attualita

Giulietti (FNSI): per una comunicazione delle periferie

Beppe Giulietti Moawia Atrash_ZUMA Wire
Pubblicato il 24-01-2022

San Francesco di Sales patrono dei giornalisti

L’immagine del Papa circondato, a Lesbo, da profughi disperati e impauriti, resterà nella storia della Chiesa, ma anche della comunicazione. Quelle braccia alzate e poi la ricerca del contatto fisico con gli ultimi degli ultimi, rappresentano lo sforzo, doloroso e intenso, di “abbracciare” le piaghe dell’umanità, in senso spirituale e fisico.

Quei segni e le parole pronunciate contro i muri della paura, incarnano i messaggi – più volte ripetuti in occasione della Giornata delle Comunicazioni Sociali – sulla necessità di “illuminare le periferie del mondo”. Da più parti si è cercato di ridimensionare il messaggio di Francesco, oppure di travisarlo, di mistificarlo, di ignorarlo.

Un tentativo non riuscito perché Francesco non ha fatto un solo passo indietro e ha accompagnato i suoi messaggi con i gesti tutti improntati ai valori dell’accoglienza, della solidarietà, della vicinanza a chi rischia di essere trasformato in uno “scarto umano” da gettare nel più vicino cestino dei rifiuti. Il viaggio a Lesbo, e non solo quello, ha squarciato il velo dell’ipocrisia, del silenzio e ha costretto tutti i media ad accendere i riflettori. La forza comunicativa di Francesco consiste nel mettere se stesso, la sua funzione, persino il suo corpo, a disposizione degli altri. Nulla di più lontano dall’egolatria dominante che prevede che gli ultimi servano ai primi per perpetrare il loro dominio.

Cosa altro sono le forme più radicali del populismo e del sovranismo che tendono a rinchiude ciascun essere dentro un confine blindato, incuranti della sofferenza e della povertà, dentro e fuori il confine? I messaggi di Francesco rivolti al mondo dell’informazione andrebbero ascoltati da credenti, non credenti, diversamente credenti, perché parlano a chiunque abbia davvero a cuore la libertà di informazione e il diritto ad essere informati.

Quell’appello a contrastare i muri della paura e ad innalzare i muri della speranza riguarda giornaliste e giornalisti nel mondo. Esiste una differenza sostanziale tra raccontare il disagio sociale, la sofferenza, le preoccupazioni di fronte ai tanti virus che minacciano l’esistenza, e la scelta di alimentare le paure, di inquinare i pozzi della civile convivenza, lo scagliare le pietre del razzismo contro differenze e diversità di ogni natura.

Questa è anche l’essenza di quella Carta di Assisi che, per la prima volta, ha riunito, nella Sala Stampa del Sacro Convento, giornaliste, giornalisti, religiosi di ogni fede, associazioni del volontariato; insieme per contrastare il linguaggio dell’odio, ma anche per restituire voce e rappresentazione a chi è stato condannato all’invisibilità, ai margini della rappresentazione politica e mediatica.

Il 2022 deve essere l’anno del rilancio di questi valori e della costruzione di una nuova e grande alleanza tra chi contrasta paura e si prende cura delle vite degli altri e chi, invece, ha bisogno di diffondere terrore e disperazione per accrescere il proprio consenso. Non possiamo dimenticare che spesso, troppo spesso, le croniste e i cronisti che indagano le periferie sono nel mirino di regimi, mafie, squadrismi, corruzione.

Quest’anno, stando ai rapporti internazionali, è stato raggiunto il numero più alto di giornalisti in carcere. Guidano questa triste classifica Cina, Egitto, Russia, Bielorussia, Turchia. Ma non mancano preoccupazioni crescenti per la situazione in Polonia e Ungheria che pure fanno parte dell’Unione Europea. L’Italia ha il triste record di quasi trenta giornalisti finiti sotto scorta e costretti ad una vita “blindata”, senza dimenticare le centinaia di precari senza diritti e sottopagati e le “querele bavaglio” scagliate contro chi tenta di illuminare le nostre periferie inquinate da criminali senza scrupoli e che, talvolta, godono della protezione da parte di una politica non sempre al servizio della legalità e della promozione umana.

L’assenza di adeguati interventi legislativi non potrà che indebolire ulteriormente i valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione e, non a caso, più volte richiamati dal presidente Mattarella, autentico garante della legalità repubblicana. Per queste ragioni sarà il caso di tornare, quanto prima, ad Assisi per riprendere l’itinerario comune e trasformare quei principi in azione quotidiana. Gli adoratori del dio, con la minuscola, della paura sono ancora in azione, anche se appaiono indeboliti, ora è giunto il momento di far sentire con più forza anche la voce e le azioni di chi vuole percorrere i ponti della fratellanza e della riconciliazione.

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA