francescanesimo

La vendita dei beni di Francesco firmata Giotto

Antonio Tarallo Archivio fotografico Sacro Convento
Pubblicato il 04-02-2021

La scena dell’affresco presente nella basilica superiore di Assisi

"Quando restituì al padre ogni cosa e, deposte le vesti, rinunciò ai beni paterni e temporali, dicendo: «Di qui in avanti posso dire con certezza: -Padre nostro che sei nei cieli-, poiché Pietro di Bernardone m'ha ripudiato.»".  E’ la Legenda maior di San Francesco. Così San Bonaventura da Bagnoregio ci descrive la famosa scena della vendita dei beni da parte del Poverello di Assisi. E il maestro Giotto si ispira a questo episodio per una delle sue ventotto scene della “Storia di San Francesco” della Basilica superiore di Assisi.  Fu dipinta verosimilmente tra il 1295 e il 1299. Il riquadro misura 2,30 x 2,70 m. L'opera - di sublime bellezza, come tutti gli affreschi giotteschi -  è divisa in due parti: quella del padre di San Francesco con il popolo e quella di San Francesco e della “chiesa”. Sono due parti, ben distinte. Due “ideologie” potremmo definirle. O, meglio, due visioni contrapposte. Il “bene” terreno e il “bene” ultraterreno. Il Regno di Dio si trova in altro, non certamente nei beni materiali. 

Ecco, allora, che ci troviamo di fronte a una scena - posta davanti il duomo di Foligno - che vede coinvolto il padre di Francesco, Pietro Bernardone che tende le vesti al figlio, il quale ha rinunciato ai beni materiali per la chiesa, nella convinzione spirituale della congiunzione con Dio. Un uomo trattiene il padre del santo, mentre dalla parte della chiesa è il vescovo a tirare a sé Francesco, cingendolo con una tela piuttosto povera, adatta ad un uomo di chiesa. Giotto coglie il santo di Assisi in un momento particolare, preso nel suo animo rivolto al cielo. Gli occhi stessi del Poverello sono rivolti al cielo.  Dietro ai due illustri personaggi, vi è una scenografia a linee spezzate. Sono le case, gli edifici architettonici che creano un movimento statico. L’ossimoro è necessario. Questi edifici non mantengono rapporti dimensionali coerenti con le figure presenti: ma sono delle semplici quinte alla scena. 

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