Mattarella, fraternità universale di Francesco non è utopia, ma impegno di pace
Consegna della Lampada della Pace - 14.12.2019
Il discorso del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
Ringrazio molto il Sacro Convento per la Lampada della Pace. Ne interpreto la consegna e il significato come un riconoscimento all’Italia. La Repubblica, nel rispetto e in coerenza con la sua Costituzione, ha sempre costantemente e attivamente ricercato la pace. L’ha fatto e lo fa con i Paesi vicini. I confini territoriali del nostro Paese anche dove decenni e decenni addietro si vedevano scontri ed episodi di crudeltà sono oggi luoghi di incontro, punti di pace di amicizia, di collaborazione attiva per il comune futuro.
La scelta storica dell’integrazione europea che ha consentito al nostro continente per secoli attraversato da guerre cruente e feroci, di porre insieme il futuro dei suoi popoli. Questo porre in comune il futuro dei popoli europei è stata ed è una grande costruzione di pace.
L’italia sviluppa la pace e la persegue non soltanto nei rapporti con gli altri Paesi, vicini e lontani, ma collabora attivamente per promuovere la pace dove non c’è in ogni parte del mondo, anche in Paesi lontani, per promuovere la pace dove non c’è e consolidarla dove esiste.
Lo fa con la sua azione politica, con la sua attività diplomatica, con le missioni dei suoi militari. In luoghi molto lontani come Timor Est, in luoghi meno distanti come il Libano, da anni l’Italia svolge una attiva e impegnata politica per la pace nel mondo. E ve ne è grande bisogno, in una stagione, in un periodo in cui si assiste a numerosi e gravi conflitti e focolai di guerra regionali, a contrasti crudeli e scontri crudeli a carattere etnico o per motivi pseudo-religiosi, in un periodo in cui rischiano di venir meno i limiti agli armamenti nucleari e in cui si vedono sviluppare armamenti in tante parti del mondo, vi è bisogno di un grande impegno per la pace, di una grande educazione alla pace.
Io credo di poter dire qui, nella casa di san Francesco, che quest’educazione ha un punto di partenza e si può esprimere con un semplice termine: “insieme”, conoscersi, rispettarsi, apprezzarsi, operare insieme per il comune progresso. Quest’anno ricorrono 800 anni dal viaggio di Francesco presso il Sultano d’Egitto. Quello non fu il gesto visionario di un sognatore, ma è stato un gesto profetico di chi ha compreso che quello è l’approdo per costruire la pace. E tanto più quest’oggi, sono passati tanti secoli, perché si comprendesse finalmente che quella del dialogo dell’incontrarsi, del conoscersi, del parlarsi è la strada per la pace. Tanto più in un mondo così interdipendente, sempre più interdipendente in cui sono venute meno le distanze tra le sue parti e suoi continenti, quello di costruire insieme il futuro è il vero tessuto della pace.
Ma vorrei richiamare, rammentare che la nostra Costituzione non si limita a un fondamentale richiamo alla pace in sede internazionale fra le nazioni e fra gli Stati, con il suo articolo 11.
Ma dall’articolo 2, in tutto il tessuto del suo percorso, la Costituzione richiama, esorta, sollecita alla pace interna al nostro Paese. E gli italiani non possono che essere particolarmente sensibili e attenti a questo tema, a questo altro fronte della pace, non potendo dimenticare la stagione drammatica e triste del terrorismo, ben conoscendo le conseguenze nefaste di lacerazioni profonde. È una scelta di grande sagacia quella della nostra Costituzione che disegna in tutta la sua architettura un modello di Paese che si senta comunità di vita.
E quindi, padre Custode, il saluto di Francesco che lei poc’anzi ha rammentato, “il Signore vi dia pace” non è solo un’invocazione, ma è anche un impegno, per ciascuna persona nel proprio ambiente, per ciascuno Stato nella comunità internazionale. perché come ha ricordato al termine del suo intervento, il sogno di Francesco e di questa comunità del Sacro Convento e della fraternità universale non è utopia, ma un approdo verso cui e per il quale operare, verso cui tendere, conoscendo le difficoltà che si frappongono, che sono grandi, ma con la consapevolezza che quello è l’approdo per la pace e per lo sviluppo del mondo. Non è utopia, ma un approdo da costruire con convinzione, con determinazione e con grande consapevolezza. È lo spirito che qui si respira e che per l’Italia è un punto di riferimento. Grazia padre Custode.
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