fede

Pierluigi Di Piazza, prete di frontiera

Luisa Pozzar Avvenire.it
Pubblicato il 18-05-2022

Uomo di pace e di dialogo

Nella struttura sono attualmente accolti profughi ucraini, afghani e siriani. Dopo una grave malattia diagnosticata solo qualche mese fa, nel primo pomeriggio di domenica 15 maggio, è morto don Pierluigi Di Piazza, sacerdote dell'arcidiocesi di Udine, fondatore e presidente del Centro "Balducci" di Zugliano di Pozzuolo del Friuli, parroco di Zugliano, uomo di pace e di dialogo.

Nato a Tualis, piccola frazione carnica, il 20 ottobre 1947 da una famiglia di modeste origini ma dalla fede profonda, don Di Piazza, dopo la laurea in Teologia all'Università San Tommaso d'Aquino in Roma, è stato insegnante di religione nelle scuole per 30 anni. Nel 1989 fondò il Centro di accoglienza e di promozione culturale "Ernesto Balducci" dal quale sono transitati fino ad oggi circa un migliaio di profughi provenienti da 50 Paesi del mondo: una casa in cui molti hanno trovato ascolto, accoglienza e una concreta possibilità di integrazio- ne, sempre cercata e desiderata come orizzonte possibile. Fra gli attuali cinquanta ospiti del Centro, anche profughi dall'Ucraina, una famiglia siriana e una famiglia afgana arrivata nei giorni scorsi.

Innumerevoli anche gli incontri e i momenti di riflessione e formazione da lui promossi, nel corso dei quali negli anni si sono confrontati, come si legge nel comunicato del "Balducci", tanti testimoni del nostro tempo tra cui il Dalai Lama e il Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel e dove erano di casa il filosofo Massimo Cacciari, il teologo Vito Mancuso e don Luigi Ciotti cui lo legava un'amicizia fraterna, assieme a «tanti altri importanti esponenti della cultura, del giornalismo, della magistratura, dell'economia, del sindacato e della politica». Nel 2004, ricevette la nomina a membro onorario della Commissione Interecclesiale "Justicia y Paz" di Bogotà, in Colombia.

Due anni dopo, nel 2006, la laurea honoris causa in Economia della solidarietà dall'Università degli Studi di Udine. Tutti riconoscimenti che sono frutto del suo costante impegno a favore della giustizia e della pace, declinato nella concretezza delle sue azioni e delle sue parole sempre pensate, accurate, mai casuali. Va ricordato il presidio da lui promosso ogni anno insieme a Libera davanti alla base militare Usaf di Aviano (Pordenone) dove, assieme a centinaia di persone, non si stancava di lanciare un grido di allarme contro l'incremento delle spese militari e il pericolo delle armi nucleari.

E anche il suo impegno nella battaglia per la verità e la giustizia a fianco della famiglia di Giulio Regeni. Grande lo sgomento in tutti coloro che hanno avuto il privilegio di incontrarlo e che hanno potuto godere della sua amicizia e molti i messaggi di cordoglio giunti nelle ore immediatamente successive alla sua morte: «La scomparsa di don Pierluigi Di Piazza segna la perdita di un protagonista della scena regionale che ha speso tutta la sua vita per gli altri, una figura che ha avuto un ruolo importante e sempre riconoscibile sul piano spirituale e sociale» ha dichiarato in una nota il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. «Per me e per molti altri, Pierluigi è un fratello che oggi abbiamo perduto che lascerà un segno in ciascuno di noi. L'uomo e la donna che dovevano subire ingiustizie vedevano in lui una presenza, una difesa» ha dichiarato don Mario Vatta fondatore della Comunità di San Martino al Campo.

Don Di Piazza, Pierluigi per tutti, è stato anche un giornalista - solo un anno fa assunse la la presidenza del Presidio Articolo21 Fvg - che fino all'ultimo ha offerto la propria collaborazione a diversi giornali e riviste. Numerose anche le pubblicazioni susseguitesi negli anni: tra i tanti ricordiamo "Io credo. Dialogo tra un'atea e un prete" scritto insieme all'astronoma Margherita Hack, "Non girarti dall'altra parte. Le Sfide dell'accoglienza" e "Vivere e morire con dignità" in cui ragionava sul fine vita, a partire dal caso di Eluana Englaro, vicenda nella quale sostenne (a differenza di gran parte della Chiesa italiana e di Avvenire) la legittimità della sospensione delle cure.Tra le figure di riferimento per il suo ministero e la sua vita vi furono don Lorenzo Milani, il vescovo ora santo Oscar Romero e padre Ernesto Balducci.

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