Siria, si aggrava la situazione umanitaria nel nord del Paese
La comunità internazionale studia le contromisure per fermare gli attacchi della Turchia nel nord-est della Siria
L’Europa va verso il blocco delle esportazioni di armamenti alla Turchia. L’iniziativa è di Germania, Francia e Italia. Oltreoceano il presidente americano, Donald Trump, ha dato il via libera a sanzioni contro Ankara. Il capo della Casa Bianca ha inviato poi il vicepresidente Mike Pence nel Paese, per trattare un immediato cessate il fuoco. Intanto, l’avanzata delle truppe turche prosegue e minaccia la città di Kobane da poco lasciata dalle forze Usa. Sullo sfondo sempre il timore della ripresa delle azioni terroristiche da parte di circa 800 jihadisti fuggiti dalle carceri curde. Infine, sul fronte umanitario, l’Unicef denuncia le drammatiche condizioni dei minori. Secondo Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, la situazione si fa sempre più drammatica, dato che è presumibile che ci sia una reazione alle operazioni turche da parte della Siria, appoggiata da forze russe.
La Caritas in prima linea per aiutare la popolazione siriana
Sono almeno 150 mila i civili intrappolati nell’area di confine sotto attacco delle forze turche, costrette a lasciare le loro abitazioni e le stime sono in costante aumento. Tutto questo in una Siria che, dopo 9 anni di guerra, già conta oltre 11 milioni tra sfollati interni e rifugiati. Altrettante le persone che necessitano di assistenza umanitaria, di cui oltre 1 milione nell’area nord orientale colpita da questa nuova crisi. La rete Caritas si è subito attivata. In particolare Caritas Siria, con il sostegno di Caritas Italiana e di altre Caritas estere, sta allestendo alcuni centri di accoglienza per gli sfollati, che si stanno riversando in gran numero nell’area di Hassake. Caritas esorta tutte le autorità alla protezione dei civili e che sia loro consentito l’accesso sicuro e senza ostacoli agli aiuti umanitari. Paolo Beccegato, vicedirettore di Caritas Italiana, mette in evidenza il grande impegno umanitario che, dall’inizio del conflitto siriano e ancor più in questi giorni, l’organizzazione porta avanti.
La vicinanza della Chiesa al dramma dei siriani
Dopo l’appello di Papa Francesco all’ultimo Angelus domenicale, in cui il Pontefice ha esortato le parti in conflitto a risolvere qualsiasi frizione attraverso un dialogo sincero, onesto e trasparente, le Chiese locale ancor di più hanno abbracciato il dramma della gente che vive nelle zone sotto attacco. Ecco la testimonianza di mons. Jean Clement Jeanbart, arcivescovo greco-melchita di Aleppo, intervistato da Cyprien Viet:
“Ci siamo molto preoccupati quando abbiamo saputo dell’incursione turca alle nostre frontiere, per i nostri cristiani, ma anche per gli altri; ma in modo particolare per i cristiani, perché il nostro Paese e l’intera regione già per 4 secoli è stata occupata. Ieri c’è stato un avvenimento: l’entrata dell’esercito siriano a Hassaké, una città che si trova in mezzo alla zona occupata dai curdi. C’è un compromesso tra il movimento curdo e il governo di Damasco, ma bisogna aspettare le prossime 24 - 48 ore per capire se si tratti di un’intesa solida. Speriamo che finalmente tutti i siriani si uniscano per liberare il Paese e dare la libertà a tutte le persone, che siano cristiani, curdi o musulmani, affinché possano tornare a vivere in questo Paese come facevano prima: tutti insieme e con quella sicurezza che manca negli ultimi anni”.
Giancarlo La Vella - Vatican News
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