Il 'teologo contadino' che coltiva la terra sul web
Matteo Fiocco è Matt The Farmer
Matteo Fiocco rappresenta la naturale evoluzione dell' editore Alberto Rizzotti, che nel 1945 a Verona fondò L' Informatore Agrario , a 96 anni si rassegnò a lasciare la direzione di Vita in Campagna e fino ai 102, quando morì, continuò a correggere gli articoli prima di stamparli su entrambe le testate. Il giovanotto bresciano si definisce «contadino digitale». Dissoda la terra a beneficio non dei lettori bensì degli internauti. I suoi video sul canale Matt The Farmer di YouTube, con cui insegna l' agricoltura ai principianti, hanno totalizzato in cinque anni 53 milioni di visualizzazioni, delle quali più della metà nel solo 2020. Il decano Rizzotti gli avrebbe suggerito che una platea così vasta (300.000 follower) meritava di seguirlo anche sulla carta. Infatti si racconta nel libro Mi chiamo Matteo e faccio il contadino (Cairo).
Come l' evangelico granellino di senape seminato nell' orto, Fiocco è diventato un albero robusto dopo aver conseguito una laurea magistrale in scienze religiose alla Cattolica, con tesi sulla comunicazione nella Chiesa. Poi in lui ha avuto il sopravvento il genoma: la nonna paterna, Rita, era stata battezzata con il secondo nome di Olga, lo stesso della vacca che sfamava l' intera famiglia. Come lei, anche il nipote alleva galline padovane, e ci ha aggiunto pure le razze Livorno e Plymouth Rock, nonché la gallina della ritirata, così chiamata da quando fu l' unico essere vivente a due zampe rimasto in piedi dopo la battaglia di Magenta del 1859 tra franco-piemontesi e austriaci. «E mi sono cimentato con api e pecore».
Tra la recita delle lodi e la compieta?
«Mai pensato di farmi prete. Ho studiato teologia per cultura personale. Andai in crisi quando la morosa mi mollò dopo tre anni di fidanzamento. "Esci dalla tua comfort zone", mi spronò lo zio Gianluigi, mio padrino di battesimo, comunione e cresima. È una persona speciale, come la moglie Jasmine. Entrambi insegnanti, hanno fondato a Brescia il centro culturale Pier Giorgio Frassati».
In che modo rinunciò alle comodità?
«Andai a svolgere il servizio civile in Congo, a Bukavu. Dopo sette mesi fra guerriglia e virus Ebola, fui rimandato per sicurezza in Italia. Tornai umiliato».
Che intende dire?
«Ero andato laggiù convinto che l' Africa avesse bisogno di me. Dovetti prendere atto che la tribù funziona più della democrazia. Un diciottenne mi disse: "Qua non c' è cibo, non c' è lavoro, ci sono solo malattie e guerra. L' unica mia certezza è questa", e si voltò verso una ragazza incinta che teneva in braccio un bimbo. La moglie. E io stavo lì a fantasticare su quale auto comprarmi al rientro in patria».
Perché ha un nome d' arte in inglese?
«Matt the Farmer, cioè Matteo il contadino, ricorda per assonanza il commento in bresciano degli amici quando annunciai che mi sarei dato all' agricoltura: "Ma te ta sét màt", ma tu sei matto. Qualcuno aveva piantato dentro di me un seme sbocciato a 25 anni».
Chi?
«Il nonno Luigi. Morì quasi novantenne. Aveva verso la natura lo sguardo dell' alchimista rispettoso. C' era sacralità nel suo modo di prepararsi ogni sera la camomilla, anche se la lasciava troppo a lungo nell' acqua e alla fine otteneva una bevanda eccitante, il contrario di ciò che desiderava. Se vuoi dormire, non devi tenerla in infusione più di tre minuti».
(...)
Risento la voce di Gerald O' Hara, padre di Rossella, nel finale di «Via col vento»: «La terra è la sola cosa che conti».
«Voglio essere beato. Si dice "beato te", non "fortunato te", giusto? Se non è coperto dai rovi, come il mio, un ettaro di terreno in Franciacorta costa 150.000 euro. Alle pendici dell' Etna 10.000».
(...)
A che ora si alza la mattina?
«Alle 7. Lavoro nel podere dalle 8.30 alle 14. Nel pomeriggio monto i video. La domenica riposo».
Teme la profezia che la Madonna avrebbe attribuito a suo Figlio apparendo a La Salette nel 1846? «Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo, e non me lo volete concedere».
«Quello che l' uomo moderno non riesce a capire è che la natura ha un solo Padrone. Puoi usare tutta la chimica che vuoi, ma poi ti ritrovi il mondo com' è oggi. Con la cimice asiatica ho perso il raccolto di due stagioni. Per salvare i pomodori mi tocca insacchettarli a uno a uno in reticelle simili a zanzariere».
Riesce ad andare in vacanza?
«Sei giorni, poi mi stufo. Mi ricarico urlando a squarciagola mentre guido l' auto. Provi. È una botta di adrenalina».
(...)
Se arriva la grandine, perde tutto.
«I cambiamenti climatici ormai sono la normalità. Tra aprile e maggio avrei dovuto produrre il 70 per cento del miele di un anno intero. Con i fiori distrutti dalle gelate, neanche un grammo».
(...)
Ricordo l' omelia che il vescovo di Vicenza, Pietro Nonis, tenne al funerale di Antonio Maso, contadino trucidato insieme con la moglie dal figlio sfaticato: «La terra è bassa, la terra è dura».
«È meno dura che stare dieci ore in ufficio per poi andare da alienati in India a cercare sé stessi con l' aiuto di un santone. La natura è matrigna, ma anche madre. I suoi ritmi sono migliori dei nostri. La natura disfa per fare, l' uomo disfa per distruggere. Solo l' uomo butta il sale sulla terra per renderla arida. La natura magari la brucia con gli incendi, ma lo fa per conferirle il massimo grado di fertilità». (Corriere della Sera)
Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.
Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA