fede

Fra Marco: La nascita di un bimbo scatena la luce

Fra Marco Moroni Mauro Berti
Pubblicato il 25-12-2021

L'omelia del Custode per la Santa Messa di Natale

La cappa di nuvoloni neri che oggi per tutto pomeriggio e la serata ha coperto, incombente, la nostra città di Assisi, non sembra profezia di giornate luminose e serene e forse non ci aiuta ad introdurci alla gioia di questa notte. In fondo, più che a una Vigilia di Natale potrebbe ricondurci al Venerdì Santo, quando si fece buio su tutta la terra e l’Uomo della Croce consegnò lo spirito. Questa cappa di nuvoloni neri sembra la rappresentazione meteorologica della situazione sanitaria che stiamo attraversando, con la caligine di questo virus che torna a far sentire la sua presenza soffocante e ad occupare i pensieri, i ragionamenti, la vita stessa. Forse rappresenta anche l’esistenza di tante donne e uomini oppressi da sofferenze di vario genere, schiacciati dalla fame e dalla povertà, dai conflitti che sempre imperversano, da regimi totalitari e dalle pandemie dell’economia, emarginati dalla cultura dello scarto che esclude quanti non ce la fanno. Più in profondità può rappresentare anche i nostri animi, quando sono gravati dal peccato e da tante forme di egoismo e di chiusura, da grettezze e meschinità. Anche Isaia, nella prima lettura di questa notte, parla di un popolo che camminava nelle tenebre, in terra tenebrosa, ma subito dice che su questo popolo rifulse una luce, una grande luce. E allora il suo parlare diventa espressione di gioia, di esultanza, annuncio di liberazione, perché, dice, «un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio». Sì, la nascita di un bimbo scatena la luce, cambia le sorti di tutti. Un bambino, un semplice bambino, come dicono gli angeli ai pastori. «Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Quei pastori andranno senza indugio e non vedranno altro che un bimbo con la sua povera madre. Ma sentiranno che dentro di loro, grazie a quel bambino, qualcosa è cambiato e che con un animo diverso potranno affrontare la notte, tanto che se ne andranno glorificando Dio. Per questo noi siamo qui, nell’oscurità della notte, delle nostre notti e delle notti del mondo, per riconoscere la presenza di Gesù, il figlio amato, e per tornarcene, come i pastori, glorificando Dio. Siamo qui perché sappiamo che quel bambino che porta la gioia e la luce, Gesù il figlio amato, è Colui che risorgerà il terzo giorno, dopo il Venerdì Santo, e anche in quel caso sarà annunciato dagli angeli presso la tomba vuota. Siamo qui perché crediamo fermamente che è lui, Gesù, il figlio amato, a rischiarare ogni tenebra, a farsi compagno nelle nostre solitudini, a consolarci nelle nostre delusioni, a lenire le nostre piaghe, ad asciugare le lacrime di tante persone afflitte dal male, a incoraggiare chi è smarrito, a risollevare chi è caduto, a dire la parola del perdono, ad aprire a tutti inedite possibilità di futuro. Siamo qui perché riconosciamo che tutto questo può avvenire ancora in questo mondo attraverso di noi, figli amati, chiamati ad essere anche noi, come Gesù, il figlio amato, luce, compagnia, sollievo, perdono. Per questo, fratelli e sorelle, siamo qui, e anche se le previsioni meteorologiche continuano a preannunciare una cappa di nuvoloni neri, sappiamo che in Gesù, figlio amato, riceviamo grazia, luce e forza per rischiarare le notti del mondo.

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