fede

Titulus crucis, l’iscrizione della Croce di Cristo

Antonio Tarallo web
Pubblicato il 16-04-2020

Il titulus conservato nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme

Titulus crucis, l’iscrizione della Croce di Cristo

“Presero dunque Gesù; ed egli, portando la sua croce, giunse al luogo detto del Cranio, che in ebraico si chiama Golgota, dove lo crocifissero, assieme ad altri due (...) Pilato fece pure un'iscrizione e la pose sulla croce. V’era scritto: GESÙ IL NAZARENO, IL RE DEI GIUDEI. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; e l'iscrizione era in ebraico, in latino e in greco. Perciò i capi dei sacerdoti dei Giudei dicevano a Pilato: «Non lasciare scritto: "Il re dei Giudei"; ma che egli ha detto: "Io sono il re dei Giudei"». Pilato rispose: «Quello che ho scritto, ho scritto»”. E’ Giovanni, al capitolo diciannove.

L’Evangelista - in questo brano - fa riferimento a un’iscrizione posta sopra la croce di Gesù: si tratta del famoso “Titulus Crucis”, “titolo” o “iscrizione” ( “titulus, tituli”, in latino, appunto) della Croce. E’ necessario precisare che i vangeli canonici non concordano sulle parole che furono iscritte nel “titulus”. Infatti, troviamo - a seconda dei vangeli - diverse versioni: “Questi è Gesù, il re dei Giudei” viene riportato dal Vangelo secondo Matteo (27,37) e dal Vangelo secondo Luca (23,38); mentre l'iscrizione “Gesù Nazareno, re dei Giudei” è possibile trovarla - come riportato precedentemente - nel Vangelo di Giovanni (19,19), in cui viene sottolineato anche che tale scritta era scritta in ebraico, latino e greco (19,20).

L’uso di queste tavole da apporre sopra le croci dei condannati, era una prassi all’epoca dei romani: sopra queste veniva indicato il motivo della condanna. A volte, venivano appese al collo del condannato prima del supplizio o venivano sostenute da una persona che lo precedeva sul cammino dell’esecuzione, una sorta di banditore che annunciava anche il nome del condannato a morte. Queste tavolette erano normalmente spalmate di uno strato di calce sul quale l’iscrizione veniva incisa, o scritta, in colore rosso o nero. Una testimonianza storica di questa usanza ci viene offerta per esempio da Eusebio di Cesarea: “Gli fecero fare il giro dell’anfiteatro, preceduto da una tavoletta su cui era scritto in lingua latina: Costui è Attalo, il Cristiano” .

Il titulus conservato nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme
La Città Eterna conserva nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme - dove sono poste importanti reliquie della Passione - il famoso “Titulus crucis”. Questa basilica romana sorge dove precedentemente vi era il palazzo dell’imperatrice Elena, la madre di Costantino. La tradizione vuole che sia stata proprio l’imperatrice romana a ritrovare il legno della Croce e altre reliquie della Passione di Cristo. La basilica, tra il 1484 e il 1493, fu sottoposta a un restauro. Durante questi lavori, gli operai trovarono – con grande sorpresa, come attesta il “Diario della città di Roma” del 1492 – una nicchia nascosta. Dentro questa, vi era una scatola di piombo, e sopra questa, una tabella di terracotta, con la scritta “TITULUS CRUCIS”.

Nella scatola si trovò la famosa tavoletta dalla grandezza di un palmo. La tavoletta reca una parte dell'iscrizione nelle tre lingue (ebraico, greco e latino). Anche i testi in latino e greco sono scritti, da destra a sinistra, come per l'ebraico. Nel testo latino è riportata la versione "Nazarinus" anziché "Nazarenus". Il testo inscritto nel famoso legno, non sembra corrispondere esattamente a nessuno di quelli dei quattro vangeli. E proprio questo, quasi per ossimoro, è stato considerato come indizio di autenticità, in base al ragionamento che difficilmente un falsario avrebbe introdotto tali particolarità.

Diversi esami, tra cui il carbonio 14 (per intenderci lo stesso esame fatto per la Sacra Sindone), sembrano esseri discordanti. Alcuni studiosi tendono per la tesi della autenticità della tavoletta in legno, altri parlano di un falso medievale. Come sempre, spetta a noi dare credito all’una o all’altra ipotesi, grazie all’intelligenza della Fede.

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