San Giovanni Vianney, il santo dei sacerdoti
Francesco si rivolgerà a tutti i sacerdoti
San Giovanni Maria Vianney, ossia il santo dei sacerdoti. La sua fama, in Francia e nel mondo, ormai si è consolidata nel tempo. Vianney fu beatificato nel 1905 da Papa Pio X, e proclamato santo da Papa Pio XI nel 1925; dichiarato patrono dei parroci; indicato come modello per i presbíteri da Papa Giovanni XXIII nell'enciclica “Sacerdotii Nostri Primordia”. In sintesi, la sua figura rappresenta per ogni sacerdote il modello a cui rifarsi. Ed è proprio la festa di oggi, in fondo, a offrirci lo spunto per approfondire un tema a cui San Francesco, in molti suoi scritti, fa riferimento: il ministero sacerdotale.
Prima di tutto dobbiamo ricordare che Francesco non era sacerdote. Per umiltà non aveva accettato di essere ordinato sacerdote, ma era rimasto diacono. Come diacono era, dunque, ministro ordinato non al sacerdozio ma al servizio del Vangelo e dell'Eucaristia. Sono questi due “elementi” ad essere il cuore della sua vita e spiritualità.
Nel Testamento, San Francesco racconta il suo incontro con Cristo nelle chiese, che rappresentano il simbolo della Chiesa; quella Chiesa “una, santa, cattolica e apostolica”. Ed è proprio in queste pagine che troviamo quello che potrebbe riassumere la sua concezione del sacerdozio. Ecco le sue parole:“E il Signore mi dette tale fede nelle chiese, che io così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero, e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Poi il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del loro ordine, che anche se mi facessero persecuzione, vorrei ricorrere proprio a loro. E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà”.
Parole di una coerenza teologica impressionante. Ma Francesco non si ferma qui, va oltre. Il suo cuore batte per Cristo, primo sacerdote di sempre. Infatti, più avanti esprimerà la sua ferma fede nelle chiese e nei sacerdoti, in relazione con lo stesso Cristo presente nell'Eucaristia: le chiese, per San Francesco, sono il luogo privilegiato dell'incontro con Gesù nella preghiera. Il santo Curato d'Ars, San Giovanni Maria Vianney, darà la stessa testimonianza, con la sua continua preghiera davanti al Tabernacolo. Famosa, infatti, sarà la sua frase: “Lui mi guarda, io Lo guardo”.
Nella sua “Lettera a tutti i Chierici sulla riverenza del Corpo del Signore”, inoltre, Francesco si rivolgerà a tutti i sacerdoti del suo Ordine in una lunga esortazione, che insiste sulla loro speciale vocazione alla santità: “Prego poi nel Signore tutti i miei frati sacerdoti, che sono e saranno e desiderano essere sacerdoti dell'Altissimo, che quando vorranno celebrare la Messa, puri, in purità offrano con riverenza il vero sacrificio del santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, con intenzione santa e monda”.
Nella stessa esortazione, San Francesco d’Assisi spiegherà come il sacerdote deve essere specialmente santo per via della sua intimità con il Corpo di Gesù. E' proprio lì il vertice del suo insegnamento ai sacerdoti, facendo anzitutto riferimento alla Vergine Maria, nella sua assoluta intimità con il Corpo di Gesù nell'Incarnazione: “Ascoltate, fratelli miei. Se la Beata Vergine Maria è così onorata, come è giusto, perché lo portò nel suo santissimo seno; se il beato Battista tremò di gioia e non osò toccare il capo santo del Signore; se è venerato il sepolcro, nel quale egli giacque per qualche tempo; quanto deve essere santo, giusto e degno colui che stringe nelle sue mani, riceve nel cuore e con la bocca ed offre agli altri perché ne mangino, Lui non già morituro, ma eternamente vincitore e glorificato, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo!”.
San Francesco d’Assisi, San Giovanni Maria Vianney: due uomini di Dio che hanno guardato alla bellezza misteriosa del ministero sacerdotale.
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