cronaca

TERRA DEI FUOCHI, PATRICIELLO: VOGLIA DI LOTTARE CRESCE QUANDO VEDIAMO BAMBINI PERDERE LA VITA

Redazione online Ansa - CIRO FUSCO
Pubblicato il 30-11--0001

A Marcianise nel giro di un mese sono morti cinque papà dai 30 ai 40 anni.

Intervista a Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, su quello che sta accadendo nella "terra dei fuochi".


Dall’inizio dell’anno sono morti 8 bambini in un solo mese, ora com’è la situazione? La strage continua o si è fermata, e le famiglie come reagiscono?

“Con una protesta davanti la prefettura di Napoli. Sono morti dei bambini, ma qui è un  continuo. Non dimentichiamo che ci sono anche i giovani genitori. A Marcianise nel giro di un mese sono morti cinque papà dai 30 ai 40 anni. A loro volta lasciano bambini piccoli, orfani. C’è questo problema, certamente, che poi la cosa “simpatica” è che queste persone non fanno nemmeno parte dei nostri gruppi, sono persone esasperate che si sono organizzate da sole per andare sotto la prefettura a chiedere ”Cosa sta succedendo?”.  Anche perché essendo ricoverate al Pausilipon, l’ospedale pediatrico-oncologico di Napoli, sono costretti a veder morire di volta in volta bambini. Psicologicamente devastante”.

Questo è quello che fa la gente ovvero persone esasperate che protestano sotto la prefettura, lo Stato? Lo Stato è presente e che cosa fa?

“Noi ora abbiamo in Campania due commissari del Governo: Polimeni  e D’Amario, i quali sono ai ferri corti con De Luca, il Governatore della regione Campania, che non li vuole e li accusa di prendere soldi alla Regione e di appesantire la macchina burocratica. Poi c’è l’altro problema, loro chiamano 'prevenzione primaria' ciò che in realtà è la prevenzione secondaria. Quando andiamo a fare degli screening stiamo parlando di prevenzione secondaria, la prevenzione primaria è proprio l'ambiente e capire cosa non va e cosa non è andato bene. Siamo ben lontani dal trovare una risposta globale”.

C’è ancora la voglia di combattere o prevale in qualche modo la rassegnazione?

“La voglia di combattere viene meno e su questa 'stanchezza psicologica' la politica ha sempre contato. I gruppi spontanei come i nostri, senza scopi politici o economici, non vengono aiutati, quando ci spostiamo per esempio la benzina la paghiamo noi e perdiamo pure giorni di lavoro. A lungo andare questa cosa stanca, è lacerante e tanti abbandonano, non ce la fanno più. La situazione è penosa, ma la voglia di lottare rimane e cresce ogni volta che vediamo un bambino che muore, come Davide che sono andato a trovare, aveva appena 7 mesi; o Giovanni che abitava vicino a casa mia e aveva 5 anni”.

Secondo la sua esperienza in Italia ci sono altre situazioni come quella che state vivendo voi?

“Ma su questo non ci sono dubbi. Sono sicuro che il nostro lavoro sia stato un grande contributo per la Nazione, la gente si è accorta che la terra dei fuochi non è solo in Campania. Molti rifiuti per esempio, veniva seppelliti a Brescia prima di essere trasportati in Campania, noi abbiamo fatto un gemellaggio con i comitati di Brescia. Si sta scrivendo molto sull’argomento, come il libro scritto dal pentito Nunzio Perrella, che già nel '92 aveva mostrato la realtà dei fatti. Leggere questo libro fa spavento, racconta tutto: nomi e cognomi, aziende e società coinvolte, colletti bianchi, rifiuti tossici e le discariche abusive. Lui dice nel libro: 'la politica prendeva 25 lire al kg, la camorra 10'. Poi ovviamente ci sono stati i processi, nessuno ha pagato niente ma i processi ci sono, stanno là con i nomi e i cognomi e ora la gente ha aperto gli occhi. Il problema è un problema di sistema, in tutta l’Italia, noi abbiamo solo pagato il prezzo più alto per colpa dei Casalesi. Ma grazie a noi gli altri stanno aprendo gli occhi".

Possiamo dire una specie di vaso di Pandora che si è aperto?

“Un vaso di Pandora sì e quando Nunzio Perrella e Gaetano Vassallo dicono che per anni e anni nelle loro discariche non è arrivato mai un controllo, questo la dice lunga…”. (di Andrea Cova e Marco Martellini)

 

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