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Il Papa: la Chiesa va sempre avanti sulla fede di Pietro

Vatican News Ansa/Vatican Media
Pubblicato il 23-08-2020

Francesco all'Angelus: 'Guardiamo l’altro con gli occhi stessi di Gesù'

La domanda che duemila anni fa il Figlio di Dio fece ai suoi discepoli oggi la sentiamo rivolta “a ciascuno di noi”: “Chi dite che io sia?”. E’ davvero “il centro della nostra vita e il fine di ogni nostro impegno nella Chiesa e nella società”, come proclamò Simone, chiamando Gesù “il Cristo, il Figlio del Dio vivente"? Papa Francesco, prima dell’Angelus di questa 21.ma domenica del tempo ordinario, rilegge per i fedeli in Piazza San Pietro e quelli collegati attraverso i media il Vangelo di Matteo proposto dalla liturgia, che “presenta il momento nel quale Pietro professa la sua fede in Gesù quale Messia e Figlio di Dio”.

Le domande di Gesù per far crescere i discepoli
E’ Gesù che provoca la confessione dell’Apostolo, ricorda il Papa, perché “vuole condurre i suoi discepoli a fare il passo decisivo nella loro relazione con Lui”. Quello dei Dodici, infatti, “è un cammino di educazione alla loro fede”. La prima domanda non è troppo impegnativa, spiega Francesco: “La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Si parla degli altri, e ci piace "spellare" gli altri, fare pettegolezzo, ma “è già richiesta la prospettiva della fede e non il pettegolezzo”. I discepoli rispondono che “Gesù di Nazaret era considerato un profeta”.

"Ma voi, chi dite che io sia?"
Con la seconda domanda, però, “Gesù li tocca sul vivo: ‘Ma voi, chi dite che io sia?’”, e li chiama a mettersi in gioco, manifestando il motivo per cui seguono il Maestro. Dopo qualche momento di esitazione, Simone con slancio dichiara: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Una risposta, commenta il Pontefice, “piena e luminosa”, che “non gli viene dal suo impulso, per quanto generoso" , dalla "sua cultura, quello che ha studiato", ma "è frutto della grazia del Padre, "è una grazia che dobbiamo chiedere".

Simone, la sua fede una “pietra” per costruire la Chiesa
Ma Gesù riconosce che Simone ha risposto con prontezza all’ispirazione della grazia “e quindi aggiunge, in tono solenne: ‘Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa’”. Gesù, chiosa Papa Francesco, fa capire così a Simone “il senso del nuovo nome che gli ha dato”. Perché “la fede che ha appena manifestato è la ‘pietra’ incrollabile sulla quale il Figlio di Dio vuole costruire la sua Chiesa, cioè la sua Comunità”.

Cristo è davvero il centro della nostra vita?
E oggi, sottolinea il Papa, “sentiamo rivolta a ciascuno di noi” la domanda di Gesù: “E voi, chi dite che io sia?”.

Si tratta di dare una risposta non teorica, ma che coinvolge la fede, cioè la vita, perché la fede è vita! Una risposta che richiede anche a noi, come ai primi discepoli, l’ascolto interiore della voce del Padre e la consonanza con quello che la Chiesa, raccolta attorno a Pietro, continua a proclamare. Si tratta di capire chi è per noi Cristo: se Lui è il centro della nostra vita e il fine di ogni nostro impegno nella Chiesa e nella società.

Una carità con gli occhi di Gesù e che vede Gesù
“È indispensabile e lodevole – chiarisce Francesco – che la pastorale delle nostre comunità sia aperta alle tante povertà ed emergenze. La carità è sempre la via maestra nel cammino di fede, verso la perfezione”.

Ma è necessario che le opere di solidarietà non distolgano dal contatto con il Signore Gesù. La carità cristiana non è semplice filantropia ma, da una parte, è guardare l’altro con gli occhi stessi di Gesù e, dall’altra, è vedere Gesù nel volto del povero. Questa è la strada vera della carità cristiana, con Gesù al centro.

Maria, modello di fiducia in Cristo che da’ senso alla vita
Maria, è la preghiera finale del Pontefice, “ci sia guida e modello nel cammino della fede in Cristo, e ci renda consapevoli che la fiducia in Lui dà senso pieno alla nostra carità e a tutta la nostra esistenza”.

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