Mattia, il mio sorriso dal cielo
Caro Padre Enzo,
sono due anni che mio figlio Mattia è salito al cielo all’età di 27 anni, dopo molte sofferenze per un tumore al cervello, nonostante un intervento chirurgico andato benissimo, poi la radio, poi la chemio. Si era ripreso, ha dato gli ultimi esami all’Università con il massimo dei voti, era molto amato dalla sua ragazza e dai suoi amici che gli sono stati vicino fino alla fine. Aveva tanta voglia di vivere, ha avuto molto coraggio ad affrontare tutto questo nella speranza di guarire. Purtroppo all’improvviso, quando sembrava che andasse tutto bene, la malattia si è ripresentata in modo violento e devastante, in due mesi nonostante le tante preghiere, (intere comunità hanno pregato per lui, era uno scout, un bravo ragazzo e un bravo figlio, ma il Signore l’ha voluto con sé). Ogni tanto non riesco a fare a meno di chiedermi perché il Signore non ha voluto guarirlo. Negli ultimi due mesi di sofferenze aveva sempre la speranza di guarire. Noi genitori non abbiamo avuto il coraggio di dirgli la verità. Ho sperato fino al suo ultimo respiro, che il Signore lo guarisse e, per non fargli capire che stava morendo, non ha ricevuto i sacramenti e questo è il mio gran- de rimpianto e senso di colpa. Mio marito non è credente e quindi non mi ha aiutata in questo. Io, con la preghiera, cerco di trovare un po’ di pace e lenire il dolore lancinante che provo, ma mi passano davanti agli occhi continuamen- te tutti i momenti di sofferenza che abbiamo vissuto insieme a nostro figlio. Mi sento molto in colpa per non avergli dato la possibilità di ricevere Gesù. Tutti i giorni prego per la sua anima e ogni mese gli faccio dire una Messa in suffragio. Spero tanto che stia in Paradiso. Tra me e mio marito si è creato un vuoto che diventa sempre di più grande; senza nostro figlio è venuto a man- care l’anello di congiunzione che ci teneva uniti. Negli ultimi anni la nostra vita volgeva soltanto intorno a nostro figlio. Adesso ognuno di noi è chiuso nel proprio dolore. Pregate per noi. Giovanna
Carissima Giovanna,
vengo a te con le parole di san Francesco: fai di me uno strumento della tua pace. Ho letto con attenzione la tua lettera. Tutto quello che è stato fatto per il caro Mattia, la sofferenza e il coraggio con il quale avete affrontato questo doloroso cammino è d’esempio. Un’affermazione mi ha colpito: “aveva tanta voglia di vivere”. Credo che oggi dal cielo, questa stella che brilla per voi vi ricorda, e ci ricorda, che la vita va vissuta sempre nonostante tutto, nonostante i perché, nonostante la morte. Credo che abbiate fatto bene a non dirgli la verità, avete semplicemente fatto quello che credevate giusto. Ora i sensi di colpa non servono e leggendo la vostra storia non hanno nemmeno senso. Quella sofferenza che sperimentava nel corpo il caro Mattia la associo al dolore del Venerdì Santo. È quasi identificazione alla Passione, morte e Resurrezione di Gesù. Piano pia- no ora è necessario ricostruire il rapporto con tuo marito e colmare quel vuoto che tu vedi allargarsi. Desidero dirvi che prego per te e per tuo marito e affido il buon Mattia nelle braccia della misericordia di Dio. Mi permetto in punta di piedi di suggerirti di confrontarti con il tuo parroco, se lo ritieni opportuno. Da parte mia per voi ogni bene e benedizioni. E ricorda che la cosa più bella oggi, e tuo figlio non potrà che esserne contento, è continuare a sorridere alla vita. E un sorriso che nasce dal dolore è più denso e lascia il segno. Un caro saluto di pace e bene.
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