fede

Papa Francesco contro mafie

Antonio Tarallo Ansa - VATICAN MEDIA
Pubblicato il 27-06-2022

Pontificia Academia Mariana

Roma è avvolta da un’afa estiva che copre il sole; è difficile scovarlo tra le nubi che minacciano pioggia ma che - alla fine - non si trasformano in acqua piovana per dare un po’ conforto dalla calura estiva. Piazza San Pietro è un pullulare di persone, turisti, e di donne e uomini che partecipano al X congresso mondiale delle famiglie. Tra questa folla, s’intravede un saio, color marrone, bruno. È quello di Padre Stefano Cecchin, Presidente della Pontificia Academia Mariana, che sta attraversando, a piedi, la splendida piazza del Bernini.

Si sta recando verso il famoso portone di bronzo che dà accesso al Palazzo Apostolico, a quelle che comunemente vengono chiamate “sacre stanze”. L’invito parla chiaro: “Prefettura della Casa Pontificia. Il Santo Padre accoglie in Udienza i partecipanti dell’Incontro promosso dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale”. La PAMI è in udienza dal Papa in occasione del trentennale dell’istituzione della Direzione Investigativa Antimafia (D.I.A.) e della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo (D.N.A.). E se la calura opprime Roma, nella sala Clementina, luogo dove il Santo Padre ha accolto i partecipanti, sembra - invece - che davvero spiri il vento: è il soffio dello Spirito. Si comprende dalla commozione di Padre Stefano Cecchin che ha salutato il Pontefice con queste parole:
Santo Padre, quando due anni fa la Pontificia Academia Mariana Internationalis le presentò il progetto “Liberare Maria dalle mafie”, Lei volle sostenere e benedire questa iniziativa – che vede impegnati insieme autorità civili ed ecclesiastiche, magistrati, esponenti delle forze dell’ordine, docenti e studiosi – sottolineando che il suo “punto di forza” sarebbe stato il suo carattere “sinodale”: il camminare insieme, Autorità ecclesiastiche ed Istituzioni pubbliche, nel reciproco rispetto e nella fedeltà di ciascuno alla propria missione, per «individuare efficaci proposte per una necessaria operazione culturale di sensibilizzazione delle coscienze e di adozione di provvedimenti adeguati» al superamento delle “pedagogie mafiose” e di quanto dà loro forza”.

Il Pontefice ascolta con attenzione le parole di Padre Cecchin; annuisce con il capo; segue il discorso guardando in volto il padre francescano che conclude il suo saluto con un ricordo al sacrificio della vita di tre magistrati-simbolo alla lotta delle mafie, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rocco Chinnici:
“Le “sane radici” grazie a cui la Direzione Investigativa Antimafia e la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo possono ricordare quest’anno il trentennale della loro istituzione e del loro servizio al bene comune dell’Italia e del mondo, sono i «giusti servitori dello Stato»: primo tra tutti, il magistrato Giovanni Falcone che di fatto le ha ideate, e tanti altri, tra cui Paolo Borsellino e Rocco Chinnici. Uomini liberi, che assaporato il profumo della libertà hanno cercato di garantire le condizioni perché tutti potessero gustarla, onorando la dignità che risplende in ogni persona”.

Il discorso di Papa Francesco rappresenta un’importante testimonianza di quanto la Santa Sede sia attenta al lavoro della PAMI che - da tempo - si sta adoperando nello sviluppo di una cultura contro le mafie, le organizzazioni malavitose e le loro “pedagogie” di morte; un impegno “in prima linea”, radicato nei due Dipartimenti di studi e nei dodici Osservatori che incarnano il progetto “Liberare Maria dalle mafie” della “Pontificia Academia Mariana Internationalis” stessa, diretti da Padre Gian Matteo Roggio grazie all’infaticabile e decisivo lavoro del Prof. Fabio Iadeluca, loro Coordinatore, sociologo e criminologo.

Papa Francesco ha dichiarato:
Sono lieto di incontrarvi quest’oggi e di condividere, insieme a tutti coloro che fanno parte delle Istituzioni che rappresentate e alle vostre famiglie, il trentennale della vostra opera a servizio della gente. Ringrazio per le sue parole il Presidente della Pontificia Academia Mariana Internationalis. La convivenza fraterna e l’amicizia sociale sono possibili là dove ci sono “case” che attuano il “patto tra le generazioni” conservando sinodalmente le “sane radici” di chi ha creduto e crede nella bellezza dello stare insieme che si sviluppa nel dialogo, nella gentilezza e nel sostegno alla giustizia per tutti. Grazie a queste “case” è possibile costruire come una grande famiglia aperta al bene comune, all’altezza della diffusione di una cultura della legalità, del rispetto e della sicurezza delle persone e anche dell’ambiente”.

E, ha continuato:
“Le mafie vincono quando la paura si impadronisce della vita, ragion per cui si impadroniscono della mente e del cuore, spogliando dall’interno le persone della loro dignità e della loro libertà. Voi che siete qui, vi adoperate affinché la paura non possa vincere: siete quindi un sostegno al cambiamento, uno spiraglio di luce in mezzo alle tenebre, una testimonianza di libertà. Vi incoraggio a proseguire in tale cammino: siate forti e portate speranza, soprattutto tra i più deboli".

Infine, il suo grazie all’attività della D.I.A., della D.N.A. e della Pontificia Academia:
“Il pensiero mafioso entra come facendo una colonizzazione culturale, al punto che diventare mafioso è parte della cultura, è come la strada che si deve fare. No! Questo non va. Questa è una strada di schiavitù. Il vostro lavoro è tanto grande per evitare questo: grazie! Il vostro lavoro, delicato e rischioso, merita di essere apprezzato e sostenuto. Da parte mia, vi incoraggio a proseguire con entusiasmo, nonostante la presenza nel tessuto sociale — e anche ecclesiale — di qualche zona d’ombra in cui si fatica a percepire la chiara presa di distanza da vecchi modi di agire, errati e perfino immorali”.

I partecipanti all’udienza escono dalla sala Clementina; il sole si intravede meglio fra le nuvole e una breve e leggera pioggia accompagna il loro uscire dal Palazzo Apostolico; sembra proprio che - come tradizione ebraica vuole - ci sia stata la benedizione dal Cielo.

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