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Padre Marie-Benoit, il francescano che ha salvato 4000 ebrei

Gelsomino Del Guercio primolevicenter.org
Pubblicato il 21-11-2022

Festeggiato a Gerusalemme

Perché una festa a Gerusalemme in onore di padre Marie-Benoît? Il francescano, di origini francesi, nato a Le Bourg-d'Iré il 30 marzo 1895 e morto ad Angers il 5 febbraio 1990, è stato uno dei protagonisti del festival di Talbiye, il quartiere di Gerusalemme dove ha sede il convento dei Cappuccini.

CHI ERA PADRE MARIE-BENOIT?
Padre Marie-Benoit è stato riconosciuto come “giusto tra le nazioni” per aver salvato circa 4.000 ebrei durante la II guerra mondiale, prima in Francia, poi in Italia, grazie a una rete di amici ebrei, varie conoscenze, e usando il convento come base logistica per produrre documenti falsi e tessere per il cibo.

IL “PADRE DEGLI EBREI”
Lo chiamavano “il padre degli ebrei”. Padre Marie-Benoît, scrive cmc-terrsantanews, non ha mai detto in modo esplicito cosa lo ha spinto a fare ciò che ha fatto. Sicuramente viveva un forte legame con l’ebraismo, sia per le amicizie, sia per gli studi biblici, sicuramente aveva un forte senso di giustizia e riteneva di agire da vero cristiano.

GLI EBREI SALVATI IN FRANCIA
Il francescano viveva a Marsiglia quando è scoppiata la Seconda Guerra Mondiale e si mobilitò con la Resistenza Francese. Quando nel novembre 1942, i tedeschi occuparono direttamente anche zona di Marsiglia, padre Maria Benedetto spostò il baricentro della sua azione sulla Riviera e l'Alta Savoia sotto occupazione italiana. Convinse il funzionario italiano addetto alle deportazioni Guido Lospinoso a bloccare qualsiasi rastrellamento o deportazione, tanto che questi offrì il suo aiuto e la sua posizione a disposizione del salvataggio.

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LE QUATTRO NAVI
A Nizza aiutò Angelo Donati a proporre al Vaticano e alle autorità italiane, inglesi e americane il suo piano di salvataggio di migliaia di ebrei del sud della Francia, per trasportarli in Africa con quattro navi. Il 13 luglio 1943 si recò a Roma per perorare la causa di fronte a papa Pio XII. Il piano comunque fallì a causa dell'annuncio dell'armistizio tra Italia e Alleati l'8 settembre 1943.

IL TRASFERIMENTO IN SPAGNA
Padre Maria Benedetto rientrò brevemente in Francia per dare attuazione con successo almeno a quella parte del piano che prevedeva il trasferimento in Spagna di 2600 ebrei dichiarati "di origine spagnola".

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IL DELASEM
Poi si spostò a Roma dove la situazione stava precipitando sotto l'occupazione nazista. Entrò a far parte della direzione della sezione romana dell'organizzazione ebraica DELASEM, diretta da Settimio Sorani e Giuseppe Levi, trovandosi spesso da solo alla guida della stessa allorché i membri ebraici furono arrestati o costretti a nascondersi.

LA CASA DEI REVERENDI CAPPUCCINI
Per sua iniziativa, la casa Generalizia dei Reverendi Padri Cappuccini in via Sicilia 159 divenne la centrale operativa delle operazioni di assistenza agli ebrei perseguitati a Roma e ai tanti profughi che cercavano di raggiungere le linee alleate nel sud dell'Italia. Gli altri centri principali di convegno e di distribuzione dei soccorsi furono la Casa delle Clarisse Missionarie Francescane in via Vicenza 33, la Parrocchia del Sacro Cuore in via Marsala, il Parroco don Giovanni Brossa coadiuvato dalla signora Terzi, la Parrocchia di Santa Maria degli Angeli.

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I RIFUGI SPARSI IN TUTTA ROMA
Padre Maria Benedetto e i suoi collaboratori accoglievano i profughi e li indirizzavano nei molti luoghi di rifugio sparsi in tutta Roma. Il suo ufficio fu più volte perquisito, finché agli inizi del 1944 lo stesso padre dovette darsi alla latitanza, senza che per questo venisse meno il suo impegno. Alla fine padre Maria Benedetto avrà distribuito aiuti per un totale di "lire 25.000.000"

“UN ESEMPIO DI UMILTA’”
Padre Marie-Benoît rimane come un faro anche per la stessa comunità dei Cappuccini. Fra Yunus Demirci dei Frati Cappuccini di Gerusalemme: «Per noi cappuccini rimane un esempio, soprattutto per la sua umiltà, per la sua concretezza… Per noi oggi all’interno di questo contesto, rimane anche un esempio di mantenere sempre questo rapporto con il mondo ebraico, che sia davvero un’apertura reale, concreta e sincera».

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