opinioni

Il silenzio di Dio

Andrea Cova S. Hermann & F. Richter da Pixabay
Pubblicato il 03-04-2021

L’uomo da sempre anela risposte di fronte alle difficoltà

La storia, tanto recente quanto lontana, suscita spesso dubbi e domande riguardanti il silenzio di Dio, con frequenti accuse scagliate verso il cielo.
Giobbe inveisce contro quel Dio che lo aveva messo alla prova, un Dio che ha sempre servito e che adesso rimane muto davanti alla richiesta dell’uomo: “io grido a te ma tu non mi rispondi, insisto ma tu non mi dai retta.” E’ una imprecazione del tutto umana, naturale e, soprattutto, disarmata davanti a quel silenzio assordante. Si è chiesto “perché Dio avesse taciuto” Benedetto XVI, varcando il cancello del campo di Aushwitz, ricordando una parte dell’umanità che lavorava senza sosta ad uno sterminio di massa. Per il filosofo Elie Wiesel si è trattato di uno scandalo umano ma anche teologico. Dov’era Dio mentre i treni carichi di persone entravano nel campo?

L’uomo da sempre anela risposte difronte alle difficoltà, alle catastrofi che flagellano l’umanità. In molti non sanno accettare il silenzio di Dio. Per Giovanni Paolo II il silenzio divino, che di frequente è motivo di perplessità e “scandalo”, non indica assenza. Si tratta di un tacere simile al travaglio di una partoriente.

Le Scritture parlano di silenzio di Dio in relazione a uomini e donne in preghiera. Il Dio silente, in questo modo, è il culmine di un cammino di sofferenza. Il credente posto davanti alle difficoltà supplica accoratamente Dio, come scritto nei Sami: “O Dio, non restare muto, non startene in silenzio!”; “Dio della mia lode, esci dal silenzio!”; “Se tu resti muto, io sono come chi scende nella fossa.” Lo stesso Gesù, nel momento più estremo sulla croce, si rivolge al Padre: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Sono le parole del Salmo 22 che seguitano “Lontane dalla mia salvezza le parole del mio grido. Mio Dio, grido di giorno e non rispondi; di notte, e non c’è tregua per me”. Ma Dio risponde: “Tu mi hai risposto”.

Siamo noi a non saper ascoltare e comprendere il silenzio di Dio quindi? A non capire che la parola divina si esprime attraverso eventi e vicende inattese? Dio parla nel silenzio. E’, dunque, silenzio e parola: “Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose… dall’alto dei cieli la tua parola onnipotente si lanciò dal trono regale”.
La Bibbia ci racconta anche di altre teofanie, spesso legate alla storia di Israele. Dio si manifesta al popolo nello splendore di luce, nell’oscurità, nel silenzio. Dio appare a Mosè sul monte Sinai, quando la montagna fu scossa in maniera violenta Egli rispondeva fra lampi e tuoni. Dopo l’ultimo sospiro esalato da Cristo in croce, Dio si fa sentire. Anche in questo caso con un terremoto che squarcia il velo del tempio, scuote la terra e spezza le rocce. Parole divine, pronunciate in silenzio, si possono comprendere attraverso la bellezza del disegno del Creatore. Quella stessa bellezza lodata da Francesco d’Assisi coi versi del Cantico delle Creature. Un “giullare di Dio” non solo amante della vitalità, della poesia, della musica, ma anche del silenzio contemplativo, della meditazione per il dialogo intimo con Dio.

La questione non è dunque un Dio che possa sembrare assente, taciturno come se avesse eretto un muro tra sé e il credente, ma il non ascolto dell’umanità, il volere una risposta che sia “a nostra immagine e somiglianza”.
È qui che entra in gioco la nostra fede e R.M. Rilke, con Lettera a un giovane, ci offre una la possibilità di comprendere: “Non si affanni, dunque, per ottenere risposte che ancora non possono esserLe date, perché non sarebbe in grado di viverle. E ciò che conta, di conseguenza, è vivere tutto. Viva le Sue domande adesso. Forse, così, un giorno lontano, a poco a poco, senza accorgersene, vivrà già dentro la risposta.”

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