Il rito delle ceneri
Storia e significato
“Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù venne in Galilea, predicando il Vangelo di Dio. Diceva: ‘Il tempo è compiuto e il regno di Dio è giunto: convertitevi e credete al Vangelo’”. Così il Vangelo secondo Marco: è quest’ultima frase - convertitevi e credete nel Vangelo - ad accompagnare l’imposizione delle Sacre Ceneri. Con questo gesto - la mano del sacerdote che cosparge di cenere il capo del fedele - si dà inizio al periodo della Quaresima, tempo di conversione, di assidua preghiera, di revisione profonda della propria vita, per potersi incamminare verso la Pasqua di Resurrezione.
L'origine del Mercoledì delle ceneri è da ricercare nell'antica prassi penitenziale. Originariamente il sacramento penitenziale non era celebrato secondo le modalità attuali. Infatti, secondo l’antica prassi, il sacramento della penitenza era un atto pubblico che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli per giungere al Giovedì Santo, giorno in cui i fedeli sarebbero poi stati assolti dai peccati durante la celebrazione della mattina. Solo successivamente il rito venne collocato all’interno della Messa del mercoledì antecedente la prima domenica di Quaresima. L’imposizione sarà prevista solo per questo giorno al posto dell’atto penitenziale: la celebrazione dell’Eucaristia o della liturgia della Parola, dopo il saluto liturgico e la monizione, prevede subito l’orazione di Colletta propria. Conclusa la preghiera dei fedeli, il ministro cosparge se stesso in silenzio se è solo, o si lascia cospargere dal concelebrante, quindi procede con l’imposizione a tutta l’assemblea. Bisogna, inoltre, sottolineare che non solo il rito, ma anche la formula dell’imposizione, nel tempo, è cambiata: in origine era “ricordati che sei polvere e polvere ritornerai”, tratto dal libro della Genesi. Ancora oggi, inoltre, il Rito Ambrosiano differisce da quello Romano perché non prevede l’imposizione delle Ceneri e fa iniziare la Quaresima la domenica successiva.
La teologia biblica rivela un duplice significato dell'uso delle ceneri: da una parte abbiamo il suo significato della fragile e debole condizione umana. A riguardo, si deve far riferimento alla Genesi (capitolo 18) in cui troviamo Abramo che con queste parole si rivolge a Dio: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e ceneri”. Altro riferimento biblico, il libro di Giobbe che riconosce il limite della propria esistenza in questa frase: “Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere” (Gb 30,19). Dall’altra parte - è questo il secondo significato - è un signum esterno del penitente che, guardando il suo erroneo modo di agire, decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. In questo caso, non si può non fare riferimento all'episodio - contenuto nel libro di Giona - della conversione degli abitanti di Ninive : “I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere”.
Tra le più antiche usanze ve n’è una, in particolare, che coinvolge il pontefice stesso. Tradizionalmente l’imposizione delle ceneri sul capo del pontefice avveniva a Roma nella basilica di Sant'Anastasia al Palatino. Questo rito avveniva per mano del cardinale protovescovo. Per ben cinque secoli circa questa celebrazione si è svolta in silenzio. Abbiamo notizia di ciò nel “Appendix I” al “Vetus Missale Romanum monasticum Lateranense”: il testo è del cardinale Niccolò Maria Antonelli (1727): in queste pagine scopriamo che il rito era persino anteriore a papa Gregorio I (VI secolo). La frase pronunciata dal cardinale protovescovo era: “Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris”. Dalla basilica di Sant'Anastasia poi si incamminava una solenne processione penitenziale del pontefice con tutti i cardinali di Santa Romana Chiesa. Questa processione, arrivata alla vicina basilica di Santa Sabina, si fermava per poter dar modo al papa di celebrare la messa stazionale. Questo particolare percorso fu interrotto poi nel Settecento per poi essere ripreso da papa Giovanni XXIII nel 1962: in questo caso, però, apportando una modifica; la processione iniziava dalla chiesa benedettina di Sant'Anselmo, a poca distanza da Santa Sabina. Un antico rito, quello della processione papale che è continuato da quel 1962 fino a oggi.
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