La vita contemplativa femminile
Nel corso di una visita al Dicastero della Vita Consacrata, nei giorni scorsi, viene citata la Costituzione Apostolica, voluta da Papa Francesco “VULTUM DEI QUAERERE” sulla vita contemplativa femminile. Il ricordo mi porta agli anni sessanta quando ebbi modo di frequentare e conoscere bene un ordine contemplativo. Mi riferisco alle suore carmelitane di Sofia in Bulgaria. Fondate da Papa Giovanni XXIII, all’epoca Nunzio in Turchia e Grecia. Erano sette quando le conobbi. Il regime vigente imponeva loro una clausura dentro la clausura.
Vivevano nel piccolo coro della loro Chiesa, e nonostante fossero oggetto di perquisizioni e intrusioni costanti da parte delle autorità di polizia, la loro serenità e tranquillità erano totali. Molti anni dopo le rividi quando il regime era crollato. Due di loro vennero a seguire delle cure in Italia. Le accompagnai e le trovai tranquille e serafiche come quando le avevo lasciate. Si erano dimostrate più forti loro del regime. Ricordo i volti sereni illuminati da una profonda pace interiore, tra loro: madre Blagena la superiora, suor Elisabetta, madre Teresa sorella di madre Blagena. Nel corso degli anni una di loro era dovuta tornare in Italia perché italiana, mentre le consorelle invece erano bulgare. Si chiamava madre Anna del Gesù ed era suora del Carmelo delle Tre Madonne a Roma.
Mi colpì l’amore di questa suora per le sue consorelle che vivevano una vita così difficile. Non le dimenticava mai, mandava loro continuamente lettere, beni di consumo, aiuti di ogni genere. Quando morì, molto anziana, la madre superiora, Maria Carmela, ci mandò una lettera nella quale descriveva i suoi ultimi momenti circondata dall’affetto delle consorelle. Conobbi anche le suore del Carmelo di Rio de Janeiro e quelle del Carmelo di Montevideo, in tutte loro, l’esempio vivente di Teresa di Avila, la loro fondatrice.
Da un estremo all’altro del caleidoscopio della Vita Consacrata, come non ricordare San Francesco e la grande e la famiglia francescana nell’assistenza ai poveri ed ai più bisognosi. I missionari della Consolata, i missionari Comboniani. Tra i missionari della Consolata ricordo Padre Luigi, quando rientrò in Italia dopo più di cinquant’anni in Kenya, il suo superiore scrisse che si era formata alla sua partenza una enorme manifestazione spontanea con migliaia di persone accorse a salutarlo. Ricordo i missionari comboniani che lasciando il Sudan pensavano ai propri fedeli come se fossero stati dei figli, infine penso ai Camilliani, con il loro quarto voto e cioè l’assistenza ai malati anche a rischio di contagio.
La vita consacrata quindi nei suoi innumerevoli aspetti, ma sempre fonte di serenità e capacità di trasmettere con il proprio esempio e la propria attività l’amore del prossimo, il valore della preghiera, la costanza della fede. (Annamaria Puri Purini)
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