Rivista San Francesco, cento anni di informazione
La trasformazione da devozionale a sguardo francescano sull’attualità
Il quattro ottobre 2020 la Rivista San Francesco ha compiuto cento anni. Un percorso lungo che ha portato il mensile a trasformarsi nel corso del tempo: da devozionale e interamente incentrato sulla figura del Santo di Assisi fino ad entrare nel dibattito religioso e spirituale contemporaneo. Tiratura e distribuzione vanno di pari passo con il mutamento dei contenuti; se prima il periodico era diffuso su base nazionale con al massimo un migliaio di copie e quindi destinato agli ambienti religiosi, oggi con circa 100mila copie riesce a raggiungere gli angoli del mondo.
QUANDO NASCE
Un cammino che inizia il quattro ottobre del 1920, con la volontà del Sacro Convento di Assisi, annesso alla Basilica di San Francesco, di pubblicare un mensile capace di preparare il “grande pubblico” al settimo centenario della morte del Santo, che si sarebbe celebrato sei anni dopo, nel 1926. La prima pubblicazione riporta in copertina la fotografia e la benedizione al giornale di papa Benedetto XV: «…È Nostra ferma fiducia, che in tempi di diffidenze, di cupidigie e di odi, come gli attuali, l’esempio, la memoria e l’intercessione del Serafico Patriarca siano provvidenzialmente destinati a spegnere nei ghiacciati cuori i micidiali egoismi, a sollevare gli animi verso le ragioni luminose e serene…». Il mondo sta uscendo dalla distruzione e dalla crisi della Prima Guerra Mondiale.
L’EVOLUZIONE NEGLI ANNI
In un secolo di cose ne accadono, e molte. Il tempo lascia i segni del suo passaggio e la rivista riesce ad adattarsi a questo continuo fluire modificando, nel 1939, la testata in San Francesco patrono d’Italia, quando la Nazione è posta sotto il patronato del Santo di Assisi.
La prima vera innovazione arriva un decennio dopo sotto la direzione di padre Rossetti, quando iniziano ad essere trattati argomenti di letteratura. Tra gli anni ’60 e ’80 il periodico compie il salto: si arriva a ventimila copie e l’attualità diventa una tematica che non può essere tralasciata. L’allora direttore padre Michele Millozzi, in un editoriale del marzo 1982 dal titolo Iddio detesta i sanguinari, affronta senza mezzi termini la questione del terrorismo italiano, sia esso rosso o nero.
Quando la direzione passa a padre Nicola Giandomenico, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, l’attualità viene definitivamente raccontata attraverso uno sguardo francescano, ospitando interventi dal mondo istituzionale, culturale, economico e civile italiano e internazionale.
La veste grafica in quegli anni non è particolarmente accattivante: eccessivamente lineare, quasi asettica ma sicuramente in linea con la “moda” del tempo. Affacciandosi il nuovo millennio, il periodico avvia una revisione estetica dell’impaginato arrivando, oggi, ad uno stile pulito ed elegante.
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