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Il nome di Maria, la festa

Antonio Tarallo pixabay
Pubblicato il 12-09-2020

Un viaggio alla scoperta del nome di Maria. Le tradizioni popolari legati al culto della Vergine bambina

C’è un legame tra la festa che si è celebrata pochi giorni fa, quella della Natività di Maria e quella di oggi che vede protagonista un nome: il nome più importante per la Chiesa, dopo quello di Gesù. Il nome è semplice, soffuso, dolce: Maria.

Tre sono i principali significati del nomen di Maria. Il primo, “mare”: dall'ebraico Maryam, nome adatto ad esprimere la sovrabbondanza delle grazie sparse sopra di lei. Il mare è infinito, le onde si susseguono una dopo l’altra. Così le grazie che la Vergine concede ai propri figli. Il secondo, “amarezza”: precisamente come le era stato predetto, “Immenso come il mare è il tuo cordoglio”. La sua prossimità al Figlio, nel dolore, nell’angoscia della morte: è il calice amaro della Passione di Gesù. L’ultimo, il più “lucente” (ed è proprio il caso di dirlo) è quello di “stella”: con questo appellativo la Chiesa invoca la Vergine nel bellissimo inno “Ave, Maris Stella”. S. Bernardo, grande cultore della Vergine, scrive a riguardo: “Ella è la pura e gloriosa stella che sorge da Giacobbe ed illumina tutto il mondo; la sua luce brilla nei cieli e penetra negli abissi, percorre la terra, infiamma d'amor divino ogni cuore, suscita le virtù e distrugge il vizio. Ella è la candida e dolce stella dalla Provvidenza innalzata sopra il profondo mare dell'universo, per illuminarlo con lo splendore del suo esempio”.

La festa del “Santo nome di Maria” fu concessa dalla Santa Sede, nel 1513, ad una diocesi della Spagna, Cuenca. Soppressa da san Pio V, fu ripristinata da Sisto V e poi estesa nel 1671 al Regno di Napoli e a Milano. 12 settembre 1683. Giovanni III Sobieski con l’esercito polacco vince i Turchi che assediavano Vienna e minacciavano la cristianità. Così avviene che il Beato Innocenzo XI, per rendere grazie a tale avvenimento, estese la festa alla Chiesa universale e la fissò alla domenica fra l'Ottava della Natività. Il santo Papa Pio X la riportò al 12 settembre. Ora, comprendiamo bene il perchè le due feste siano strettamente connesse fra loro: nella Natività di Maria troviamo il seme della festa che stiamo celebrando oggi. Cerchiamo, dunque, di scovare alcune antiche tradizioni della festa di Maria Bambina. Immaginiamo solamente quante volte Anna e Gioacchino abbiano chiamato la piccola Bambina con quel nome, Maria.

La nascita della devozione a Maria Bambina, una devozione tutta francescana

Fra il 1720 e il 1730 - si narra - che una monaca francescana di Todi, suor Chiara Isabella Fornari, realizzò per devozione personale alcuni graziosi simulacri in cera di Maria neonata avvolta in fasce. La storia di tali statuette è davvero particolare, ricca di episodi che hanno quasi del “favolistico”, per narrazione e non certo per realtà storica. Una di queste effigi - nel 1739 - fu donata a mons. Alberico Simonetta. Alla morte di quest’ultimo, nel 1739, il manufatto andò alle suore Cappuccine di Santa Maria degli Angeli in Milano. Le suore ne propagandarono subito la devozione, che nel contesto ambrosiano trovò subito un terreno particolarmente fecondo. A causa delle soppressioni degli ordini religiosi, per volere dell’Imperatore Giuseppe II e in seguito di Napoleone, le Cappuccine trasportarono il simulacro al convento delle Agostiniane, poi dalle Canonichesse lateranensi, poi dal parroco don Luigi Bosisio, il quale lo consegnò all’Ospedale Ciceri di Milano nella persona di suor Teresa Bosio, superiora delle Suore della Carità di Lovere (Bergamo), congregazione religiosa fondata nel 1832 da santa Bartolomea Capitanio. Da allora il popolo prese l’uso di chiamare queste monache le «Suore di Maria Bambina», presenti in Milano dal marzo del 1842. Alla Natività di Maria è anche intitolata una congregazione di suore francescane spagnole.

Antonio Tarallo

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