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Papa: oggi si gioca con missili e bombe

Salvatore Cernuzio Ansa - VATICAN MEDIA HANDOUT
Pubblicato il 04-11-2022

Chi crede in Dio dice "no" alla guerra

Fuoco, missili, bombe, armi, pianti, morte, cenere, odio. Dopo due “tremende guerre mondiali” e una guerra fredda che per decenni “ha tenuto il mondo con il fiato sospeso”, e mentre conflitti “disastrosi” si combattono ovunque, il mondo si trova di nuovo “in bilico sull’orlo di un fragile equilibrio”. Le religioni devono allora agire, unirsi, incontrarsi nel nome di quel Dio il cui nome è “pace” e “condannare e isolare i violenti che ne abusano il nome”, come pure interrompere il sostegno ai movimenti terroristici attraverso il rifornimento di denaro, armi, copertura mediatica.

Dalla Piazza Al-Fida’ nel Sakhir Royal Palace di Awali, in Bahrein, si eleva al cielo la voce del Papa che lancia un nuovo accorato appello "perché si ponga fine alla guerra in Ucraina e si avviino seri negoziati di pace". Nel giardino dell’umanità, anziché curare l’insieme, si gioca con il fuoco, con missili e bombe, con armi che provocano pianto e morte, ricoprendo la casa comune di cenere e odio.

Autorità religiose da tutto il mondo
Francesco pronuncia il suo appello solenne a conclusione del Bahrain Forum for Dialogue: East and West for Human Coexistence, l’evento sul dialogo patrocinato dal re Hamad bin Isa Al Khalifa, principale motivo della visita del Pontefice in terra bahrenita. Il Papa, al suo secondo giorno di viaggio, giunge al Palazzo con una Fiat 500 bianca, tra squilli di tromba e scortato da cavalleggeri in divisa rossa. Rossa è pure la moquette che traccia il tragitto fino al palco che Francesco raggiunge in sedia a rotelle, mentre elicotteri fanno volare le bandiere del Regno del Bahrein e della Città del Vaticano. In piedi, affiancato dal re, compie il gesto simbolico di annaffiare l'"Albero della vita".

Sedute accanto al Papa ci sono autorità religiose e civili di tutto il mondo. È presente il “caro fratello” Al-Tayyeb, il grande imam di Al-Azhar che Francesco incontrerà per la sesta volta, privatamente, oggi pomeriggio. È presente pure l’altro “caro fratello”, Bartolomeo, il patriarca ecumenico di Costantinopoli, legato a Jorge Mario Bergoglio da un solido rapporto di stima e amicizia.

Il paradosso del mondo di oggi
Il Forum si è aperto ieri con una serie di interventi, tutti volti a ribadire la volontà comune e la necessità dettata dalle urgenze del presente di costruire ponti di dialogo tra i leader delle religioni, delle culture e dei media. Oggi il turno del Vescovo di Roma che, in un intervento lungo e corposo, implora soluzioni pacifiche per una crisi globale, alla radice della quale - dice - c’è un “paradosso”:
Mentre la maggior parte della popolazione mondiale si trova unita dalle stesse difficoltà, afflitta da gravi crisi alimentari, ecologiche e pandemiche, nonché da un’ingiustizia planetaria sempre più scandalosa, pochi potenti si concentrano in una lotta risoluta per interessi di parte, riesumando linguaggi obsoleti, ridisegnando zone d’influenza e blocchi contrapposti.

Più divisi che uniti
Proprio le divisioni feriscono il mondo odierno: “Viviamo tempi in cui l’umanità, connessa come mai prima, risulta molto più divisa che unita”, riflette il Papa. Invoca l’unità, prendendo spunto dall’etimologia della nazione che lo accoglie: Bahrein, “due mari”. “Come le acque del mare”, leader religiosi e civili sono chiamati a mettere in contatto terre e popoli, esorta.

Ma sempre i “due mari” si riferiscono alle acque dolci delle sorgenti sottomarine e a quelle salmastre del Golfo. Esattamente così è oggi il mondo:
Da una parte il mare calmo e dolce della convivenza comune, dall’altra quello amaro dell’indifferenza, funestato da scontri e agitato da venti di guerra, con le sue onde distruttrici sempre più tumultuose, che rischiano di travolgere tutti. E, purtroppo, Oriente e Occidente assomigliano sempre più a due mari contrapposti.

La rotta dell'incontro, non quella dello scontro
“Noi invece – dice Francesco ai partecipanti al Forum - siamo qui insieme perché intendiamo navigare nello stesso mare, scegliendo la rotta dell’incontro anziché quella dello scontro”.

Queste sono le amare conseguenze, se si continuano ad accentuare le opposizioni senza riscoprire la comprensione, se si persiste nell’imposizione risoluta dei propri modelli e delle proprie visioni dispotiche, imperialiste, nazionaliste e populiste, se non ci si interessa alla cultura dell’altro, se non si presta ascolto al grido della gente comune e alla voce dei poveri, se non si smette di distinguere in modo manicheo chi è buono e chi cattivo…

Oriente e Occidente insieme per il bene di tutti
In un mondo globalizzato “si va avanti solo remando insieme”, mentre “navigando da soli, si va alla deriva”, insiste il Pontefice, che esorta a guardare al Documento sulla Fratellanza umana firmato nel 2019 ad Abu Dhabi: “Siamo qui, credenti in Dio e nei fratelli, per respingere il pensiero isolante, quel modo di vedere la realtà che ignora il mare unico dell’umanità per focalizzarsi solo sulle proprie correnti”. Ancora una metafora per indicare, però, obiettivi concreti. Il primo è “che le liti tra Oriente e Occidente si ricompongano per il bene di tutti, senza distrarre l’attenzione da un altro divario in costante e drammatica crescita, quello tra Nord e Sud del mondo”.

L’emergere dei conflitti non faccia perdere di vista le tragedie latenti dell’umanità, come la catastrofe delle disuguaglianze, per cui la maggior parte delle persone che popolano la Terra sperimenta un’ingiustizia senza precedenti, la vergognosa piaga della fame e la sventura dei cambiamenti climatici, segno della mancanza di cura verso la casa comune.

Pregare per purificarsi da egoismo e chiusure
Ai capi delle diverse confessioni spetta una triplice sfida. Anzitutto la preghiera, “fondamentale per purificarci dall’egoismo, dalla chiusura, dall’autoreferenzialità, dalle falsità e dall’ingiustizia”.

Chi prega, riceve nel cuore la pace e non può che farsene testimone e messaggero; e invitare, anzitutto attraverso l’esempio, i propri simili a non diventare ostaggi di un paganesimo che riduce l’essere umano a ciò che vende, compra o con cui si diverte, ma a riscoprire la dignità infinita che ciascuno porta impressa. (Vatican News)

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