Cronache di quotidiana persecuzione: croci e segni religiosi distrutti, ricatti e divieti
Le violenze contro i fedeli non arrivano da leggi o dai leader, ma dallo zelo dei funzionari del Partito
Croci distrutte e divelte; distici religiosi augurali coperti o eliminati; ricatti a famiglie povere che possono avere sussidi a condizione che distruggano le immagini sacre dalle loro case. Sono alcuni esempi citati da p. Stanislaus, un sacerdote di Zhumadian (Henan) che mostrano come in Cina vi sono continui episodi di quotidiana persecuzione.
Ma il fatto più importante è che per queste violenze contro i fedeli non vi sono leggi, né dichiarazioni dei leader supremi. P. Stanislaus fa una domanda retorica al presidente Xi Jinping: “E’ un ordine che Lei ha dato personalmente? Tutto questo rappresenta esattamente la Sua volontà?”. In effetti la persecuzione a cui sono soggetti i fedeli sembra più una campagna delle autorità locali e del ministero degli affari religiosi, che in nome della purità rivoluzionaria vuole indebolire lo stesso Xi. Rimane il fatto che questa oppressione ha una ragione: “Il numero dei fedeli ha superato quello dei membri del Partito, e questo può essere pericoloso!”. E ciò porta a un “irrazionale e illegale” attivismo contro le religioni e contro i cristiani in particolare.
Stamattina sono andato in un villaggio, i fedeli mi hanno detto che, due giorni fa, la croce della cappella è stata di nuovo demolita, ero abbattuto ed arrabbiato, ma fortunatamente, la croce era molto piccola e potevo installarla con facilità, cosicchè sono salito personalmente e l’ho rimessa al suo posto. Ho ancor una volta raccomandato al parrocco di contattarmi, qualora simili episodi accadano di nuovo.
Simili eventi, gravi o meno gravi, si sono estesi via via in tutte le parti del Paese. Non è esagerato dire che tutte le persone al mondo lo sanno: questa è la peculiarità. Vorrei tanto domandare al presidente Xi: “E’ un ordine che Lei ha dato personalmente? Tutto questo rappresenta esattamente la Sua volontà?”. Le persone si sono ormai abituate a ciò che è irrazionale e illegale, che viene invece razionalizzato e normalizzato. Dietro all’apparente pace e prosperità si nasconde un’oscurità tortuosa. Probabilmente, le persone hanno progressivamente dimenticato cosa siano la giustizia e la razionalità, si accontentano della propria fortuna temporanea e si sentono onorati per la grandezza della monarca.
Alcuni giorni fa, qualcuno ha detto che Lu Xun[1] è stato escluso dai testi scolastici perché - secondo le dichiarazioni ufficiali - il pensiero contenuto nei suoi testi non è più adatto alla nuova era. Tuttavia, la maggior parte dei lettori storcerebbe il naso: in realtà, dopo quasi un secolo le parole taglienti di Luxun risultano poco comode per il governo cinese.
“Un accurato processo di eliminazione di elementi occidentali e religiosi” dai testi scolastici è giunto ormai alla modifica del testo originale dei classici. Vi sono perfino atenei che condannano alla censura i classici contenenti parole riguardanti la religione, e li confiscano. Fra questi vi sono “Il conte di Montecristo”, “Resurrezione”, “Notre-Dame de Paris” ecc… Sui maxischermi, posti di fronte all’ingresso delle scuole elementari, è scritto “Vietato l’ingresso alla religione nel campus”; sullo striscione rosso c’è invece scritto “È severamente proibito esercitare conversioni forzate di minori”. Sembra di ritornare alla politica di chiusura attuata nel tardo periodo Ming; ancor più, sembra che torni a soffiare l’aria della Rivolta dei Boxer del tardo periodo Qing.
Quando la croce di un villaggio viene demolita, la motivazione data dal governo locale è molto chiara e non presenta alcun margine di trattativa: ad esempio, [la croce] è visibile dai treni che passano ad alta velocità![2] In un caso, è stato addirittura un alto funzionario del governo regionale a dare personalmente l’ordine di demolizione! Di recente, col medesimo pretesto è stata rimossa la croce di un’altra città nella stessa regione.
Durante un incontro, con molta razionalità, i leader mi hanno detto: per motivi di proporzionalità e sicurezza della costruzione, la croce non deve essere troppo grande e alta, bisogna cercare di non superare un decimo delle dimensioni dell’edificio principale. Il consiglio era razionale: concordo in pieno e sono disposto ad accettarlo ed applicarlo con rigore. Un altro funzionario: la croce deve essere installata il più possibile sul muro, senza superare l’edificio principale. Riesco a malapena ad accettare anche questo punto, ma dopotutto, si dice “il più possibile”: in futuro, le costruzioni potrebbero naturalmente far riferimento a questo consiglio.
Ma un altro funzionario fa notare: Vedi, tutte le croci cristiane sono state demolite! Non riesco assolutamente a comprendere questo ragionamento: il fatto che una cosa sia successa fa sì che essa sia ragionevole? Se una croce è stata demolita, significa che tutte le croci debbano essere a loro volta demolite? Quale legge ha chiaramente detto che le croci non devono esistere in questo Paese? In altre parole, è forse necessario creare un nazione pura in cui le bandiere sventolano in ogni angolo della strada?
Conclusioni, ma anche ripetizione di ciò che è stato detto in precedenza:
I distici che hanno una certa sfumatura religiosa debbono essere rimossi o coperti, in particolare se contengono il segno della croce[3]; oppure, è sufficiente rimuovere solo la croce. E le motivazioni sono uguali a quelle elencate sopra. Secondo un altro documento interno, “Sono vietati distici religiosi e ogni altra forma di evangelizzazione”: da ciò si capisce che i distici, manifesti o croci fanno parte dell’opera di evangelizzazione, che è indubbiamente illegale.
Le famiglie povere aventi un reddito basso hanno diritto a sussidi, a condizione che rimuovano le immagini sacre [in casa]. Dal momento che tutto il Paese ha adottato questo standard, ho sempre pensato che la direttiva fosse arrivata dall’alto. Invece, nessun ente riesce a fornire il relativo documento: sono solo delle voci che girano. A quanto pare, ciò è avvenuto perché una famiglia povera, nel momento in cui ha ricevuto il sussidio, ha esclamato: “Grazie Signore!” dinanzi ad un funzionario. La veridicità dell’accaduto non è importante, e se fosse vero sarebbe davvero ridicolo. Possiamo solo dire che “la povertà annienta la libertà religiosa”.
Se ci sono fedeli che vivono in prossimità di una strada e di un incrocio, tutti i segni religiosi devono essere rimossi. La pazienza e la perseveranza con cui i funzionari eseguono tale direttiva sono davvero ammirevoli: si recano decine di volte nelle famiglie per convincere i fedeli, per dimostrare che non hanno mai constretto nessuno, ma anzi, che tutti i fedeli hanno deciso di togliere i distici e le immagini sacre di propria volontà e in tutta libertà.
Alcuni fanno notare: [i funzionari] sanno che coloro che credono continueranno a credere; tali iniziative sono atte solo ad impedire di avvicinare alla fede coloro che vorrebbero, ma che ancora non l’hanno fatto. In altre parole: non bisogna evangelizzare, per non sviluppare [le comunità].
Questo è ormai un fatto pubblico: i leader hanno detto: il numero dei fedeli ha superato quello dei membri del Partito, e questo può essere pericoloso! Ma è davvero pericoloso? Crescendo il numero dei fedeli, la società precipiterà nel caos, sarà distrutto il Paese?
Dopo la libertà religiosa, saremo privati di altre libertà. Per questo voglio ancora ammonire coloro che gongolano: non pensate che sarete risparmiati. Può indubbiamente succedere che un eunuco s’innamori dell’imperatore, ma questo sarebbe un tipico esempio di Sindrome di Stoccolma.
Alcuni dicono: non opponetevi al governo. Ma quando mi sono opposto al governo? Voglio solo lottare per un po’ di libertà, e quando ne vengo privata, voglio solo lanciare qualche grido.
Ho detto che amo davvero tanto il mio Paese, ma alcuni mi chiedono: “Pensi di essere degno del cognome Zhao[4]?”. Sono d’accordo, non ne sono degno.
P. Stanislaus - AsiaNews.it
[1] Lu Xun (1881-1936) è il padre della letteratura cinese moderna. Nei suoi studi in Cina e in Giappone è stato spinto dal desiderio di rafforzare l’autocoscienza del popolo cinese. Mao Zedong lo ha definito “il saggio della Cina contemporanea” e “il pioniere della rivoluzione culturale cinese”.
[2] E’ quanto è avvenuto proprio a Zhumadian: cfr. AsiaNews.it, “Come prima più di prima: Wenzhou, Henan, Hubei, continua la persecuzione dopo l’accordo Cina-Santa Sede”
[3] Cfr. AsiaNews.it, 14/01/2019, “La guerra di Pechino contro il Natale dei bambini”.
[4] Zhao è uno dei cognomi più diffusi in Cina, qui preso a simbolo dell’essere parte del popolo cinese.
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