Don Dolindo Ruotolo e Padre Pio, la santa profezia
In corso la canonizzazione di don Dolindo Ruotolo, religioso napoletano, tra i più grandi mistici del Novecento, la profezia di Padre Pio
Il grande filosofo Benedetto Croce disse una volta che Sant’Alfonso dei Liguori era il più santo dei napoletani e il più napoletano dei santi. Si potrebbe attribuire una considerazione del genere anche ad un personaggio meno noto ma altrettanto carismatico, don Dolindo Ruotolo, sacerdote e terziario francescano, di cui è in corso la causa di canonizzazione. Un amanuense dello Spirito Santo, un taumaturgo di non minor potenza del confratello redentorista, uno stigmatizzato di Cristo già nel nome, la cui fama di santità va sempre più consolidandosi.
Padre Pio aveva un affetto speciale per don Dolindo e gli promise una sua benedizione al momento della morte. Morte che avvenne dopo quella di Padre Pio ma questo non fu un impedimento perché Padre Pio in modo straordinario incaricò un francescano di portargli la sua benedizione nelle ultime ore di vita.
Lo stile di don Dolindo era squisitamente napoletano. Trattava ognuno con una gran delicatezza chiamandolo “angioletto mio” e scherzando spesso usava termini dialettali. Fu un anticipatore del Concilio Vaticano II, propugnò, tra l’altro, la Messa vespertina, la Comunione al venerdì Santo, la revisione delle norme riguardanti il digiuno eucaristico, la riforma liturgica. Innumerevoli fedeli lo seguivano, persone umili, professionisti, scienziati, come Enrico Medi (docente universitario e fisico che commentò in diretta tv lo sbarco dell’uomo sulla Luna) che ogni giorno si recava e si sedeva ai piedi di Padre Dolindo per ascoltare la sua parola.
A Napoli tutti lo vedevano camminare con in mano una borsa di pezza nera, piena di pietre per una penitenza che gli pesava molto, perché soffriva di un’artrosi che lo aveva letteralmente piegato in due. Nell’altra mano aveva sempre la corona del rosario, dal quale non si staccava mai, per pregare per tutte le anime che gli confidavano le loro pene. Padre Dolindo fu calunniato, perseguitato, ma rimase sempre fedele alla Chiesa, che chiamava santa e indefettibile. Della santità ne ha avuto tutti i carismi: bilocazione, esorcismi, profezia, vivendo sempre in pieno tutte le virtù di umiltà, obbedienza, silenzio. Ma da un Santo ci si aspettano i miracoli, ed innumerevole è la documentazione di eventi straordinari di vario genere.
Padre Dolindo ha soprattutto lasciato una mole immensa di scritti di mistica, di ascetica, e altri scritti come un commento alla Scrittura mirato all’edificazione dell’anima del lettore e priva di velleità erudite, anche se il padre era molto colto. Ha svolto anche un intenso apostolato attraverso pubblicazioni varie fra cui le preziose immaginette in cui scriveva dei pensieri perfettamente calzanti con la problematica di chi leggeva.
Disse di andare sulla sua tomba, che è nel centro di Napoli, e di bussare due volte perché lui avrebbe ascoltato. Ma l’aspetto più interessante è la spiritualità che don Dolindo ha diffuso basata sulla coscienza di essere un nulla e che è Dio che provvede. Lui diceva di essere uno “sciosciammocca” cioè un balordo. Non a caso la giaculatoria che consigliava era «Gesù pensaci tu», come il titolo di un recente libro a lui dedicato. Gli uomini di Dio sono contagiosi e vanno vissuti senza mascherina…
Pasquale De Virgilio - inprimanews.it
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