Cosa significa politicamente corretto
Cosa accade quando si vogliono trasformare le opinioni soggettive in fatti oggettivi
Si racconta che un giorno Oscar Wilde andò a un party organizzato dai suoi ammiratori, i quali si presentarono tutti in perfetta tenuta da dandy, mentre lui arrivò per una volta vestito sciattamente: il motivo, disse, era che un vero dandy si deve sempre distinguere dalle persone convenzionali, soprattutto quelle che giocano a fare i dandy. La stessa cosa dovrebbe valere anche per quelli che giocano a fare i progressisti alla moda, e finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di dire che i veri progressisti dovrebbero prenderne le distanze, in nome del progressismo stesso.
Quel qualcuno è rappresentato dai firmatari dell'appello pubblicato il 7 luglio dalla rivista Harper's, che sostanzialmente ripetono ciò che Thomas Eliot aveva già declamato in versi poetici, e Jean-Paul Sartre enunciato in trattati filosofici: cioè, che «non si devono fare le cose sbagliate per le ragioni giuste» (al massimo, sarebbe meglio fare le cose giuste per le ragioni sbagliate). Applicato al progressismo, questo significa che è sbagliato pretendere di silenziare le opinioni e offendere i diritti altrui, per difendere le opinioni e proteggere i diritti propri: ad esempio, si può finire col diventare non democratici per salvare la democrazia.
Negli Stati Uniti il dibattito è scaturito in seguito alla distruzione delle statue di alcuni generali confederati, che da noi corrisponderebbe alla distruzione delle statue dei gerarchi fascisti, se ci fossero ancora. Ma, per fortuna nostra, quelle che c'erano furono abbattute al momento della Liberazione, come si fa di solito quando crolla un regime, e dunque in Italia il problema non si pone, o almeno non in quei termini.
Ora, è ovvio che le statue dei generali che hanno perso una guerra non sono mai una bella visione, almeno per quelli che le riconoscono. E ancora meno lo sono le statue dei conquistatori o dei colonizzatori, nei paesi conquistati o colonizzati: come quelle di Colombo in America, appunto, soprattutto per la minoranza dei nativi sopravvissuti. Ma l'abbattimento delle statue dei coloni, giustificata dalla critica del colonialismo, trasforma i progressisti in talebani, che abbattono le statue dei propri Buddha.
Naturalmente queste cose succedono quando si vogliono trasformare le opinioni soggettive in fatti oggettivi, e si pretende dunque di imporle sulle opinioni opposte, senza tener conto che, nella quasi totalità dei casi, soltanto di opinioni si tratta, appunto, e che una qualunque opinione, in quanto tale, è tanto sensata o insensata quanto l'opinione contraria. Non a caso si parla, al proposito, di "politicamente corretto": e infatti, c'è un politicamente corretto di sinistra, e ce n'è uno uguale e contrario di destra. Anche se paradossalmente nessuno dei due può essere "corretto", perché ciascuno di essi riguarda soltanto dei valori: dei quali, come diceva Protagora, l'unica misura è l'uomo stesso.
C'è però un aspetto al quale il manifesto dell'Harper's non allude, essendo sostanzialmente firmato da umanisti (scrittori, storici, giornalisti, filosofi, eccetera), ed è che oggi il politicamente "corretto" pretende di dettar legge addirittura allo scientificamente corretto (senza virgolette). Cioè, le opinioni tendono a presentarsi come fatti anche nel campo scientifico, finendo per far prevalere un'ideologia di parte sulla scienza universale. Per fare qualche esempio, ecumenicamente diviso tra il politicamente corretto di destra e di sinistra, basta citare le opinioni sul sesso o sulle razze: due argomenti sui quali è difficile poter parlare serenamente, proprio perché la soggettività politica tende a sopraffare l'oggettività scientifica, e a trasformare le dubbie opinioni in fatti certi, e viceversa.
Ad esempio, i talebani del sesso pretendono, a destra, che i rapporti sessuali e i matrimoni debbano essere "secondo natura", e a sinistra, che possa non essere secondo natura neppure la procreazione. Oppure, i talebani delle razze pretendono, a destra, che ci siano razze inferiori e superiori, e a sinistra, che le razze proprio non ci siano. Ma, non distinguendo opinioni e fatti, qualcuno finisce per fare le cose giuste per le ragioni sbagliate, e qualcun altro le cose sbagliate per le ragioni giuste. Ma, purtroppo, nessuno le cose giuste per le ragioni giuste.
Piergiorgio Odifreddi - La Stampa
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