Beato Timoteo Trojanowski, martire del nazismo
Giornata della memoria
“Nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia, il beato Timoteo Trojanowski, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, che, durante la dominazione della sua patria sotto un regime ostile agli uomini e alla religione, sfinito dai supplizi subiti per aver confessato la sua fede cristiana, portò a compimento il suo martirio”, così il Martirologio Romano descrive la figura di padre Timoteo Trojanowski, divenuto beato - sotto il pontificato di Giovanni Paolo II - il 13 giugno 1999, a Varsavia, nel gruppo di 108 martiri polacchi del nazismo. Nell’omelia di Giovanni Paolo II troviamo queste parole: “In quei tempi difficili supplicavamo la sua potenza di riversarsi nei cuori degli uomini e di destare in essi la speranza. Era un grido che scaturiva dalla fede che Dio opera e che, con la potenza dello Spirito Santo, rinnova e santifica ogni cosa”.
Un’altra vittima del nazismo; un altro saio francescano - assieme a San Massimiliano Kolbe, per primo, e a padre Valentino Cortese - che diede la vita per i fratelli. Stanislaw Antoni nasce il 29 luglio 1908 nel villaggio di Sadlowo, nella diocesi di Plock, in Polonia. Il 5 marzo 1930 entra nel convento dei Frati Minori Conventuali a Niepokalanów ed il 6 gennaio 1931 inizia il noviziato con il nome di Tymoteusz. Tutta la sua vita religiosa si svolse a Niepokalanów, lavorando nel reparto di spedizione del periodico “Cavaliere dell’Immacolata” fondato da San Massimiliano Kolbe che, suo superiore, aveva già notato il giovane per la sua dedizione nel lavoro, per la sua umiltà e preghiera.
Il beato rimarrà a Niepokalanów. Il 14 ottobre 1941 viene arrestato dalla Gestapo con sei confratelli e fatto prigioniero a Varsavia. Sono momenti in cui la preghiera è l’unico suo conforto. Infonde coraggio e speranza ai prigionieri. L’8 gennaio 1942 viene deportato nel campo di concentramento di Oswiecim: il suo numero 25431. Sopporta sempre con estremo coraggio la fame, il freddo ed il duro lavoro. Il freddo gli causa una polmonite che lo porta alla morte nell’ospedale del lager il 28 febbraio 1942.
Il martirio del giovane frate rimanda a una delle pagine del Vangelo secondo Matteo: “In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi”.
Fra Timoteo fu arrestato; fu perseguitato; fu condotto davanti “a governatori e re”. La sua risposta a tanta barbaria, ferocia? La preghiera, l’amore e l’umiltà. Il beato polacco è un’altra figura da ricordare in questo giorno dedicato alle vittime del regime nazista; un saio che ha vissuto la prigionia offrendo la sua preghiera a Dio, dando speranza ai fratelli.
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