opinioni

Zanotelli: Dieci anni per cambiare rotta

Andrea Cova Ciro Fusco - Ansa
Pubblicato il 27-12-2021

Il Pianeta sta affrontando un gravissimo stress ecologico

Dieci anni. La data ultima è il 2030, dopo di che pagheremo in maniera definitiva i ritardi nel modificare i nostri stili di vita. Tanti i fattori che contribuiscono alla grave crisi ecologica che stiamo vivendo: i combustibili fossili, gli armamenti, gli interessi economici e i governi poco attivi. Abbiamo parlato con padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, molto attivo nella difesa dell’ambiente e dei diritti, di Cop26, “oro blu” e le tante promesse disattese.

 

Alla luce dei risultati della Cop26, la transizione ecologica, secondo te, è una chimera?

Il problema della Cop26, che ho seguito con attenzione essendo l’ambiente un tema che mi sta molto a cuore, è che alla fine non abbiamo ottenuto quasi nulla inquinando in una maniera esagerata, basti pensare a tutti i jet che si sono alzati in volo per ogni leader che ha partecipato al summit. Cosa abbiamo raggiunto? Poco, molto poco. Si sono limitati a confermare gli accordi di Parigi. Davanti al baratro in cui siamo la politica non è capace di fare un salto in avanti. I governi decidono pochissimo, chi lo fa realmente è la finanza, che vuole ancora guadagnare sul petrolio e sul carbone.

Da qui la decisione dei partecipanti di non ridurre drasticamente l’utilizzo dei combustibili fossili?

Ma certo! Nessuna transizione ecologica si può fare in questa maniera. Ripeto: siamo davanti ad un enorme baratro. Il Pianeta non ci sopporta più e i tempi che abbiamo sono molto limitati. Gli scienziati ci danno altri dieci anni di tempo, dopo di che dobbiamo uscir fuori – almeno in buona parte – dal carbone e dal petrolio. Il 2030 è il termine finale. Le grandi compagnie petrolifere stanno continuando a scavare, ovunque. Sono incredibili gli investimenti che vengono continuamente impiegati per il petrolio e per il gas. Non c’è la volontà di cambiare, il problema è questo.

Siamo tutti sordi all’appello del mondo scientifico?

L’unico è papa Francesco. Bergoglio prima di essere pontefice è un “profeta”: l'enciclica Laudato si’ è un testo eccezionale, ma non sta passando abbastanza nelle comunità cristiane… non ci siamo! Questo è il problema! Abbiamo un Papa che ci ha indicato una strada basata proprio sulla nostra fede. Noi crediamo nel Dio della vita che ci ha regalato questo bellissimo Pianeta. È possibile che come cristiani non sentiamo l’impegno per l’ambiente come parte della nostra vocazione? Parliamo di economia, di politica, magari attacchiamo il Papa perché parla troppo di questi argomenti. Lo vogliamo capire che è una questione di vita o di morte?

Perché, secondo te, oltre i governi anche noi cittadini non riusciamo a comprendere la gravità della situazione e la necessità di un comportamento migliore?

Il 10% della popolazione mondiale – anche noi facciamo parte – consuma il 90% dei beni prodotti sulla Terra: il nostro stile di vita pesa enormemente e possiamo permettercelo perché siamo armati fino ai denti, facciamo guerre e le armi pesano altrettanto sull’ecosistema; di questo si è parlato pochissimo alla Cop26. Basterebbe valutare tutti viaggi che fanno gli aerei militari per renderci conto quanto le armi e gli eserciti siano dannosi all’ecosistema che sta saltando. 

Hai parlato di guerre. Per molto tempo il controllo dei combustibili fossili è stato motivo di conflitti. Spesso scrivi e parli di “oro blu” sostenendo che le prossime guerre saranno per il controllo dell’acqua…

Esatto. I dati diffusi dal World Resources Institute ci dicono che entro il 2040 l’Italia sarà in stress idrico molto critico, avremo meno del 50% di disponibilità di acqua. Gli stessi studi evidenziano che entro il 2025 tre miliardi e mezzo di persone potrebbero sperimentare scarsità di acqua. Anche l’ONU ha lanciato l’allarme secondo cui da oggi al 2030 l’uomo potrà usufruire solo del 60% dell’acqua di cui ha necessità per vivere. Sono cifre sconvolgenti! L’acqua sta scarseggiando a causa del surriscaldamento climatico – la Cop26 non ne ha parlato – e se la finanza non potrà più fare guadagni sul petrolio, li farà sull’acqua! Senza petrolio posso vivere, senza acqua no. In futuro chi avrà soldi vivrà, potrà comprarsi l’acqua, chi non ne ha morirà. Se oggi abbiamo trenta milioni di persone che muoiono di fame, domani avremo cento milioni di individui che muoiono di sete. Il problema lo vediamo anche in Italia. Dieci anni dopo il referendum – che ha sancito con oltre il 90% dei voti che l’acqua deve uscire dal mercato e non si può fare profitto su questo bene  –, con otto governi che si sono succeduti, nessuno ha avuto la volontà di trasformare in legge il volere popolare. Qui torna il problema: i governi contano sempre meno, su di loro pesano i soldi, gli interessi e le grandi multinazionali. Non possiamo permetterci il lusso di stancarci nella difesa di sorella acqua che è la madre di tutta la vita sul nostro Pianeta. Ecco perché papa Francesco parla di questo bene comune come “diritto alla vita”.

Parlando di centinaia di milioni di persone che moriranno di sete, non possiamo non considerare che la questione solleverà inevitabilmente migrazioni… è un circolo vizioso. 

Bisogna fare subito qualcosa. L’urgenza è quella che fa più male: gli scienziati sono chiari nel darci una scadenza e la Cop26 ha concluso quasi niente. Siamo rimasti ancora all'accordo di Parigi che non è mai stato osservato, anche da chi lo ha sottoscritto, senza considerare chi non lo ha fatto. L’Africa è davanti ad un disastro ecologico pauroso, tutta la zona dall’Eritrea al Senegal si sta desertificando sempre più velocemente ed è chiaro che presto quelle zone dovranno essere abbandonate da chi le abita. Bisogna agire con forza! Uno dei movimenti più incisivi è Extinction Rebellion (Ribellarsi all’estinzione): sono ragazzi che, in maniera non violenta, premono sui parlamenti e sui politici che devono prendere questo problema molto seriamente!  (Rivista San Francesco - clicca qui per scoprire come abbonarti)

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