Proteggiamo ogni forma di vita
Nata a Bruxelles nel 1903, e autrice di numerosi romanzi (come le Memorie d’Adriano che ne hanno consacrato la fama in tutto il mondo), Marguerite Yourcenar è rimasta nel cuore dei lettori anche per il suo amore incondizionato verso gli animali, di cui ha voluto lasciare testimonianza nell’intervista raccolta negli anni ottanta dallo scrittore francese Matthieu Galey e tuttora contenuta nelle pagine del libro Ad occhi aperti.
Durante l’intensa conversazione tra i due, l’autrice ha rilasciato parole ricche di significato che vale la pena di riportare qui integralmente: «È già un grande arricchimento accorgersi che la vita non è contenuta soltanto nella forma in cui noi siamo abituati a vivere, che si possono avere delle ali al posto delle braccia, degli occhi otticamente meglio dei nostri, delle branchie invece dei polmoni. Poi, c’è il mistero delle migrazioni e delle comunicazioni animali, la genialità di certe specie (il cervello del delfino che è uguale al nostro ma capta certamente, del mondo, un’immagine diversa da quella che ce ne facciamo noi), il modo in cui l’animale si è adattato, nel corso di milioni di secoli, ad ambienti naturali in perpetuo mutamento, e ancora si adatta, o rifiuta di farlo e muore, a un mondo che noi abbiamo guastato. Inoltre, c’è sempre, per me, quell’aspetto sconvolgente dell’animale che non possiede niente, tranne la propria vita che così spesso gli prendiamo. C’è quell’immensa libertà dell’animale, chiuso sì nei limiti della sua specie, ma che vive esclusivamente la sua realtà di essere, senza tutto il falso che noi aggiungiamo alla sensazione di esistere. Per questo la sofferenza degli animali mi commuove tanto. Come la sofferenza dei bambini: vi sento l’orrore del tutto particolare del coinvolgere nei nostri errori, nelle nostre follie, degli esseri che ne sono totalmente innocenti».
D’Altronde, è ancora la scrittrice a sostenerlo, quando accade una qualche sciagura è sempre possibile, nei limiti almeno, azionare la propria ragione per porvi rimedio o perché si prenda contezza di ciò che nel bene o nel male s’è commesso. Un animale, o un bambino, che vivono in uno stato di innocenza, non sono invece in grado di comprendere le ragioni che inducono l’uomo ad esercitare su di loro gesti violenti o di insensata crudeltà, il perché si cagioni nell’uno come pure nell’altro sopraffazioni fisiche e psico-fisiche di una certa dimensione. Non sanno difendersi.
Ogni volta che l’uomo agisce in questo modo, commette, come ha spesso sostenuto Marguerite Yourcenar, un crimine, un delitto verso l’universo. La scrittrice ha dato prova di una sensibilità di matrice francescana, poiché fondendo gli elementi naturali – aria, acqua, fuoco e terra – con il divino, lascia sprigionare un sentimento di lode dinnanzi al miracolo della natura che tutti gli uomini hanno il dovere morale di custodire e proteggere. L’albero per esempio è «una fiamma verde» che nel camino si trasforma in «fiamma rossa», mentre l’aria è «questa bella straniera senza la quale non puoi vivere». Davvero sembra che la Yourcenar rivedesse in tutte le creature animate e inanimate il riflesso della paternità di Dio, come accadde a San Francesco. In nome di Dio, e secondo un ideale di fratellanza tra le creature viventi, chiunque dovrebbe impegnarsi a costruire un mondo sano e giusto per tutti.
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