GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO, QUANTI SONO E CHI SONO
UNHCR: nel 2016 le persone costrette a lasciare le proprie case nel mondo sono 65,6 MLN
“Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio”. Queste le parole tratte dal Levitico con le quali inizia il “Messaggio del Santo Padre Francesco per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018.
Il Tema delle Migrazioni è di strettissima attualità, ne sentiamo parlare ogni giorno, in ufficio, al bar, in televisione, eppure ritengo che nonostante l’enorme massa di informazioni che riceviamo, esistano moltissime “zone d’ombra”. In tanti (anche moltissimi politici e giornalisti purtroppo, spesso seguendo bieche logiche elettorali e/o economiche) creano volutamente confusione sul tema, citando dati inesatti/incompleti oppure “mischiando” le carte in tavola: si pensi al dibattito sullo Ius Soli, legato a scuola e bambini, “trasformato” da media e politica in una lotta tra fautori ed oppositori della immigrazione incontrollata.
Proviamo allora a mettere un po’ di ordine: Quali le definizioni esatte di migrante e rifugiato? Quali le differenze tra i due termini? Quanti i migranti e rifugiati nel mondo? Quale la situazione italiana?
“Migrante” viene spesso usato come un termine “ombrello”. Secondo un glossario dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, a livello internazionale non esiste una definizione universalmente riconosciuta del termine. Di solito si applica alle persone che decidono di spostarsi liberamente per ragioni di “convenienza personale” e senza l’intervento di un fattore esterno. Questo termine si applica quindi a persone che si spostano in un altro paese o in un’altra regione allo scopo di migliorare le loro condizioni materiali e sociali, le loro prospettive future e quelle delle loro famiglie.
Un migrante è considerato regolare se risiede in un paese con regolare permesso di soggiorno, rilasciato dall’autorità competente; è irregolare invece se è entrato in un paese evitando i controlli di frontiera, oppure se è entrato regolarmente – per esempio con un visto turistico – ma è rimasto in quel paese anche dopo la scadenza del visto, o ancora se non ha lasciato il paese di arrivo dopo l’ordine di allontanamento.
“Rifugiato” non è un sinonimo di migrante perché ha un significato giuridico preciso. Nel diritto internazionale, “rifugiato” è lo status giuridicamente riconosciuto di una persona che ha lasciato il proprio paese e ha trovato rifugio in un paese terzo.La sua condizione è stata definita dalla Convenzione di Ginevra (relativa allo status dei rifugiati, appunto), firmata nel 1951 e ratificata da 145 stati membri delle Nazioni Unite. L’Italia ha accolto tale definizione nella legge numero 722 del 1954.
La Convenzione di Ginevra dice che il rifugiato è una persona che “nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato”
Fanno parte della categoria dei Richiedenti Asilo coloro che hanno lasciato il loro paese d’origine e hanno inoltrato una richiesta di asilo in un paese terzo, ma sono ancora in attesa di una decisione da parte delle autorità competenti riguardo al riconoscimento del loro status di rifugiati.
Dopo aver definito la terminologia, passiamo ai numeri. Secondo un rapporto pubblicato recentemente dall’UNHCR (l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati), nel corso del 2016 le persone costrette ad abbandonare le proprie case in tutto il mondo sono 65,6 milioni – circa 300.000 in più rispetto all’anno precedente.
Il totale di 65,6 milioni è costituito da tre componenti principali. La prima è il numero dei rifugiati a livello mondiale che, attestandosi a 22,5 milioni, rappresenta il più alto mai registrato. Il conflitto in Siria rimane la principale causa di origine di rifugiati (5,5 milioni), ma nel 2016 il principale “nuovo” elemento è stato il Sud Sudan, dove la disastrosa interruzione del processo di pace ha contribuito alla fuga di 739.900 persone alla fine dell’anno (diventate, ad oggi, 1,87 milioni).
La seconda componente è rappresentata dalle persone sfollate all’interno del proprio Paese, il cui numero si è attestato a 40,3 milioni alla fine del 2016 (rispetto ai 40,8 milioni dello scorso anno). Gli spostamenti forzati all’interno di Siria, Iraq e Colombia sono stati i più significativi, sebbene tale problema sia presente ovunque e rappresenti quasi i due terzi delle migrazioni forzate a livello globale.
La terza componente sono i richiedenti asilo, persone fuggite dal proprio Paese e attualmente alla ricerca di protezione internazionale come rifugiati. Alla fine del 2016 il numero di richiedenti asilo a livello mondiale è stato di 2,8 milioni.
La Siria è ancora il Paese con il numero più alto di persone in fuga: 12 milioni di individui (quasi due terzi della popolazione) sfollati interni al Paese o fuggiti all’estero come rifugiati o richiedenti asilo. Lasciando da parte la situazione dei palestinesi rifugiati di lunga data, colombiani (7,7 milioni) e afghani (4,7 milioni) rappresentano anche quest’anno, rispettivamente, la seconda e la terza popolazione di rifugiati più vasta, seguiti da iracheni (4,2 milioni) e sud sudanesi (il cui numero ha raggiunto i 3,3 milioni alla fine dell’anno, seguendo un tasso di incremento maggiore rispetto a qualsiasi altra popolazione del mondo).
Passiamo ad un dato davvero interessante. Un italiano medio, ne sono convinto, ha la percezione che l’Italia sia uno dei paesi al mondo che accoglie più migranti e rifugiati. Bene, nulla di più inesatto. Il Pakistan ed il Libano ospitano rispettivamente oltre 1 milione e mezzo di rifugiati, a seguire l’Iran, la Turchia, la Giordania…. l’Italia non è neppure nella Top Ten di questa particolare classifica.
L’Italia, dati UNHCR di giugno 2016, ha accolto circa 131mila rifugiati, mentre la Germania ne accoglie 478 mila.
Direte voi, questi sono i rifugiati, ovvero quelli che hanno ottenuto risposta positiva alla richiesta d’asilo. Ma quanti gli sbarchi sulle coste siciliane? Son convinto che se lo chiedete in un Bar, la risposta sarebbe…2 milioni…3 milioni…ebbene, nel corso del 2016 secondo il Viminale sono sbarcati in Italia 181.436 migranti.
Numeri importanti certo, ma non siamo di fronte ad alcuna invasione. Se i migranti sono “numeri” secondo le Statistiche, le parole ed i gesti di Papa Francesco (pensiamo ai suoi viaggi a Lampedusa e Lesbo) ci ricordano che parliamo di persone in carne ed ossa, con una storia, dei sogni, delle speranze, delle prospettive di vita e di futuro. Con un estratto della lettera del Santo Padre concludo questo mio articolo:
“Ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca (cfr Mt 25,35.43). Il Signore affida all’amore materno della Chiesa ogni essere umano costretto a lasciare la propria patria alla ricerca di un futuro migliore.[1] Tale sollecitudine deve esprimersi concretamente in ogni tappa dell’esperienza migratoria: dalla partenza al viaggio, dall’arrivo al ritorno. E’ una grande responsabilità che la Chiesa intende condividere con tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà, i quali sono chiamati a rispondere alle numerose sfide poste dalle migrazioni contemporanee con generosità, alacrità, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie possibilità.
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