Viaggio apostolico di Papa Francesco in Romania: sette nuovi beati e dialogo ecumenico
Papa Francesco è impegnato nel 30esimo viaggio apostolico del Pontefice, il quinto internazionale del 2019.
Nel 1999 Giovanni Paolo II recandosi in Romania dovette limitarsi a visitare la capitale Bucarest. Per diversi motivi non poté viaggiare nelle zone con una presenza cattolica più consistente. Ora papa Francesco in qualche modo “completa” quanto iniziato da papa Wojtyla. Da venerdì a domenica infatti, in tre soli giorni, farà tappa anche nella Transilvania popolata da cattolici sia romeni di rito bizantino che latini di rito latino, e visiterà anche Iasi, la capitale culturale della Romania, nella regione della Moldavia, dove è concentrata la maggioranza dei cattolici romeni di rito latino.
Una visita ricca di appuntamenti e che avrà un momento forte, domenica a Blaj, nelle cerimonia di beatificazione di sette vescovi greco-cattolici martirizzati sotto il regime comunista. Particolarmente significativo sarà poi l’incontro con il patriarca Daniel e la visita alla monumentale Cattedrale ortodossa (Giovanni Paolo II nel ’99 donò 200mila dollari per la sua costruzione) dove il Pontefice - al contrario di quanto accaduto in Bulgaria - potrà pregare il Padre Nostro. Segno del positivo “clima ecumenico” in Romania, nonostante non sia stata ancora risolta, se non in piccola parte, la questione dei beni ecclesiastici di cui venne spogliata la Chiesa greco-cattolica quando nel 1948 su ordine di Stalin venne dichiarata fuorilegge. Il “portavoce” vaticano ad interim Alessandro Gisotti nel consueto briefing in preparazione del viaggio, ha precisato che non sono in agenda interventi pubblici su questo tema che rimane comunque «una ferita del passato ancora presente».
La Romania conta 19,6 milioni di abitanti: l’89% di etnia romena, il 7% ungheresi, il 2% rom e l’1% tedeschi. I cattolici sono il 7%, gli ortodossi l’87%.
Nel suo breve e intenso Messaggio diffuso martedì papa Francesco ha detto che si appresta a visitarla come «pellegrino» e «fratello». Esortando , come si legge nel motto della visita, a «camminare insieme» in modo da lasciar «cadere le barriere che ci separano dagli altri».
«Il Papa – ha spiegato il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin – sarà lì per proporre il programma che sta nel motto, cioè camminare insieme e soprattutto con la sua presenza nel santuario mariano l’invito è superare le divisioni, anche storiche che ci sono state per trovare quello che ci accomuna e soprattutto dal nostro punto di vista la fede che ci accomuna». Il riferimento del porporato è agli antichi contrasti tra romeni e ungheresi per il dominio della Transilvania e al Santuario di Sumuleu Ciuc, meta storica di pellegrinaggio per i cattolici di lingua magiara, dove è attesa anche la presenza - ma come semplice fedele - del presidente ungherese.
Papa Francesco verrà accolto in Romania da un presidente di etnia tedesca e confessione luterana, Klaus Iohannis, che però ha una moglie cattolica. E terminerà la sua visita incontrando la comunità rom nell’antico quartiere di Barbu Lautaru a Blaj. La visita del Pontefice infine ha una particolare rilevanza anche perché cade a pochi giorni dalle elezioni per il Parlamento di Strasburgo e la Romania chiude a giugno il semestre di presidenza del Consiglio d’Europa. Papa Francesco farà, in italiano, otto interventi: tre discorsi, tre omelie e due saluti. Del seguito papale faranno parte i cardinali Parolin, Leonardo Sandri, Kurt Koch e Angelo Becciu.
Gianni Cardinale, Avvenire
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