Il diavolo apparve a Padre Pio con le sembianze di un cane
Dopo aver emesso i voti semplici
Nella vita di Padre Pio, le aggressioni del diavolo sono state numerose e pericolose. Uno dei periodi peggiori iniziò con dopo il noviziato. A raccontarlo è il libro “In lotta con il cosaccio” (edizioni Segno), di Marcello Stanzione e Francesco Guarino.
I VOTI DI PADRE PIO
Il noviziato si concluse con la professione dei voti semplici di obbedienza, povertà e castità, il 22 gennaio 1904. Fra Pio finalmente riuscì a superare la prova, ma una prova ancora più dura delle altre si avvicinava. Il diavolo, il malefico tentatore, per tutto l’anno di noviziato lo aveva turbato solo in parte, risparmiandogli le dure vessazioni. Solo in un episodio Satana cercò di confonderlo.
LA TENTAZIONE
Alcuni anni dopo, in una lettera indirizzata ad una sua figlia spirituale, così descrisse quella tentazione: «E io allora sentivo le due forze dentro di me, che si cozzavano tra loro e mi laceravano il cuore. Il mondo che mi voleva per sé e Dio che mi chiamava a nuova vita. Dio mio! Chi potrà ridire quell’interno martirio che in me si svolgeva?... Ti siano rese infinite lodi e ringraziamenti, o mio Dio. Ma tu, qui, mi nascondesti agli occhi di tutti, ma una missione grandissima avevi fin d’allora affidata al tuo figlio: missione che a Te e a me solo è nota. Mio Dio, Padre mio, come ho corrisposto a sì fatta missione? Sento internamente una voce che assiduamente mi dice: “Santificati e santifica”».
SANT’ELIA A PIANISI
Tre giorni dopo la professione, fra Pio, insieme a fra Anastasio da Roio, si trasferisce a Sant’Elia a Pianisi, dove, avrebbe studiato prima la retorica e poi la filosofia, vale a dire più o meno il ginnasio-liceo di oggi. Qui si applicò con diligenza e scrupolo agli studi, nonostante le sofferenze dovute alle precarie condizioni di salute che sin dalla giovane età resero tribolata la sua esistenza.
L’AGGUATO DEL DIAVOLO
Il nemico però era in agguato e vedeva crescere davanti a sé un avversario imbattibile che gli avrebbe strappato molte anime dalle mani, era ormai pronta ad infierire sul suo corpo. Qui, in questo convento, il diavolo torna a farsi vedere, dopo le apparizioni giovanili, sotto le sembianze di un cane nero.
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“E’ ISSO, E’ ISSO”
In un appunto di qualche anno dopo l’apparizione, fra Pio ci descrive il fatto: «Mi trovavo a Sant’Elia a Pianisi nel periodo di studio della filosofia. La mia cella era la penultima del corridoio che gira dietro la chiesa, all’altezza della nicchia dell’Immacolata che domina il prospetto dell’altar maggiore. Una notte d’estate, dopo la recita del mattutino, avevo la finestra e la porta aperte per il gran caldo, quando sentii dei rumori che mi sembravano provenire dalla cella vicina. Che cosa farà a quest’ora fra Anastasio? Mi domandai. Pensando che vegliasse in orazione, mi misi a recitare il Santo Rosario. C’era infatti fra noi due una sfida a chi pregasse di più e io non volevo rimanere indietro. Continuando però questi rumori, anzi diventando più insistenti, volli chiamare il confratello».
«Si sentiva intanto un forte odore di zolfo. Mi spinsi dalla finestra per chiamare: le due finestre, la mia e quella di fra Anastasio, erano così ravvicinate che ci si poteva scambiare i libri o altro allungando la mano. “Fr. Anastasio, fra Anastasio...” cercai di chiamare senza alzare troppo la voce. Non ottenendo nessuna risposta mi ritirai, ma con terrore dalla porta vidi entrare un grosso cane dalla cui bocca usciva tanto fumo. Cadi riverso sul letto e udii che diceva: “È isso, è isso!”. Mentre ero in quella positura vidi l’animalaccio spiccare un salto sul davanzale della finestra, da qui lanciarsi sul tetto di fronte, per poi sparire».
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