religione

San Giuseppe, la festa dei papa'

Antonio Tarallo
Pubblicato il 19-03-2020

Come il mese di maggio è dedicato a Maria, così quello di marzo vede al centro una delle più belle “figure” di santità: San Giuseppe. Lui, il “padre putativo” di Gesù.

E proprio oggi - giorno della sua festa - in questo momento così particolare che stiamo affrontando, la Conferenza episcopale italiana ha chiesto di recitare il Rosario alle 21, per chiedere proprio a San Giuseppe la sua intercessione. Giuseppe, uomo e santo, padre e sposo.

In lui, si racchiudono diversi sentimenti, diversi aspetti che fanno di Giuseppe una figura poliedrica, oserei dire moderna, se vogliamo. Giuseppe, “uomo forte e silenzioso”, così lo ha descritto più volte papa Francesco. E Papa Paolo VI, nel 1969, scriveva: “A lui il servizio, a lui il lavoro, a lui il sacrificio, nella penombra del quadro evangelico, nel quale ci piace contemplarlo”.

Un uomo, soprattutto, coraggioso: “Giuseppe, io penso che hai avuto più coraggio tu a condividere il progetto di Maria, di quanto ne abbia avuto lei a condividere il progetto del Signore. Lei ha puntato tutto sull'onnipotenza del Creatore. Tu hai scommesso tutto sulla fragilità di una creatura. Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza. La carità ha fatto il resto, in te e in lei”. Questa descrizione di don Tonino Bello, ci offre un ritratto sicuramente inedito di San Giuseppe, un ritratto che va oltre alle “immaginette sacre” (forse un po’ sbiadite dal tempo), rendendolo in questa maniera, profondamente umano, così vicino a noi uomini contemporanei.

Ed è, in fondo, di lui, di questa sua speranza, che oggi più che mai abbiamo bisogno. Sono senza numero le grazie che si ottengono da Dio, ricorrendo a san Giuseppe. “Chi vuol credere, faccia la prova, affinché si persuada”, così lasciò scritto nelle sue memorie Santa Teresa di Gesù. Ed è a lui, padre di famiglia, che - ora - l’intera famiglia umana chiede di proteggerla. Lo chiede attraverso la preghiera.

E - allora - immaginiamo pure questo momento domestico, nel silenzio delle mura domestiche, anche come un frangente importante di questa forzata quarantena per riscoprire il valore della famiglia. Ritornano, allora, alla mente le parole che papa Montini, Paolo VI, pronunciò nell’omelia per questa festa, nel 1968: “Avviciniamoci anche noi, con devozione filiale, come gente di casa, alla porta dell’umile bottega di Nazareth e ciascuno preghi Giuseppe: dammi una mano, un sostegno; proteggi anche me. Non c’è una vita che non sia insidiata da molti pericoli, da tentazioni, debolezze, mancanze. Giuseppe, silenzioso e buono, fedele, mite, forte, ci insegna come dobbiamo fare; e certamente un soccorso egli largisce con squisita bontà”.

Tutte le famiglie - la “gente di casa” così ben descritta da Paolo VI - si accosteranno, questa sera, a quella “bottega di Nazareth”: un momento in cui il silenzio della Sacra Famiglia entrerà in ogni casa italiana. L’immagine è forte, e in questa potrebbe benissimo racchiudersi altra immagine, come avviene in una matrioska: nel silenzio della preghiera, ecco - allora - innestarsi quello dell’altrettanto silenziosa vita quotidiana di questi giorni, quello della particolare esperienza della quarantena che stiamo vivendo da settimane.

Le famiglie che fino a ieri vivevano il trambusto di una società veloce, piena di impegni, di attività da svolgere, oggi si ritrovano nel silenzio dell’attesa, in un silenzio che ha sapore di speranza. Padri, madri e figli, uniti in un solo luogo, la loro “casa di Nazareth”. E, allora, in queste case silenziose, perchè non immaginare - proprio oggi - il profumo delle pietanze, del pane appena sfornato? Sappiamo bene, in fondo, che la festa di San Giuseppe, da sempre, è stata “onorata” sulle tavole di ogni italiano, con le tradizionali “zeppole di San Giuseppe”.

Perchè, allora, non cogliere questa “occasione” per ritrovarsi in cucina, genitori e figli, per vivere un momento “culinario”? La famiglia, la casa, è anche questo. E’ anche condividere, assieme, il pane. Magari, oggi, si potrebbero condividere - perchè no? - delle buone zeppole. Questa volta preparate in casa.

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