L'anniversario. Il 31 agosto 1994 l'IRA depose le armi
Sono passati 25 anni dal 31 agosto del 1994, giorno in cui l’IRA (Irish Republic Army) depose le armi mettendo fine ad una lunga guerra civile “a bassa intensità”. E’ importante ricordare questa giornata, sia per fare memoria della fine di uno degli ultimi conflitti che ha insanguinato l’Europa, sia perché oggi, a causa della Brexit, la questione del confine tra Irlanda ed Irlanda del Nord è diventato un tema di strettissima attualità, oserei dire al momento il problema del confine irlandese è quello che sta bloccando il cammino dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.
Andiamo con ordine. Genericamente si identifica con il termine “trouble” il lungo periodo di guerra a bassa intensità che si è svolta tra gli anni 60 e gli anni 90 del secolo scorso in Irlanda del Nord, tra gli Unionisti, tendenzialmente protestanti, legati alla Gran Bretagna, ed i nazionalisti, tendenzialmente cattolici, legati alla Repubblica d’Irlanda. Bisogna subito fare un passo indietro. L’Irlanda, indipendente grossomodo per gran parte della sua storia, viene inglobata nel 1800 nel Regno Unito, ma tra il 1919 ed il 1922, attraverso la guerra di indipendenza irlandese, il paese riconquista la propria sovranità (tutta la storia è ben raccontata dal film “Michael Collins”, splendidamente interpretato da Liam Neeson).
Il problema è che in oltre 120 anni di occupazione britannica, specie nel nord dell’isola si sono insediate molte famiglie protestanti provenienti dall’Inghilterra. Per farla breve, nel 1922 nasce la Repubblica di Irlanda, ma 6 contee decidono di staccarsi e di creare l’Irlanda del Nord, legata alla Gran Bretagna.
Due sono le città “simbolo” della guerra Nord-Irlandese: Derry e Belfast. Nella cattolica Derry, il 30 gennaio 1972, avviene il cosiddetto “Sunday Bloody Sunday”, reso celebre dalla splendida canzone degli U2: durante una marcia per i diritti civili, i paracadutisti inglesi spararono ed uccisero ben 14 persone. Questo evento, insieme ad altri atti particolarmente crudeli da parte delle truppe inglesi, diede forza e sostegno popolare all’Ira, che, va detto, ha sempre ricambiato tali “cortesie” compiendo attentati in Gran Bretagna colpendo senza distinzione militari e civili.
Sarebbe qui troppo lungo sintetizzare cause e ragioni delle singole parti, sostanzialmente a porre le basi per il cessate il fuoco è sia la volontà britannica di porre fine al conflitto, sia il prevalere, in campo nord-irlandase, dell’ala politica del Sinn Fein su quella militare dell’Ira. Il 31 Agosto del 1994 si arriva al sospirato cessate il fuoco, che tranne rarissimi episodi di tensione è stato rispettato da entrambe le parti in lotta. Qui entra in gioco l’Unione Europea e la Brexit.
Sono stato in Irlanda alcuni anni fa, ho preso il treno da Dublino, capitale dell’Irlanda, ed in 2 ore sono arrivato a Belfast, la città nord-irlandese famosa per i murales che raccontano le drammatiche vicende della guerra nord-irlandese. Sul treno nessuno mi ha controllato i documenti, non ho attraversato alcun confine, onestamente se non era per la moneta (a Dublino si paga in euro, a Belfast in sterline) non mi sarei neppure accorto di essere entrato in un altro paese. Come mai? Perché essendo entrambe le nazioni parte dell’Unione Europea, grazie agli accordi di Shengen esiste la libera circolazione dei confini. Insomma, prima della Brexit (anzi, tutt’oggi, in attesa che la Brexit venga portata a termine), la comune appartenenza europea aveva in qualche modo riunito l’isola divisa.
Ora, uno dei nodi della Brexit è appunto il fatto che il confine tra Irlanda e Nord-Irlanda, dovrebbe diventare il confine tra l’Unione Europea ed uno stato esterno all’Unione, non so, come il confine tra Polonia e Russia. Si tratterebbe inoltre dell’unico confine “forzato” del continente, e come è facile immaginare il ripristino di dazi e dogane metterebbe in grande difficoltà sia l’Irlanda che i “cugini” del Nord, ormai abituati ad un continuo e proficuo scambio commerciale. Attualmente, la Brexit è prevista per il 31 ottobre del 2019, e l’attuale Premier Britannico Boris Johnson è un fautore della cosiddetta Hard Brexit, una sorta di uscita senza paracadute, senza accordi commerciali con l’Unione Europea. E’ proprio di questi giorni la notizia della sospensione dei lavori parlamentari in Gran Bretagna, una mossa, secondo le opposizioni, voluta dal Premier Britannico per impedire atti parlamentari volti a spingere la Gran Bretagna a trattative più stringenti con Bruxelles.
Difficile fare previsioni, certamente la Brexit sarebbe un danno per l’Irlanda ma anche per l’Irlanda del Nord, due terre con una storia contrastata che anche grazie all’Unione Europea avevano trovato un pacifico equilibrio.
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