francescanesimo

Giovani e anziani, persone libere che possono contagiare con l’amore la società

Fra Simone Tenuti Vatican News
Pubblicato il 25-10-2018

In questi giorni papa Francesco ha risposto ad alcune domande di anziani e giovani nel corso della presentazione del libro “Francesco. La Saggezza del tempo. In dialogo con Papa Francesco sulle grandi questioni della vita”. Il curatore del libro, padre Antonio Spadaro, ha raccontato che quest’opera è nata da un’intuizione del Papa, il quale più volte e in momenti diversi, quasi come un ritornello, ha chiesto ai giovani di allearsi con gli anziani e viceversa.

Questo concetto è stato ribadito in maniera implicita attraverso le risposte che il Papa ha dato alle diverse domande poste.


Ma perché i giovani devono dialogare soprattutto con gli anziani e viceversa?

Le motivazioni possono essere molteplici. Perché, come dice lui stesso nel libro intervista “Dio è giovane”, la società di oggi scarta sia giovani, sia gli anziani. Per questo è necessario che vi sia un dialogo sempre più frequente tra queste due tappe della vita, anche scavalcando provvisoriamente gli adulti, in maniera tale da arrivare ad una rivoluzione della tenerezza. “Vecchi sognatori e giovani profeti sono la strada di salvezza della nostra società sradicata: due generazioni di scartati possono salvare tutti”, afferma il pontefice.

Concetto ribadito nel rispondere a Federica: poiché viviamo in una cultura del “trucco” e delle apparenze, in una cultura che annienta i sentimenti, i giovani devono imparare a servire e a rischiare. Per questo l’esperienza degli anziani può far vedere cose nuove ai giovani, dando loro la capacità di sognare, sapendo dare consigli ai giovani con tenerezza senza obbligare. Infatti, ha continuato papa Francesco, la nostra carta d’identità è fatta dalle radici degli anziani: se si tagliano le radici l’albero non cresce.


Anche questo concetto era già stato sottolineato al termine del suo discorso nell’incontro del 6 ottobre scorso con i giovani e i padri sinodali: “Parlate con i vecchi, parlate con i nonni: loro sono le radici, le radici della vostra concretezza, le radici del vostro crescere, fiorire e portare frutto. Ricordate: se l’albero è solo, non darà frutto. Tutto quello che l’albero ha di fiorito, viene da quello che è sotterrato. Questa espressione è di un poeta, non è mia. Ma è la verità. Attaccatevi alle radici, ma non rimanete lì. Prendete le radici e portatele avanti per dare frutto, e anche voi diventerete radici per gli altri. Non dimenticatevi della fotografia, quella con il nonno. Parlate con i nonni, parlate con i vecchi e questo vi farà felici”.

Tuttavia, il Santo Padre ha chiesto ai giovani di portare sulle spalle i sogni degli anziani, perché questo li farà crescere nel bene e maturare. Semplificando molto, potremmo dire che papa Francesco utilizza anche qui il paradigma di partire dalle periferie esistenziali, cioè dalle categorie più deboli, per cambiare in meglio il centro, che in questo caso è il mondo degli adulti.


Oltre a queste motivazioni esplicite del papa, ritengo ve ne sia un’altra e cioè che i giovani e gli anziani sono coloro che in generale hanno meno filtri, sono in un certo senso più “liberi” perché non hanno nulla da difendere, perché non hanno nulla da perdere. E solo delle persone libere possono contagiare in positivo la nostra società malata con la libertà dell’amore.

Con questo Sinodo sui giovani sia per i contenuti sia per le modalità, il Papa e i vescovi hanno dimostrato di camminare su questo sentiero “rivoluzionario”: ora tocca a tutta la comunità cristiana e a tutta la società.

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