esteri

Da Expo Dubai le voci silenziose del mondo contro la guerra

Padre Enzo Fortunato Huffington Post
Pubblicato il 31-03-2022

Il padiglione dell'Ucraina è letteralmente tappezzato post-it

Già rinviata per la pandemia, l’Esposizione Universale di Dubai 2020, che ha aperto il primo ottobre, chiude oggi 31 marzo. Si è trattato del primo Expo tenutosi in un Paese arabo in un’area che include Medio Oriente, Nord Africa, Asia meridionale. Dedicata a tre parole chiave del nostro presente e futuro – Opportunità, Mobilità e Sosteibilità –, l’esibizione si articola in 191 padiglioni in cui i paesi partecipanti declinano questi temi attraverso idee, progetti, modelli esemplari e innovativi nel campo delle infrastrutture materiali e immateriali.

Nessuno avrebbe immaginato, tuttavia, che l’ultimo mese l’evento potesse svolgersi durante l’invasione di uno stato sovrano da parte di una delle più grandi potenze mondiali. Ed è con sentimenti contrastanti che ho visitato alcuni padiglioni: se l’Expo è pensato per immaginare, progettare e costruire insieme un mondo migliore, perché c’è chi ancora vuole distruggerlo, annientarlo, riportarlo indietro nella storia? Mi precipito allora al padiglione dell’Ucraina.

Si viene accolti da uno dei simboli di quel Paese, come tutti abbiamo imparato in questi giorni. Il grano. L’Ucraina (con la Russia) rappresenta il 29% delle esportazioni globali di grano, in grado di sfamare circa tra i 600 e gli 800 milioni di persone, collocate soprattutto in Africa, Asia e Medio Oriente. Una crisi delle esportazioni produrrebbe effetti devastanti, soprattutto per i più poveri: ed è soltanto uno degli effetti insensati di questa guerra. Penso proprio ai più poveri che, come ricordava Gandhi, "hanno così tanta fame, che Dio non può apparire loro se non in forma di pane". Ma proprio mentre ripenso ai profughi ucraini, alle terribili privazioni che stanno vivendo in questi giorni, alla loro incredibile dignità nel dolore, mi accorgo di non essere solo.

Alzo la testa e noto che l’intero padiglione è letteralmente tappezzato da biglietti colorati e post-it, in gran parte con i colori della bandiera nazionale giallo-blu, che esprimono un pensiero, un incoraggiamento, una speranza per l’Ucraina. In tutte le lingue del mondo, scritti dai visitatori dell’Expo, testimoniano di una solidarietà autentica e commovente: “Stop war”, “Love and Peace from Japan”, “C’è ancora speranza”, “Long Life Ukraine from India”, “Stand with Ukraine”, “There is still hope, choose peace not war”, “Iraq with you”.

La speranza è in questa umanità che rifiuta la guerra e che disegna un cuore con all’interno il saluto nazionale che ormai tutti conosciamo: “Slava Ukraïni!”. Una realtà che materializza una certezza la maggior parte del mondo, la stragrande maggioranza della Cina, dell’India, della Russia è per la convivenza pacifica …questi biglietti lo dimostrano a dispetto dei potenti…. di analisi che vogliono farci credere diversamente…. (Huffington Post)

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