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Crisi in Venezuela, tra carenze di servizi, inflazione e pandemia

Elvira Ragosta Pixabay
Pubblicato il 13-10-2020

Alfredo Somoza dell’Icei 'Situazione aggravata dal crollo del prezzo del greggio'

Prosegue la crisi in Venezuela, dove alla carenza di acqua, elettricità e benzina, alle manifestazioni di piazza e all’inflazione si aggiungono le difficoltà, non solo sanitarie, legate alla diffusione del Covid-19. Intanto, restano le incognite sulla partecipazione delle opposizioni alle elezioni legislative previste per il 6 dicembre.

Un Paese in profonda crisi da tempo

Per Alfredo Somoza, presidente dell’Icei, Istituto cooperazione economica internazionale, il Venezuela oggi è un caso da manuale, un Paese che ormai si è abituato a convivere con una crisi permanente. “Sono almeno tre anni che lo Stato è entrato nel tunnel dell’iperinflazione e che non ha le risorse per farsi carico delle spese che possano garantire il rifornimento di alimenti, acqua e carburante. Una situazione che ha portato un Paese una volta ricco per la media dell’America Latina, che attirava immigrati dagli altri Stati, ad essere diventato il primo Paese al mondo per numero di cittadini emigrati, senza che ci sia un conflitto bellico”.

Manifestazioni in tutto il Paese

Dall’inizio del 2020, secondo l'Osservatorio dei conflitti sociali venezuelano ci sono state più di 5.800 manifestazioni in tutto il Paese, metà delle quali contro la carenza di elettricità, acqua e gas domestico e il 18% contro la mancanza cronica di carburante. Altre manifestazioni all’inizio del 2019 hanno visto in piazza decine di migliaia di venezuelani contro il presidente Maduro, dopo che Juan Guaido si è autoproclamato presidente ad interim. Il presidente dell’Icei ricorda che l’economia venezuelana è collassata da tempo e la situazione si è molto aggravata in quest’ultimo anno con il crollo del prezzo del greggio, che è la principale fonte economica di ingresso del Paese. “Le proteste di piazza – aggiunge Somoza - sono l’unica modalità con la quale l’opposizione possa farsi sentire. Il dibattito politico è stato chiuso da molto tempo, quindi resta la via della piazza. Una piazza che però si dimostra inefficace. Il Venezuela probabilmente è il Paese al mondo con la più alta densità di proteste quotidiane contro le politiche di governo, senza che questo incida”.

L’effetto pandemia

I dati ufficiali sulla diffusione della pandemia da coronavirus in Venezuela parlano di oltre 83mila contagi e 697 vittime da Covid-19. Per combattere l’aumento dei casi registrati negli ultimi giorni, le autorità hanno deciso una quarantena radicale, che prevede sette giorni di aperture alternati ad altri sette di lockdown. Una misura che determina ulteriori difficoltà per la popolazione, secondo Somoza: “In Venezuela la gente vive facendo piccoli lavoretti. Il lavoro informale non è un problema solo venezuelano, coinvolge tutta l’America Latina; in Venezuela è più grave perché lo Stato non è in grado di erogare un’assistenza, un minimo di sostegno ai più poveri in questo momento, come invece hanno fatto il Brasile e l’Argentina”. (Vatican News)

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