La crisi Covid pagata dalle donne
In un mese 99 mila senza lavoro
Sono autonome, precarie, forse con un part-time involontario. Sono le 99 mila donne che nel confronto tra novembre e dicembre 2020 hanno perso il lavoro, nonostante il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione, che ha raggiunto livelli mai visti in Italia. Nello stesso mese gli uomini che hanno perso il lavoro si sono fermati a 2000. Molte di quelle 99 mila donne sono finite probabilmente anche tra le file degli inattivi, dal momento che, rileva l' Istat, a dicembre ce ne sono 60 mila in più, mentre le disoccupate in più rispetto a novembre sono 20 mila. Per la statistica quella di "disoccupato" è già un titolo di merito, significa che si ha ancora la forza di cercare un lavoro e la speranza di trovarlo. Mentre gli inattivi sono coloro che, nel periodo di riferimento dell' indagine, non compiono alcuna azione per ricollocarsi: nel confronto annuo sono 482 mila in più. «Ciò che è più preoccupante è il massiccio numero di inattivi molti dei quali scoraggiati dalla difficile ricerca di un lavoro», sottolinea infatti la segretaria confederale della Uil Ivana Veronese.
Un disastro tutto al femminile quello del lavoro a dicembre: anche nel confronto annuo, tre lavoratori su quattro che hanno perso il lavoro sono donne (312 mila contro 132 mila). Anche in questo caso a "scoraggiarsi" sono soprattutto le donne: 338 mila inattive in più nel confronto annuo contro 144 mila uomini. Eppure ancora nel 2019 ci si stupiva per la ripresa del lavoro femminile, si stava arrivando a 10 milioni di occupate (a dicembre 2020 sono scese a poco più di 9 milioni e mezzo), i segnali erano incoraggianti. Anche se gli analisti, soprattutto le analiste, mettevano in guardia: si trattava soprattutto di occupazione precaria, di basso profilo. Che con la crisi nera innescata dalla pandemia, in effetti, si è dissolta come neve al sole.
I dati Istat certificano un' espulsione del lavoro selettiva: via i giovani, gli autonomi (79 mila nel solo mese di dicembre), i titolari di contratti a termine (nel confronto annuo sono 393 mila, mentre i titolari di contratto a tempo indeterminato crescono di 158 mila unità). Un mercato del lavoro diviso in due, ma il via libera ai licenziamenti in una fase debolissima per l' economia come quella attuale non farebbe che peggiorare le cose per i sindacati: «Se a primavera non verrà prorogato il blocco dei licenziamenti saremo di fronte a una vera e propria bomba sociale», afferma la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti. Piuttosto, bisogna accelerare sul Recovery Plan, chiede la leader della Cisl Annamaria Furlan: «I dati Istat parlano chiaro: più disoccupazione, soprattutto femminile e giovanile, e tanti autonomi che chiudono, tanti piccoli negozi come imprese piccole di tutti i settori. Noi abbiamo bisogno di rilanciare l' economia del Paese. L' occasione del Recovery Plan è straordinaria». (La Repubblica)
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