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L'amore per gli animali di Antonio Abate e degli altri Santi

Brunamaria Dal Lago Veneri - Corriere del Trentino Gerhard G. da Pixabay
Pubblicato il 17-01-2021

Le immagini di molti santi hanno profondi legami col mondo della natura

Le immagini di molti santi hanno profondi legami con il mondo della natura. Fiori e piante, animali domestici e selvatici, accompagnano spesso la loro iconografia. Già i padri della Chiesa hanno trattato il rapporto fra uomo e creato e la loro concezione positiva dell’universo ha, nella prima cristianità, conservato un rapporto con il mondo animale e con la natura. Oggi abbiamo coltivato una fede a-cosmica, radicalmente antropocentrica, nella quale animali e piante, sono finalizzati all’uomo, strumenti al suo servizio.

Oggi, 17 gennaio è Sant’Antonio abate, raffigurato con, ai suoi piedi, un maiale. Naturalmente è difficile vedere la mutazione da un santo eremita, ascetico, ad un santo bonaccione, di venerazione contadina, accumunato agli animali e al cibo grasso, ma ancora più difficile è l’abbinamento iconografico e liturgico del santo con il maiale, animale considerato tradizionalmente impuro. Si è cercato dii riscattare l’allevamento del maiale mettendolo sotto la protezione del santo e dei frati di sant’Antonio, gli Antoniani che allevavano i maiali per distribuirli a poveri ed ammalati. Agli Antoniani veniva inoltre attribuita la capacità di curare «il fuoco di S. Antonio», sia negli animali che negli uomini facendo uso del grasso di questi animali.

Fra gli animali domestici il più rappresentato come accompagnatore di vari santi troviamo il cane, mentre il gatto si riferisce ad antiche culture orientali. Il cane di San Domenico di Gutzman porta in bocca una fiaccola segno di vocazione per illuminare le genti E che dire dell’indole di cura del cane di San Rocco che porta un pezzo di pane per sfamare il santo infettato dalla peste? Cristoforo è rappresentato con la testa di cane. Il gallo è legato a San Pietro, San Vito, di ascendenza celtica, ha accanto un gallo bianco, simbolo della luce. Un leone mansueto accompagna San Girolamo, il leone alato è la forza della parola in San Marco, l’aquila è accanto a Giovanni l’Evangelista.

Non mi dilungo sul lupo e San Francesco d’Assisi, o su San Romedio e l’orso ma ci sono molti altri simboli animali nella iconografia dei santi. Molto rappresentato è anche il regno vegetale. I martiri hanno un ramo di palma come segno di vittoria ed ascesa, di rinascita ed immortalità. Il giglio è simbolo di purezza e castità, La rosa è il sangue di Cristo. Fra gli alberi la quercia è la pianta dedicata agli dei dell’antichità. L’albero degli alberi è l’albero della conoscenza, l’albero del bene e del male. Protagoniste, al di là delle immagini sacre che rappresentano i santi, sono dunque oltre agli animali, anche le piante, con storie, significati e vicende che hanno spesso radici lontane in altre fedi e culture, senza dimenticare che è il loro «essere biologico» la sorgente ispiratrice e l’artefice dei simbolismi che l’uomo ha percepito e che dovrebbe tenere in massima considerazione. Si dice che la nostra mente non può afferrare nemmeno l’essenza di un semplice filo d’erba, ma se l’essere umano vuole sopravvivere deve riavvicinarsi alla natura.

di Brunamaria Dal Lago Veneri - Corriere del Trentino

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