Ti amo mamma
Gentile padre Enzo,
la felicità in questo periodo non riesce a fare capolino tra le nuvole nere del mio esistere quotidiano. A marzo ho compiuto 50 anni, sono una mamma, una moglie, una maestra della scuola primaria. Però... c’è un però. L’8 febbraio c’è stata una ricorrenza: 16 anni da quando mi è stata diagnosticata l’endometriosi, una brutta malattia che ti toglie giovinezza, forza e ti tormenta con un dolore cronico indescrivibile e a periodi devastante. Vivere con me non è facile perché sono uno straccio... solo il Signore può sopportare le preghiere continue e martellanti di un inferno di dolore. A casa non mi lamento, sorrido, ma si vede quando soffro... non posso nasconderlo anche se non parlo. Così mia figlia, una splendida ragazzina di quasi 12 anni che io e mio marito abbiamo adottato in Russia, mi guarda e capisce subito. Poi mi lascia in giro dei bigliettini con su scritto “Ti amo mamma” e va a scuola. Un balsamo nei miei giorni di malattia. Adesso sono 6 mesi dal mio terzo intervento di endometriosi del terzo grado ed isterectomia e quasi un anno di isolamento a casa tra didattica a distanza, estate saltata e convalescenza. Il risultato è che non mi riprendo, continuo il giro dei dottori per trovare una strada che ridia dignità alla mia vita. Mi accontenterei del 70% di forza per ritornare a scuola dai miei alunni di quarta elementare e per essere una mamma e moglie normale. La psicologa dell’equipe endometriosi del Sant’Orsola di Bologna mi ha chiesto dove io prenda la forza per sopportare tutto questo. L’ho guardata e per un attimo non sapevo che rispondere. Poi le ho detto che vivo alla giornata e vado sempre avanti con l’aiuto della Madonna e del Signore. La mia passione è l’insegnamento. Sono laureata in filosofia, ma mi piace insegnare alla primaria. È un lavoro così creativo e dà tante soddisfazioni anche se per la società la scuola è l’ultimo dei problemi. Ci sono tante insegnanti che fanno il loro lavoro con passione ed entusiasmo, portano avanti la scuola italiana ormai a brandelli. Se fossi il Presidente Mattarella darei ai docenti la medaglia come grandi lavoratori della Repubblica. Invece non abbiamo nessun riconoscimento, nemmeno in questo periodo di Covid. Non ho mai scritto una lettera a qualcuno, lei è il primo. Lei ha una grande forza, sensibilità, compassione del prossimo e non mi meraviglia affatto che il Signore l’abbia scelta per consolare le anime di gente afflitta come me. Per questo la ringrazio e prego per lei... Perché ogni sera abbia la forza di sostenerci con le sue parole, dopo una giornata di lavoro e impegni. Per me non chiedo niente. Vado avanti pregando perché il Signore mi dia la forza di resistere. Già questo è un miracolo! Che dice? Cordialmente, Annalena (BO)
Carissima Annalena,
grazie della tua lettera. Inizio con farti gli auguri per i tuoi 50 anni, se non ricordo male ti ho ricordato anche in buonasera brava gente. A te che sei mamma, moglie e maestra vorrei dirti: san Francesco in questo momento ti sta abbracciando. Vorrei dirti che la tua lettera, ma più che altro la tua testimonianza, mi ha stordito, ma contemporaneamente mi ha aperto gli occhi sulla vita, facendo comprendere anche a me quanta santità c’è... quella che papa Francesco definisce la santità della porta accanto: “[...] nessuno si salva da solo, come individuo isolato, ma Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella comunità umana: Dio ha voluto entrare in una dinamica popolare, nella dinamica di un popolo. Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. [...] Questa è, tante volte, la santità ‘della porta accanto’, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione ‘la classe media della santità’. Lasciamoci stimolare dai segni di santità che il Signore ci presenta attraverso i più umili membri di quel popolo che «partecipa pure dell’ufficio profetico di Cristo col diffondere dovunque la viva testimonianza di Lui, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di carità»”. Un caro saluto di pace e bene.
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