religione

I nostri frati in Kenya e in Uganda: la sua benedizione ci aiuta a continuare in nostro operato.

Flavio Versace
Pubblicato il 30-11--0001

Padre Kazimier Szulc è il Custode provinciale dei frati francescani in Kenya. L'abbiamo intervistato telefonicamente per chiedergli alcune notizie sulla visita di Papa Francesco a Nairobi e sull'attesa del popolo africano a questo importante evento. 

Buongiorno padre Kazimier. Come state vivendo la visita di Papa Francesco?
Vedo molta attesa per questa visita. Molta gente sta’ raggiungendo Nairobi per vedere Papa Francesco.
Sono già alcune settimane che ci stiamo preparando alla visita del Santo Padre. Non solo noi ma anche il Governo che si sta occupando di gestire al meglio l’organizzazione nei luoghi che verranno visitati da Papa Francesco.
Proprio oggi abbiamo avuto un meeting riguardante le celebrazioni eucaristiche, indicandoci come comportarci, come muoverci visto che sono previste all’incirca 1 milione di persone in Nairobi…abbastanza.

Incontrerete Papa Francesco? Cosa gli chiederete?
Tutti i religiosi riceveranno un ticket per poter celebrare la messa con il Santo Padre e successivamente ci sarà un meeting con lui.
Non lo so ancora se avrò l’opportunità di parlargli personalmente ma se potessi parlargli, gli chiederei solamente una benedizione per tutti i francescani coinvolti in Kenya in tutte quelle attività sociali utili a portare pace e riconciliazione, visto che dopo le elezioni in Kenya molte persone si rivolgono a noi in cerca di aiuto morale. Anche solo la sua benedizione, il suo supporto, ci aiuterebbe a continuare in nostro operato in maniera efficiente.

La scorsa settimana a Parigi c’è stato un terribile evento. Il mondo cattolico (e non solo) è preoccupato di questo viaggio del Papa in Italia. Ci può dire qualcosa in merito?
Per ora c’è un clima pacifico benché, ogni tanto, ci sono attacchi terroristici. Il Governo però sta operando per rendere tutto molto sicuro. C’è molta polizia. Soprattutto quando Papa Francesca sarà qui, la città sarà “chiusa”; non si potrà circolare con la macchina; ci saranno dei checkpoint dove le persone verranno controllate.
Il Governo sta’ veramente svolgendo un gran lavoro di sicurezza.

I frati francescani sono mai stai minacciati da gruppi terroristici o da gruppi separatisti in Kenya?
Finora non abbiamo mai ricevuto minacce, né siamo stati attaccati. I terroristi si concentrano maggiormente nei luoghi affollati e sui centri di potere per creare disorientamento. La nostra parrocchia, le nostre attività sono abbastanza al sicuro.  Qualche rischio si crea nei momenti dei meeting nazionali che periodicamente organizziamo ma, anche in quel caso, la polizia locale e nazionale è presente.
Sono sicuro che anche San Francesco ci protegge.

In Kenya ci sono molte religioni. Come si vive questa situazione?
In Kenya c’è molta tolleranza. In alcune famiglie ci sono differenti credi e tutto funziona nel migliore dei modi.
C’è una certa armonia: i cristiani non interferiscono su come i musulmani conducono la loro vita e viceversa. Potrebbe essere per rispetto o per paura ma di certo non si vede tensione.
Nel nostro santuario nazionale, Mary Mother of God, ai meeting partecipano anche i musulmani, esponenti di altre religioni e atei, proprio per cercare maggior sinergia e coesione nel popolo keniota.

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