fede

Il 'buon segretario' di Padre Pio

Gelsomino Del Guercio
Pubblicato il 01-01-2022

L'angelo custode accompagnava il frate cappuccino in tutta la giornata

Padre Pio aveva un rapporto particolare con il suo angelo custode. Molti ricordano che amava chiamarlo, con tono confidenziale, “angiolino”. Meno noto è che il frate cappuccino si rivolgeva al suo angelo con un altro “soprannome”. Cioè “buon segretario”. 

LA SVEGLIA DEL “SEGRETARIO”

Il segretario, scrive Marcello Stanzione nel libro “Padre Pio e gli spiriti celesti”, edito da Mimep Docete, è colui che assiste un’altra persona nello svolgimento di un’attività, organizza per lui appuntamenti, sistema carte, e altro ancora. Il segretario di Padre Pio inizia il suo lavoro, una attività, organizza per lui appuntamenti, sistema carte, e altro ancora. Il segretario di Padre Pio inizia il suo lavoro di buon mattino, quando sveglia il suo protetto per cantare insieme le lodi al Signore.

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LA NOTTE

Questo ruolo dell’angelo è testimoniato dagli scritti di Padre Pio.  «La notte [...] dormo in un sorriso di dolce beatitudine [...] aspettando che il mio piccolo compagno della mia infanzia venga a svegliarmi e così sciogliere insieme le lodi mattutine al diletto dei nostri cuori».

LE ESTASI

Ed è sempre il “buon segretario” che durante le estasi, se qualcuno lo cerca, lo richiama subito alla realtà: «...Ah chi mi chiama?... angelo mio lasciamo stare con Gesù [...]. Ma, Gesù mio, dimmi una cosa: quando il Guardiano mi chiama, chi mi bussa?... Ah, sei tu, Angiolino?».

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LE CONFESSIONI

L’angelo custode, però, aiuta Padre Pio soprattutto nel suo ministero. In particolare nelle sue numerose ed onerose iniziative pastorali, spesso umanamente impossibili da realizzare. Spesso gli preannuncia il contenuto della confessione dei suoi figli spirituali e gli offre consigli su come rivolgersi ad essi. 

IL DONO DELLE LINGUE

In una lettera del 20 settembre 1912 al suo direttore spirituale, Padre Agostino da San Marco in Lamis, Padre Pio rivelò il ruolo del “buon segretario” in relazione al cosiddetto “dono delle lingue” che ebbe il frate con le stigmate.  «I celesti personaggi non cessano di visitarmi e farmi pregustare l’ebbrezza dei beati. E se la missione del nostro angelo custode è grande, quella del mio è di certo più grande, dovendomi fare anche da maestro nella spiegazione di altre lingue». (Rivista San Francesco - clicca qui per scoprire come abbonarti)

 

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