cronaca

SIRIA, L’INUTILE STRAGE

Mario Scelzo Ansa - YOUSSEF BADAWI
Pubblicato il 07-04-2017

Il conflitto siriano va avanti ormai da più di 6 anni ed appare sempre più irrisolvibile ed incomprensibile

“… Nel presentarle pertanto a Voi, che reggete in questa tragica ora le sorti dei popoli belligeranti, siamo animati dalla cara e soave speranza di vederle accettate (si parla di trattative di pace) e di giungere così quanto prima alla cessazione di questa lotta tremenda, la quale, ogni giorno più, apparisce inutile strage.” Queste alcune delle parole della “Lettera del Santo Padre Benedetto XV rivolta ai capi dei paesi belligeranti, il 1 Agosto del 1917.


Il termine “inutile strage” mi è purtroppo tornato alla mente dopo aver letto le ultime drammatiche notizie provenienti dalla Siria, ovvero l’utilizzo di gas tossico contro bambini indifesi. Il conflitto siriano va avanti ormai da più di 6 anni ed appare sempre più "irrisolvibile" ed incomprensibile, tra reciproche accuse interne, giochi di alleanze e di geopolitica internazionale, l’assenza di una leadership mondiale forte e capace di porre fine al conflitto. Ci auguriamo che la comunità internazionale possa mettere da parte timidezze e divisioni per poter lavorare ad un Accordo di Pace, il popolo siriano è stremato da anni di guerra e devastazione.



Difficile essere ottimisti, allo stesso tempo è giusto e doveroso guardare ai segni di speranza e di rinascita, penso all’esperienza dei Corridoi Umanitari, che nei giorni scorsi ha festeggiato un anno di vita e che si appresta a sbarcare in Francia. Sono ormai più di 700 i profughi, prevalentemente siriani, arrivati ed accolti in Italia grazie al progetto promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche e dalla Tavola Valdese in collaborazione col Ministero degli Esteri Italiano. Ricordo rapidamente, si tratta del rilascio di visti umanitari che permettono alle persone “vulnerabili” in fuga dalle guerre di raggiungere l’Italia in maniera sicura, avendo poi garantito un percorso di integrazione sul territorio.



Mentre non solo in Europa, ma in tutto il Nord del mondo ci si divide sull’accoglienza di chi fugge da guerre e persecuzioni e si costruiscono muri, la sensibilità e l’impegno della società civile dimostra che è possibile un modello alternativo per accogliere in sicurezza e integrare uomini e donne, altrimenti vittime dei trafficanti di esseri umani (famiglie con bambini, donne sole, anziani, malati, persone con disabilità). Grazie alla generosità di tanti italiani, con un progetto totalmente autofinanziato, si sta favorendo l’inserimento dei profughi arrivati nel tessuto civile e sociale del paese, nel circuito scolastico per i minori e in quello lavorativo per gli adulti, con grande beneficio per la società. 



Recentemente anche la Cei ha aderito formalmente al progetto, firmando un protocollo d’intesa per l’arrivo di 500 persone dal Corno d’Africa, ma la novità dell’ultimo periodo è la firma, avvenuta lo scorso 14 Marzo a Parigi, di un Protocollo d’Intesa tra il Governo Francese e 5 enti promotori (Comunità di Sant'Egidio, Federazione protestante di Francia, Conferenza episcopale francese, Entraide Protestante e Secours Catholique) per l’arrivo di 500 profughi siriani provenienti dal Libano.



“Ho voluto che la firma di questo progetto di accoglienza solidale di rifugiati avvenisse all’Eliseo perché è un’iniziativa in sintonia con i valori della Francia”, ha affermato il presidente francese François Hollande. “La Costituzione Francese – ha aggiunto il Presidente - riconosce il diritto di asilo e impegna lo Stato e i cittadini: un impegno giuridico, ma anche un obbligo morale, nazionale e internazionale”. “Occorre lottare contro l’indifferenza, ma anche contro l’intolleranza”, ha concluso Hollande, che ha messo in guardia da “chi soffia sulle paure della gente per mettere in contrapposizione i francesi e i nuovi francesi”.



Ho parlato di “migranti” e “profughi”. In conclusione di questo articolo invito i miei lettori a leggere il libro “Badheea, dalla Siria all’Italia con il Corridoio Umanitario”, scritto da Mattia Civico, che ha una grandissima dote: raccontandoci la storia di Badheea e della sua famiglia, non pensiamo più al migrante come un essere anonimo ma ci immedesimiamo nella sua vita, il “profugo” nelle pagine di Civico assume il volto e le fattezze del nostro figlio, fratello, amico, zio. L’autore, tramite il suo dialogo con Badheea, ci aiuta a comprendere le motivazioni che hanno spinto una mamma (e la sua famiglia, e potremmo dire l’intero popolo siriano) a lasciare una terra che ama e nel quale un giorno spera di poter tornare. Una vita normale, poi le retate della polizia, le bombe, la fuga in Libano, la vita da profughi, l’incontro coi volontari della “Operazione Colomba” (la forza militare “di pace” della Associazione Papa Giovanni XXIII) e l’inizio di una vita nuova in Italia, respirando l’aria pura delle valli trentine e non l’orrido gas della guerra.

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