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Dell'Olio: Giornata delle vittime di mafia, memoria come impegno

TONIO DELL’OLIO
Pubblicato il 21-03-2021

Il messaggio del presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi

Era il 1° marzo 2017 quando la camera dei Deputati con l'unanimità dei consensi, varò la legge istitutiva della “Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie” da tenersi ogni anno il 21 marzo, primo giorno di primavera. Per la verità Libera, la rete delle associazioni contro le mafie, celebrava quella Giornata da oltre venti anni e, fino a quel momento, aveva chiesto ai due rami del Parlamento un riconoscimento ufficiale che desse dignità di memoria alle vittime delle mafie. Di tutte le vittime delle mafie. Di quelle di cui le cronache si erano occupate per più tempo e di quelle entrate ormai nei libri di storia, ma anche di quelle di cui non si conservava una memoria. Non esistono vittime di serie B! 

La memoria è una ferita aperta per i familiari che sono a loro volta vittime di un'assenza improvvisa che sconvolge in maniera definitiva e irreparabile la loro esistenza. Non sono semplici effetti collaterali ma assolutamente colpiti nella loro stessa esistenza. Un elenco lungo e doloroso che ormai ha superato il migliaio di nomi ma che sarebbe quasi infinito se contasse anche le vittime delle mafie internazionali fuori dei nostri confini. Una Giornata che ogni anno diventa percorso e riflessione, proposta educativa e politica nel senso più nobile del termine. Quest'anno, con un'edizione molto differente a causa della pandemia in corso, la riflessione parte dal centenario dantesco e presenta lo slogan: "A ricordar e a riveder le stelle". Ricordare nel senso etimologico del riproporre al cuore e di tornare a far rivivere nel centro dei sentimenti l'oggetto stesso della memoria che, in questo caso, sono persone con un volto, una storia, un impegno, una determinazione… Nello stesso tempo l'ultimo verso dell'Inferno dantesco ripropone il desiderio di uscire dall’inferno della pandemia, dopo un anno di isolamento e distanziamento. 

"La parola stessa desiderio - ricorda don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera - ci rimanda al cielo: desiderare è avvertire la mancanza di stelle, sidus in latino, quindi sentire forte la necessità di buoni auspici, di luce che illumina e dà energia". Insomma una memoria che non ha nulla a che vedere con archivi polverosi ma che intende muovere all'impegno concerto e coerente per l'oggi in cui le mafie si ripropongono e cercano di trarre vantaggio anche dalla drammatica situazione che tutto il mondo sta vivendo. Dall'usura proposta alle imprese in crisi al mercato nero dei vaccini; dalla speculazione sui presidi medici ai falsi tamponi… le mafie hanno esteso il loro interesse come sempre lucrando sui bisogni. Alla memoria possiamo attingere ragioni ed energia per contrastare questa presenza tragicamente ingombrante che frena lo sviluppo e la serenità della vita del nostro Paese.

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