E’ storia conosciuta il fatto che Francesco cominciò a predicare la penitenza e la conversione, contrassegnando con un Tau la fronte di coloro che lo avvicinavano. Possediamo, inoltre, lettere di san Francesco contrassegnate con il Tau alla fine, a mo’ di firma. Nel convento di Fonte Colombo - vicino Rieti - troviamo lo stesso simbolo dipinto sulle pareti delle celle dei primi compagni.

Un amore profondo, dunque, del santo d’Assisi per questo simbolo. Fa riflettere molto tutto ciò perché, in fondo, riesce a fornirci uno spaccato del suo animo. Ma, proprio in questo tempo di Quaresima, una riflessione generale su questo simbolo francescano è necessaria, forse. Quaresima, tempo di penitenza, tempo di preparazione per la Pasqua di Resurrezione che per ogni cristiano vuol dire salvezza dal peccato, dalla morte. Morire e risorgere nella luce di Cristo: Francesco, con la sua vita, ci ha insegnato proprio come vivere questo simbolo, “signum” di contraddizione, d’amore soprattutto. Ma c’è anche altro: soffermiamoci - per un attimo - su quel gesto che compie il santo d’Assisi: nel predicare penitenza e conversione contrassegna i suoi compagni con il Tau. Ciò che possiamo imparare da quel semplice gesto è che anche noi possiamo essere portatori di quel simbolo, non solo indossandolo al collo (questo è solo l’aspetto esteriore, se non estetico), ma parlando ed evangelizzando come san Francesco ci ha insegnato: con le opere e con le parole.

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