Giovanni Paolo II, l'angelo bianco
In una favola ripercorriamo la vita del santo a sedici anni dalla sua scomparsa
L’angelo bianco stese le sue ali d’oro e d’inargentato riflesso, guardando il Mondo dalla sua altezza, lì sopra le nuvole, lì sopra il sole, lì vicino al cuore dell’Infinito. Quante volte lo aveva visto dalla pianura della circonferenza terrestre! Ma sempre volgendo lo sguardo verso le montagne, le alture, le bianche innevate vette. E là, sopra queste, osservando il Creato e contemplando l’Uomo, lì in quel luogo dell’anima, l’angelo – quando aveva ancora parvenza umana – amava nuotare in acque profonde: l’abisso del cuore.
“Come potremmo vivere il nostro battesimo senza contemplare Maria, la benedetta fra le donne, così accogliente del dono di Dio? Cristo ce l’ha data per madre. L’ha data per madre alla Chiesa. Ogni cattolico spontaneamente si consacra a Lei per meglio consacrarsi al Signore” (Angelus a Le Bourget, 1 giugno 1988). L’angelo e la Donna, bella e soave. A Lei, a Lei soltanto un Amore tutto particolare. Incomprensibile, quasi. Non raccontabile. Molte volte, più bello è il Mistero discreto. L’angelo apriva, con il suo fare maestoso e sincero, il mantello per nascondere dalle atrocità i bambini e i loro giochi. Li affidava così alla Mamma dal celeste manto. Con lei, in perenne dialogo, forgiava pagine di preghiere. Le scriveva nel silente dialogo dell’anima che già volava verso il viso della Donna, carezze e candidi baci di bambino sulla rosea guancia della Mamma.
“Voi volete gridare a tutti la vostra gioia per il dono che il Padre ci ha fatto inviandoci suo Figlio Gesù affinché divenisse nostro fratello. Testimoniate al mondo che, accogliendo Gesù in mezzo a noi, è possibile fare dell'umanità una grande famiglia”. (Giubileo per i bambini, 2 gennaio 2000)Apriva, con il suo fare maestoso e sincero, il mantello per nascondere dalle atrocità, i bambini e i loro giochi. Li nascondeva sotto la mantella, sotto il rosso acceso di una stoffa che era per loro allegrezza, una casa degna. Il sorriso e gli occhi sorridevano alquanto, e il Cristo, fratello, lo seguiva accanto. L’angelo bianco amava giocare a “uno due tre...stella!”. Bella la loro compagnia che era per lui dolce fierezza.
“Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa!” (Omelia per la Messa di inizio pontificato, 22 ottobre 1978) Appena investito della missione, volle gridare forte l’incitamento ispirato, lo volle gridare al Mondo intero e ancora oggi quell’angelo bianco lo grida con amore, con mitezza, nel sincero accorato appello di vivere e costruire un Mondo più giusto, più bello, più vero. L’angelo bianco anche se adesso tace non smette di vincere la battaglia con quell’eco che risuona in ogni momento. E quell’eco è forte, anche se l’angelo, dorme...dorme...dorme... Dorme. In luminoso silenzio.
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