esteri

Argentina, violenza carceri: preoccupazione Segretariato Pastorale Penitenziaria

Anna Poce
Pubblicato il 04-11-2020

"Dolore" dinanzi agli episodi di violenza registrati in diverse carceri della provincia di Buenos Aires  

Diciamo ancora una volta NO alla violenza, da ovunque provenga”. Lo scrive, in un comunicato pubblicato sulla pagina web dell’Episcopato, il Segretariato Nazionale della Pastorale Penitenziaria argentina, esprimendo profondo dolore e preoccupazione dinanzi agli episodi di violenza registrati, nel fine settimana, in diverse carceri della provincia di Buenos Aires, dove i detenuti si sono sollevati per chiedere la ripresa delle visite dei familiari sospese da marzo, a causa delle restrizioni imposte per la diffusione della pandemia di coronavirus.

La violenza non giova a nessuno

 “Nel cercare soluzioni, non si dovrebbe mai scegliere la strada della violenza come alternativa. Continuiamo a credere nel dialogo e nella risoluzione pacifica dei conflitti” hanno scritto i membri del Segretariato. “Questo modo così violento di protestare - si legge nel comunicato - non giova a nessuno”: non giova ai molti feriti,  non giova alle loro famiglie “immerse nella più profonda angoscia” e non giova agli edifici vandalizzati, che porteranno nell’immediato futuro ad un peggioramento delle condizioni di detenzione.

Mitezza per andare avanti

Esprimendo poi la loro vicinanza con la preghiera ai detenuti, alla polizia penitenziaria, alle loro famiglie e alle autorità della politica e di giustizia, i membri del Segretariato hanno chiesto a Dio di poter vivere le parole illuminanti del Papa nell’Angelus di domenica. In questo tempo di grande aggressività - hanno scritto - “abbiamo bisogno di mitezza per andare avanti nel cammino della santità. Ascoltare, rispettare, non aggredire: mitezza". Infine, hanno concluso la nota, invocando l'aiuto della Vergine Maria, Regina della Pace, affinchè “ci aiuti come società a trovare rapidamente soluzioni agli innumerevoli problemi delle carceri argentine, a costruire consenso e a percorrere le vie della pace che porteranno alla guarigione di tante ferite”. (VaticanNews)

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